Consensi in picchiata per il presidente francese. L’imbarazzante caso Benalla. I tagli al welfare. La posizione ambigua in politica internazionale. Ecco perché l’icona dell’establishment europeo è solo un pallone sgonfio
A volte riescono e a volte no. I bluff sono così. Poteva dunque succedere ciò che sta in effetti succedendo, e cioè che il pallone Emanuel Macron sembri già floscio appena un anno dopo la trionfale elezione che lo proiettò all’Eliseo a soli 39 anni, il più giovane presidente francese di sempre.
Un anno fa Macron era l’uomo che avrebbe riscattato la Francia dai tristi anni di Hollande, salvato l’Europa dai tarli che la corrodono e dato pure una regolata al pianeta, rimettendo al posto loro i vari Le Pen, Trump, Putin, Orban, tutti quelli insomma che agli occhi delle persone dabbene paiono sgradevoli accidenti della storia. Oggi il tonfo di Macron è conclamato: solo il 34% dei francesi gli dà un voto positivo, e nel crollo il Presidente trascina con sé il premier Edouard Philippe, finito al 31%. Conclamato ma pure annunciato, il tonfo, visto che nell’agosto dell’anno scorso, allo scadere dei primi cento giorni di presidenza, Macron raccoglieva l’approvazione di un misero 36% degli elettori, peggio di Sarkozy e Hollande allo stesso punto del percorso presidenziale.
L’ultima perla è stata il “caso Benalla”, la truce storia dell’ufficiale della Gendarmeria che è sempre stato al fianco di Macron in tutti gli eventi ufficiali, compresa la sfilata per le strade di Parigi del pullman della nazionale vincitrice della Coppa del Mondo di calcio. Il primo maggio, il giovane (26 anni), aggressivo (è detto “Rambo” e “Cow boy”) ma già altolocato (è tenente colonnello, ha un appartamento di servizio in un quartiere di lusso e una macchina con autista, sirena e simboli della polizia cui pure non appartiene) Alexandre Benalla viene filmato mentre picchia selvaggiamente due manifestanti durante la sfilata del 1° maggio. All’Eliseo fanno di tutto per coprirlo ma Le Monde trova il video, lo fa girare e lo scandalo esplode.
I francesi si sono stufati di un gagà isterico, soprattutto perché il gagà in questione, tra una scena e l’altra, definisce «spese pazze» i costi del residuo Welfare, facendo presagire ulteriori tagli all’assistenza sociale. Oggi il tonfo di Macron è conclamato: solo il 34% dei francesi gli dà un voto positivo.
Non si sa se per arroganza o confusione, Macron tace a lungo, fischietta indifferente e infine fa lo spiritoso: «Alexandre Benalla non è il mio amante», dice, «e non ha i codici nucleari». Anche lasciando perdere le voci maligne sull’identità sessuale di Macron, che circolavano già prima dell’elezione, voi comprereste un’auto usata da uno così? Tutto preso dal proprio ego? Incapace della minima autocritica? Circondato fin dentro l’Eliseo da una strana cricca di body guard palestrati che sempre più spesso usurpano le funzioni degli uomini dei servizi di sicurezza? No, ovvio.
I francesi si sono stufati di un gagà isterico che un giorno rimprovera uno studente che lo chiama Manu durante un incontro pubblico e tre giorni dopo si fa fotografare tutto tronfio all’Eliseo con una compagnia di ballerini transgender. Soprattutto perché il gagà in questione, tra una scena e l’altra, definisce «spese pazze» i costi del residuo Welfare, facendo presagire ulteriori tagli all’assistenza sociale.
E con questo ci siamo avvicinati alle vere ragioni per cui c’è una logica nella crisi di Macron. L’ex enfant prodige e banchiere presso Rothschild, infatti, incarna a perfezione l’atteggiamento sposato dal centro-sinistra di tutto il mondo, che consiste nel vendere fumo mentre si porta via l’arrosto. Ti allungo l’orario, taglio il salario, riduco le garanzie, alzo l’età della pensione e il ticket medico ti costa di più, come da riforme del lavoro e del settore pubblico presentate nel marzo scorso? Sì, però puoi sposarti con chi vuoi, anche con un gatto siamese, puoi decidere come e quando morire e hai internet gratis, non sei contento?
A quanto pare c’è un sacco di gente che non è contenta e che prima di ogni altra cosa vorrebbe lavorare e vivere decentemente con la propria famiglia. E se i Macron d’Europa non hanno ancora capito che è proprio questo scambio impari (arrosto per fumo) a soffiare vento nelle vele dei partiti e movimenti che loro spregiano chiamandoli “populisti”, può voler dire solo due cose: che non capiscono niente, cosa impossibile; oppure che sono dove sono per rappresentare interessi che non coincidono con quelli della maggioranza dei cittadini. In altre parole, sono dei promotori della lotta di classe.
Tema immigrazione. Macron ha attuato una riforma che propone da un lato di ridurre i tempi per l’esame delle domande d’asilo (non a caso la Francia è ben sotto la quota media europea di richiedenti asilo riconosciuti e accolti) e dall’altro di allungare quelli per la detenzione amministrativa dei non aventi diritto prima dell’espulsione. Altro che Salvini
Citando poi l’Europa, arriviamo alla seconda ragione per cui Macron ha meritato questa crisi. Il giovanotto si riempie la bocca con le magnifiche sorti e progressive dell’Unione. Ma se le parole sono tutte per l’ideale europeista, le azioni sono invece improntate al più puro nazionalismo. Già nell’ottobre del 2017 si presentò al vertice dei campi di Stato e di Governo cercando in ogni modo di rallentare l’approvazione dell’accordo europeo di libero scambio con i Paesi dell’America meridionale, conveniente alla Ue ma non tanto alla Francia.
Poi ha cercato con ostinazione una “relazione speciale” con gli Usa di Donald Trump, alla faccia della compattezza Ue. A seguire: quando l’Arabia Saudita ha sequestrato per due settimane il premier libanese Hariri, Macron è intervenuto per invitare quest’ultimo a Parigi e così far uscire i sauditi dall’imbarazzo. A lui importa poco che i sauditi finanzino il terrorismo wahabita nel mondo, quindi anche in Europa. Lui li conosce bene perché, quand’era ministro delle Finanze e dell’Economia con Hollande, gli vendeva pacchi di armi e vuole continuare a farlo. Tanto, insieme con i sauditi, tra un predicozzo e l’altro sui diritti umani, lui fa la guerra nello Yemen, nota per il tiro alle scuole e ai mercati. Ancora: pasticcia in solitaria con la Libia, fregandosene altamente non solo delle legittime preoccupazioni italiane ma anche delle istituzioni internazionali. Che si vuole di più?
Per non parlare, poi, del tema immigrazione. Centri d’accoglienza in Europa ma non in
Francia, ca va sans dire. L’Italia apra i porti che noi chiudiamo i confini, parbleau! Nessuna iniziativa in ambito europeo per far funzionare il sistema di accoglienza (per esempio, per convincere gli altri Paesi a prendersi la quota parte dei 160 mila migranti accolti da Grecia e soprattutto Italia), e in ambito nazionale una riforma (febbraio 2018) che propone da un lato di ridurre i tempi per l’esame delle domande d’asilo (non a caso la Francia è ben sotto la quota media europea di richiedenti asilo riconosciuti e accolti) e dall’altro di allungare quelli per la detenzione amministrativa dei non aventi diritto prima dell’espulsione. Altro che Salvini.
In poche parole, Macron è una bugia politica vivente. Ha fatto danni, ne farà altri. I francesi se ne sono accorti
Da Linkiesta
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