9 dicembre forconi: Governo, Conte rinuncia e Mattarella convoca Cottarelli - Di Maio chiede lʼimpeachment, Salvini: "Al voto"

lunedì 28 maggio 2018

Governo, Conte rinuncia e Mattarella convoca Cottarelli - Di Maio chiede lʼimpeachment, Salvini: "Al voto"

Decisivo il nodo sul nome di Savona e soprattutto le sue idee di politica economica, che è stato stoppato dal Colle.

FOLLIA AL COLLE - IL CANDIDATO GIUSTO E' UN UOMO DELLA TROIKA: CARLO COTTARELLI!

LA SCIAGURATA DECISIONE POLITICA (GIA' BOCCIATA DAL VOTO DEGLI ITALIANI) DEL QUIRINALE E' APPOGGIATA SOLO DA SILVIO BERLUSCONI E DAL PD.

Il premier incaricato Conte ha rimesso l'incarico al Presidente, che ha convocato per lunedì Cottarelli, l'ex commissario alla spending review del governo Renzi. Decisivo il nodo sul nome dell'economista Savona. "Ho accettato tutti i ministri tranne quello dell'Economia, ho registrato con rammarico indisponibilità ad ogni altra soluzione", ha sottolineato Mattarella. Irritazione di Di Maio, che chiede l'impeachment del Capo dello Stato, mentre Salvini vuole il ritorno alle urne: "Subito la data delle elezioni o andiamo a Roma".



Scontro istituzionale senza precedenti - Dopo 85 giorni di stallo e di tentativi infruttuosi di dare un governo al Paese, l'impasse politica si trasforma dunque in uno scontro istituzionale senza precedenti. Il no del Quirinale all'impuntatura di Lega e M5s sul nome dell'economista sardo Paolo Savona scatena, infatti, l'ira di Salvini e Di Maio. E verso il Capo dello Stato si materializza la possibilità dell'accusa peggiore: quella di impeachment, la messa in stato d'accusa del Presidente per alto tradimento. Accusa mossa dal M5s e su cui anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni concorda. E mentre Salvini, per ora, glissa sull'ipotesi che i 5 Stelle vogliono invece portare in Parlamento, arriva la presa di distanze di Silvio Berlusconi. Parole "irresponsabili", taglia corto il leader di Forza Italia.



Cottarelli, il piano B del Colle - La bufera si scatena sul Presidente della Repubblica che ha tuttavia in serbo un piano B: per lunedì mattina è stato convocato al Colle Carlo Cottarelli, l'economista che non dispiaceva né al M5s né alla Lega per il lavoro da lui a suo tempo svolto sulla spending review. Nessun commento ufficiale di Cottarelli ma chi l'ha sentito racconta che la telefonata del Colle ha colto "di sorpresa" l'ex commissario, che ora si prepara in fretta a raggiungere la Capitale da Milano per presentarsi all'appuntamento con Mattarella. Giusto il tempo, ha scherzato con chi gli ha parlato, di finire di correggere i compiti dei suoi studenti della Bocconi.

Nuove elezioni ad ottobre? Salvini chiede subito la data - Per Cottarelli potrebbe profilarsi un incarico per un governo del Presidente che se dovesse essere bocciato dal Parlamento, porterebbe il Paese a nuove elezioni. Probabilmente ad ottobre. E chi chiede con forza l'immediato ritorno al voto è Salvini. "Vogliamo una data per le elezioni, altrimenti veramente andiamo a Roma. Dopo anni hanno gettato la maschera", afferma il leader leghista in diretta Facebook. "Stavolta ci hanno fermato, ma non lo faranno la prossima volta", aggiunge.

Mattarella: "Non posso subire imposizioni" - Mattarella, durante il suo discorso dopo la rinuncia di Conte, è costretto a ricordare le sue prerogative e spiega di non aver mai ostacolato la formazione di un governo politico e anzi di aver sostenuto il tentativo di formare un esecutivo in base alle regole previste dalla Costituzione. Il suo ruolo, sottolinea ancora una volta, non ha mai subito né può subire imposizioni.

Irritazione di Lega e M5s: "Scelta incomprensibile"  - Ma non sono dello stesso avviso i leader delle due forze alleate per il governo che ha chiamato al Colle per incontrarli prima di ricevere il premier incaricato con riserva. "Questa scelta è incomprensibile", scuote la testa Di Maio mentre Salvini esprime tutta la sua rabbia per il tentativo fallito a causa delle ingerenze europee: "Mai servi, mai schiavi", avverte il leader del Carroccio.

Di Maio svela la lista dei ministri portata al Colle - E Di Maio snocciola in un video su Facebook la composizione del governo "che avrebbe potuto vedere la luce lunedì mattina". Vicepresidente e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio. Vicepresidente e ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Rapporti con il parlamento, Riccardo Fraccaro. Pa, Giulia Bongiorno. Affari Regionali, Enrica Stefani. Sud, Barbara Lezzi. Disabilità, Lorenzo Fontana. Affari Esteri, Luca Giansanti. Giustizia, Alfonso Bonafede. Difesa, Elisabetta Trenta. Economia e finanze, Paolo Savona. Politiche agricole, Gian Marco Centinaio. Infrastrutture e trasporti, Mauro Coltorti. Istruzione, Marco Bussetti. Beni Culturali, Alberto Bonisoli. Salute, Giulia Grillo, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.


Inutile la nota diffusa da Savona: "Voglio un'Europa diversa" - Di Maio e Salvini credevano sarebbe potuta bastare una preventiva dichiarazione di fede europeista da parte di Savona per convincere il Colle. E l'economista sardo ci aveva anche provato. Nel pomeriggio, mentre il candidato premier lavorava a casa, Savona aveva infatti diffuso una sua dichiarazione per chiarire quali fossero le sue posizioni sul "tema dibattuto e quelle del governo che si va costituendo interpretando correttamente la volontà del Paese". In poche parole, "voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa", aveva detto l'ex ministro che stigmatizza la "scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione europea".

No del Colle ad un "sostenitore di una possibile fuoriuscita dall'euro" - Ma al Quirinale la sua professione europeista non è bastata e non ha potuto che dire "no" ad un "sostenitore di una possibile fuoriuscita dall'euro". Nonostante il suo ultimo tentativo di mediazione l'incarico al prof di diritto privato mostra a quel punto di essere arrivato ad un nulla di fatto. Rimette il mandato per "formare il governo di cambiamento" nelle mani del Presidente che ringrazia così come gli esponenti delle due forze politiche per aver indicato il suo nome ed avergli dato fiducia.


Fonte: qui

 

Chi è Carlo Cottarelli, una vita tra Bankitalia Fmi e spending review

A suo modo Carlo Cottarelli un ruolo, e non certo secondario, lo ha avuto nel corso della campagna elettorale. Attraverso il suo Osservatorio sui conti pubblici ha fatto le pulci a tutti i programmi di spesa delle forze politiche, mettendo in correlazione le relative coperture. Ipotesi di spesa che in molti casi non sono risultate coperte da pari incrementi di entrata o da contestuali tagli. Sempre in campagna elettorale è stato evocato come possibile ministro sia dai Cinquestelle che dal centrodestra, più volte evocato per le coperture di programmi roboanti. Lui si è anche detto disponibile a eventuali incarichi di governo, ma nella precondizione che non si può generare crescita e occupazione attraverso l’aumento del debito. Un modo per prendere le distanze – da ultimo nel corso di un incontro organizzato a Milano dalla Adam Smith Society - anche dal contratto di governo M5S-Lega. La convocazione partita dal Quirinale al termine di una giornata in cui la crisi politica ha investito frontalmente la massima istituzione di garanzia del Paese prelude a un incarico per la formazione del governo, con un orizzonte temporale (soprattutto se non otterrà la fiducia dal Parlamento) limitato.
Di certo si può sostenere che, a differenza di Giuseppe Conte indicato da Lega e Cinque Stelle per Palazzo Chigi, Carlo Cottarelli è bene conosciuto a livello internazionale, in Europa e oltre Oceano. Dopo l’esordio nel 1981 nel Servizio Studi della Banca d’Italia, nel 1988 passa al Fmi con l’incarico di direttore degli Affari Fiscali. A Washington trascorre buona parte della sua esperienza professionale, con incarichi crescenti quali quello di capo della delegazione del Fmi in Ungheria, Turchia, Regno Unito e Italia. Quando nel 2013 Enrico Letta lo chiama a Roma affidandogli l’incarico di commissario alla spending review ai giornalisti convocati in Via XX Settembre per la sua apparizione pubblica sorge spontanea la domanda: dottor Cottarelli, ma è proprio convinto della sua scelta, visto che i tagli alla spesa nel nostro paese non si riescono proprio a fare? Risposta: ho vissuto buona parte della mia vita professionale negli Stati Uniti, ora mi sembra giunto il momento di fare qualcosa in prima persona per il mio paese. Scelta tutt’altro che facile, se si considera che la sua famiglia aveva deciso di restare negli Stati Uniti. Si mette all’opera e comincia a setacciare la spesa pubblica in tutti i suoi meandri, con una premessa, più volte ribadita: la razionalizzazione della spesa pubblica in Italia è doverosa e possibile, ma i tecnici possono setacciare, proporre e indicare strade e possibili interventi. 

Ma è poi la politica che decide, è la politica che in alcuni casi deve assumersi l’onere anche dell’impopolarità se si vanno a toccare posizioni di rendita e privilegi consolidati nei decenni. In realtà alcune delle sue proposte saranno oggetto di attenta analisi in sede politica, come quella di agire sul fronte delle agevolazioni fiscali e di intervenire per disboscare l’universo delle società partecipate, ma il cammino per una vera razionalizzazione della spesa resta incerto. La breve esperienza del governo Letta e il cambio della guardia a Palazzo Chigi con Matteo Renzi lasciano intendere fin dalle prime battute che la coabitazione con il nuovo capo del governo sarà tutt’altro che agevole. 

Le proposte a volte tranchant di Cottarelli non entusiasmano Renzi, attento prima di tutto al loro impatto in termini di consenso. Cottarelli chiude la sua esperienza come commissario alla spending review e su designazione dello stesso governo Renzi torna nel 2014 al Fmi in qualità di direttore esecutivo. Nell’ottobre dello scorso anno, scaduto l’incarico, torna in Italia e a Milano fonda l’Osservatorio sui conti pubblici. Ora si appresta a tornare a palazzo Chigi, in una situazione politica senza precedenti. La sua linea è che il debito va ridotto e va mantenuto un congruo avanzo primario, puntando sulla crescita. Il tutto con un approccio certamente problematico rispetto alla linea di politica economica adottata dall’Europa negli anni del rigore, ma comunque fortemente ancorato all’euro e alla salvaguardia del bene primario della stabilità finanziaria.

Fonte: qui

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