SONO PASSATI PIU’ DI 10 GIORNI E ORMAI SEMBRA IMPOSSIBILE TROVARE IN VITA I 44 MEMBRI DELL’EQUIPAGGIO
Acqua di mare nel sistema di ventilazione e un cortocircuito in conseguenza: sarebbe questo, un problema elettrico, ad aver compromesso il funzionamento dell’ARA San Juan, il sottomarino argentino scomparso dal 15 novembre nell’Atlantico meridionale. È il canale A24 Vivo a rivelare la notizia, poi confermata dal portavoce della Marina militare argentina, Enrique Balbi.
L’acqua marina sarebbe entrata nello snorkel del sottomarino, il sistema di ventilazione che emerge in superficie per consentire la ricarica delle batterie in immersione, e avrebbe causato un cortocircuito. Il messaggio, ha svelato la tv argentina, è stato ricevuto da una radiofrequenza alle 8.52 del 15 novembre, firmato dal comandante della flotta sottomarina e diretto al capo di addestramento.
Un’ora e 22 minuti dopo l’ultima comunicazione ufficiale del sottomarino, avvenuta alle 7.30 di quel giorno. Il portavoce della Marina ha poi spiegato che il cortocircuito avrebbe causato un incendio: «Un incendio o del fumo senza fiamme che ha consumato ossigeno.
Forse si può parlare di una implosione». Balbi ha spiegato che il comandante aveva spiegato tramite telefono satellitare che il problema era stato circoscritto: «Dovevano isolare le batterie e continuare a navigare sott’acqua fino a Mar del Plata usando un altro circuito di batterie».
Ma qualcosa è andato storto. Per cercare il sottomarino, partito dal porto di Ushuaia in direzione di Mar del Plata, è salpata la nave norvegese Sophie Siem con a bordo il mini sottomarino statunitense che potrebbe essere in grado di ritrovare quelli che ormai si ritiene siano i resti dell’Ara San Juan: il mini sottomarino americano è teleguidato, può immergersi fino a 600 metri ed è in grado di trasportare 16 persone oltre ai due operatori. Anche se sono ormai perse le speranze di trovare in vita i 44 membri dell’equipaggio.
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