Al centro del dibattito ci sono i temi legati all’immigrazione, in particolare quella di profughi e clandestini, che quest’anno, essendo in diminuzione, si attesterà poco oltre i 100.000 arrivi, ma c’è una emergenza della quale nessuno parla ed è quella dell’emigrazione degli italiani.
L’istituto Idos ci fa sapere che gli italiani emigrati sono 5 milioni e 300.000, esattamente quanti sono gli stranieri regolari.
Ora, molti come Mattia Feltri, giornalista della Stampa di Torino, trova il fenomeno normale, diremo figlio dei tempi: le persone migrano verso paesi in cui pensano di stare meglio.
Se così è, l’Italia non è un paese per italiani, visto che emigrano tutti, laureati e lavoratori manuali, giovani e vecchi, dal sud e dal nord. Dalla ricca e progressista Emilia Romagna dal 2008 al 2016 sono partite 187.000 persone, l’intera città di Modena.
Ora, se pensiamo che il fenomeno sia normale, che sostituire gli italiani, costretti ad andarsene, con immigrati per lo più africani, sia un segno dei tempi, possiamo stare tranquilli: alle nostre porte bussano 14 milioni di potenziali immigrati.
Resta da chiedersi perché gli italiani se ne vanno: i giovani perché il mercato del lavoro è precario e rigido, i centri per l’impiego trovano lavoro solo all’11%, mentre il 40% trova una occupazione grazie alle relazioni familiari, detto in soldoni, una raccomandazione.
Il merito, che è il vero ascensore sociale è un illustre sconosciuto.
Se ne vanno non i più intelligenti, su questo ha ragione il pingue e inutile ministro del Lavoro, Poletti, ma certamente i più intraprendenti, quelli che conoscono le lingue, che svolgono professioni appetibili, certo non esportiamo filosofi o giornalisti, ma ingegneri, tecnici informatici, esperti di economia e finanza, cuochi, camerieri ecc..
Insomma, di tutto, eccetto dipendenti del settore pubblico, che non sanno neppure inviare una mail, quelli restano tutti.
Gli anziani, perché vengono accolti da paesi come Portogallo e Spagna, dove il costo della vita è più basso, le tasse inesistenti e il sistema sanitario discreto, se paghi, ma del resto anche in Italia se non vuoi aspettare un anno, paghi tutto.
Le imprese se ne vanno perché non solo le tasse sono eccessive, ma i servizi fanno schifo, la giustizia è una lumaca, le banche danno i soldi col metodo relazionale, i servizi, o non esistono, o sono inaccessibili, la sicurezza è quella che è.
Di certo in galera ci vai magari fino al giudizio, poi ci resti poco anche per l’omicidio. Ci dicono che gli stranieri sono preziosi per la nostra economia, vero. Producono l’8,8% del Pil, pagano 3,2 miliardi di imposte e ricevono solo lo 0,3% delle pensioni.
Per le pensioni è una partita di giro, prima o poi le prenderanno, se ci saranno i soldi, sono nella stessa condizione degli italiani che lavorano da poco tempo, per il resto bisognerebbe fare il calcolo del Pil che producono e delle tasse che pagano quelli che se ne sono andati.
Sarà meno, sarà di più?
Alcune cose le sappiamo, chi se ne va per lavorare ha una preparazione e un livello culturale molto più alto di chi arriva e lo Stato ha speso miliardi per formarli.
Sugli immigrati bisognerebbe investire per 10 anni ingenti risorse, per raggiungere il livello di ciò che si è perduto.
Per gli anziani si perdono tasse e consumi di una certa entità, parliamo di 700.000 persone.
Il governo Renzi ha messo una tassa onnicomprensiva di 100.000 euro per attrarre una decina di super ricchi, dubitiamo possano consumare come 700.000 pensionati.
Per quanto riguarda le imprese, quelle che vogliono navigare nel mondo globale, delocalizzano o aprono siti produttivi nel mondo, la vecchia economia che vive solo sul costo della mano d’opera, si alimenta con nuovi schiavi.
Insomma, non possiamo pensare di diventare un paese di raccoglitori di pomodori, badanti e laboratori cinesi clandestini.
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