9 dicembre forconi: Fosse solo “Concorsopoli”:la nostra università fa schifo

lunedì 23 ottobre 2017

Fosse solo “Concorsopoli”:la nostra università fa schifo


Alzi la mano chi ha alzato un sopracciglio di fronte a dialoghi in cui il vecchio professore Pasquale Russo dice al giovane aspirante tale Philip Laroma Jezzi che deve «smetterla di fare l’inglese», che «se fai ricorso ti giochi la carriera», che «qui non siamo sul piano del merito», che in questi casi conta «il vile criterio del commercio dei posti».
L’inchiesta farà il suo corso e credere alla presunzione d’innocenza dei professori coinvolti è il minimo. Le prediche alla Pasolini, gli «io so, ma non ho le prove» li lasciamo agli indignati di professione, però, che nemmeno serve. Che il sistema universitario italiano vada avanti a colpi di concorsi pilotati da qualche decennio almeno è uno dei segreti peggio custoditi d’Italia. Chiunque ancorché privo di esperienza diretta abbia un parente o un amico che ha avuto esperienza in merito lo può confermare. Giochiamo a carte scoperte, su.

Il problema è che mentre tutti gli altri sistemi universitari del mondo fanno a gara ad accaparrarsi i talenti migliori,noi chiediamo a chi «come intelligenza e laboriosità vale il doppio» – così il vecchi tributarista Pasquale Russo ha definito Jezzi, secondo le carte della procura – di farsi da parte a un concorso di abilitazione, per far passare i vincitori designati. Che mentre tutti gli altri sistemi promuovono la competizione leale e meritocratica come strumento di avanzamento professionale – o almeno ci provano – noi preferiamo la cooptazione e ne andiamo fieri. 

Che mentre tutti gli altri Paesi capiscono che avere un grande, prestigioso, dinamico sistema universitario è oggi la prima condizione per sperare in un futuro prospero, noi lo usiamo come mercato delle vacche per piazzare l’amico e il medico.

Il problema è che mentre tutti gli altri sistemi universitari del mondo facciano a gara ad accaparrarsi i talenti migliori, noi chiediamo a chi «come intelligenza e laboriosità vale il doppio» di farsi da parte. Che mentre tutti gli altri Paesi capiscono che avere un grande, prestigioso, dinamico sistema universitario è oggi la prima condizione per sperare in un futuro prospero, noi lo usiamo come mercato delle vacche per piazzare l’amico e il mediocre

Sono banalità? Sì, sono banalità. Se volete ne abbiamo altreChe il tasso di passaggio dalle scuole superiori alle università è calato in dieci anni (tra il 2005 e il 2015) di 24 punti percentuali (dal 73% al 49%). Che nello stesso periodo le immatricolazioni sono state 65mila in meno. Che a fronte di un obiettivo di avere il 40% di laureati tra i 30 e i 40 anni entro il 2020, siamo fermi a quota 22,4% (24,2% tra i 25 e i 34, solo la Turchia fa peggio) fanalino di coda dell’Europa a 28. 

Che per l’istruzione superiore spendiamo il 7,4% della spesa pubblica complessiva, quattro punti abbondanti sotto la media OcseChe abbiamo tasse universitarie tra le più alte in Europa sei volte più alte di quelle che paga un giovane francese, e che, sempre tra il 2005 e il 2015 sono lievitate del 45%. Che abbiamo il corpo docente più anziano d’Europa e ricercatori con un età media di quasi 44 anni. Che siamo un Paese da cui i giovani emigrano più che dal Messico o dall’Afghanistan.

Forse ha ragione l’amico Alberto Forchielli, che nell’incontro di ieri sera a Linkiesta ci ha ricordato che anche con tutta la buona volontà del caso ci vorranno generazioni per rifondare il sistema universitario italiano. E che nel frattempo la qualità e il denaro che i nuovi giganti dell’economia mondiale stanno investendo in formazione rischiano di rendere vano tale sforzo. 

Ma se le prossime generazioni vogliono sperare di vivere in un Paese che ha futuro, la battaglia per una scuola meritocratica, efficiente, competitiva, giovane, ricca (sì, ricca sfondata) è l’unica battaglia che conta. Altrimenti, non c’è problema: bandiera bianca e liberi tutti. Ma non dite che non lo sapevate, quando stavate zitti. E non date la colpa ad altri, grazie.
 

Fonte: qui
PUGLIA - TANGENTI E ESCORT IN CAMBIO DI APPALTI PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI, DODICI ARRESTI TRA CUI DUE SINDACI, UN VICESINDACO E FUNZIONARI COMUNALI

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Mazzette in cambio di appalti per la gestione dei rifiuti, con migliaia di euro che finivano anche sui conti di candidati in varie campagne elettorali e persino una escort, ingaggiata per allietare le serate dei componenti della cricca. E’ sfaccettato lo spaccato di illegalità emerso dall’inchiesta dei carabinieri di Brindisi, che hanno eseguito ordinanze di custodia cautelare nelle province di Bari, Brindisi, Foggia e Potenza.

Le manette sono scattate per 12 persone, fra cui il sindaco ed il vicesindaco di Torchiarolo, Nicola Serinelli e Maurizio Nicolardi; il sindaco di Villa Castelli, Vitantonio Caliandro;  il vicesindaco di Poggiorsini (Area metropolitana di Bari), Giovanbattista Selvaggi; il direttore generale dell’Azienda di Servizi Ecologici - Ase di Manfredonia (Foggia), Giuseppe Velluzzi  e vari altri incaricati di pubblico servizio.

L’inchiesta è nata nel 2014 da alcuni accertamenti, avviati dai carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni, su presunte irregolarità nell’assegnazione di appalti per la gestione dei rifiuti ed è stata coordinata dal sostituto procuratore di Brindisi Milto De Nozza. Negli stessi anni la stessa Procura condusse un’inchiesta parallela che, a febbraio 2016, fece finire agli arresti domiciliari l’allora sindaco di Brindisi, Cosimo Consales, accusato di avere preso tangenti per favorire un’altra società che coordinava la raccolta dei rifiuti in provincia.
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L’ipotesi dell’indagine che ha portato agli ulteriori arresti è che gli amministratori pubblici - in associazione tra loro - avrebbero alterato le gare dei rispettivi Comuni, per favorire una ditta di raccolta della spazzatura con sede a Carovigno.
In cambio i pubblici ufficiali corrotti (sindaci e dirigenti) avrebbero ottenuto cospicue mazzette.

Oltre ai reati immediatamente collegati all’ alterazione delle gare pubbliche, la Procura di Brindisi ha contestato agli indagati anche una serie di reati minori, tra i quali finanziamento illecito ai partiti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso e addirittura favoreggiamento della prostituzione. 

Fonte: qui



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