9 dicembre forconi: BRUXELLES BACCHETTA RENZI E GENTILONI: “SIAMO STATI MOLTO GENTILI CON L’ITALIA, CHE NEGLI ULTIMI 3 ANNI HA POTUTO SPENDERE 30 MILIARDI GRAZIE ALLA FLESSIBILITÀ”

sabato 17 novembre 2018

BRUXELLES BACCHETTA RENZI E GENTILONI: “SIAMO STATI MOLTO GENTILI CON L’ITALIA, CHE NEGLI ULTIMI 3 ANNI HA POTUTO SPENDERE 30 MILIARDI GRAZIE ALLA FLESSIBILITÀ”

IL TRATTAMENTO RICEVUTO DAI GOVERNI PD E IL DETTAGLIO CHE NON VA IGNORATO: SE SI APRIRÀ UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE, SI CONTESTERÀ IL DEBITO DEL 2017, QUANDO AL GOVERNO NON C’ERANO SALVINI E DI MAIO… MA IL PD!!!
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”

renzi junckerRENZI JUNCKER
La Commissione europea fa mea culpa sulla flessibilità concessa negli ultimi anni ad alcuni Stati per ragioni politiche. Riconosce di averne «abusato, talvolta in modo inappropriato, per esempio quando si è trattato di stabilizzare una situazione politica». Il collegio dei commissari è giunto a questa conclusione nella seduta del 10 ottobre scorso, nella quale c’è stata una discussione sul Patto di Stabilità e sugli errori commessi nella sua applicazione. I contenuti emergono dal verbale della riunione, nel quale non vengono citati esplicitamente i Paesi oggetto della riflessione. Anche se ce n’è uno in particolare che ha goduto di un’interpretazione elastica delle regole. 

«L’Italia è il Paese che più di tutti ha beneficiato della flessibilità», ripete costantemente Jean-Claude Juncker. «Negli ultimi tre anni - ha ricordato più volte - l’Italia ha potuto spendere 30 miliardi grazie alla flessibilità. Siamo stati molto gentili con l’Italia». Nella riunione del 10 ottobre (nella quale erano assenti Federica Mogherini e Pierre Moscovici), Valdis Dombrovskis ha fatto mettere a verbale che «in futuro il ricorso alla flessibilità dovrà essere meno frequente in caso di ripresa economica». 

È opinione diffusa a Bruxelles e in altre capitali che i governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni abbiano ricevuto un trattamento particolare. Nell’autunno del 2016 la Commissione decise di non calcare troppo la mano con Roma per non danneggiare l’esecutivo alla vigilia del referendum costituzionale. L’anno successivo, la resa dei conti è stata nuovamente rinviata perché alle porte c’erano le Politiche. Ecco a cosa si riferiscono i commissari quando riconoscono di aver abusato della flessibilità per «stabilizzare una situazione politica». Anche se, a conti fatti, il sostegno politico di Bruxelles si è rivelato inutile. Sia per il referendum, sia per le Politiche 2018. E pure per quanto riguarda i conti pubblici: tra il 2015 e il 2018 il deficit strutturale non è affatto migliorato, anzi è cresciuto di anno in anno (da 0,5% del Pil a 1,8%), mentre il debito italiano non si è praticamente mosso (da 131,6% a 131,1% in tre anni). 

Il governo Conte ha presentato una manovra totalmente fuori dai parametri Ue, con una deviazione «senza precedenti» ed è per questo che la Commissione aprirà una procedura sul debito

Ma c’è un particolare che non andrebbe ignorato: Bruxelles contesterà all’Italia di aver violato la regola del debito nel 2017. Quando al ministero del Tesoro c’era Pier Carlo Padoan. 

Il 23 maggio di quest’anno, infatti, la Commissione ha pubblicato il rapporto sul nostro debito. Nel quale scrive: «L’Italia non ha rispettato il parametro per la riduzione del debito né nel 2016 (scostamento del 5,9% del Pil) né nel 2017 (scostamento del 5,1% del Pil)». E allora perché non ha deciso di aprire subito una procedura a maggio? 
Perché ha riconosciuto alcuni «fattori significativi», tra i quali la «sostanziale conformità con il percorso di aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine, una volta considerata la tolleranza concessa per gli eventi inconsueti». Tradotto: l’Italia - anche grazie alla flessibilità per migranti e terremoto - ha rispettato le richieste annuali di correzione e ha così evitato la procedura. Oggi, con l’intenzione annunciata dall’attuale governo di non considerare i vincoli Ue, cadono queste attenuanti. Ragion per cui la Commissione riscriverà il rapporto pubblicato a maggio e constaterà la violazione della regola del debito nel 2017. Spianando la strada alla procedura.  

Il nuovo documento è atteso per mercoledì prossimo, mentre lunedì il caso-Italia sarà discusso all’Eurogruppo. Oggi è invece in agenda un Ecofin dedicato ai negoziati con l’Europarlamento per il bilancio Ue del 2019, ma il ministro Giovanni Tria non ci sarà: l’Italia sarà rappresentata dall’ambasciatore presso l’Ue, Maurizio Massari. Non sarà l’unico, ma al tavolo ci saranno alcuni ministri (l’austriaco per esempio), mentre altri governi manderanno i sottosegretari (come la Germania). «Sarò l’unico politico italiano presente» dice Daniele Viotti, relatore del bilancio ed eurodeputato Pd. Nella delegazione, infatti, non ci saranno nemmeno gli europarlamentari di Lega e M5S. 

Fonte: La Stampa

tajani gentiloni da JunckerTAJANI GENTILONI DA JUNCKER

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