9 dicembre forconi: LIBIA – ECCO COME LA FRANCIA VUOLE SFRUTTARE GLI SCONTRI DI TRIPOLI E ACCAPARRARSI GAS, PETROLIO E IL CONTROLLO SULLE PARTENZE DEI MIGRANTI

mercoledì 5 settembre 2018

LIBIA – ECCO COME LA FRANCIA VUOLE SFRUTTARE GLI SCONTRI DI TRIPOLI E ACCAPARRARSI GAS, PETROLIO E IL CONTROLLO SULLE PARTENZE DEI MIGRANTI


Gian Micalessin per “il Giornale”

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La via italiana alla Libia è già stretta, ma la Francia di Emmanuel Macron potrebbe sfruttare gli scontri di Tripoli per trasformarla in un vicolo cieco. Di certo il «nemico» francese è stato fin qui più abile spiazzando l' Italia e presentandosi come l' ago della bilancia capace di mettere d' accordo il governo di Tripoli del premier Fayez Al Serraj e quello di Tobruk «manovrato» dal generale Khalifa Haftar.

LIBIA SERRAJ SBARCA A TRIPOLILIBIA SERRAJ SBARCA A TRIPOLI
Se gli scontri di Tripoli arrivassero a far cadere Al Serraj, Parigi avrebbe facile gioco nel proporsi come nuovo referente internazionale, guidare il Paese verso le elezioni-farsa proposte dalla Francia per il 10 dicembre e far eleggere alla presidenza un uomo del Generale.

MACRON SERRAJ HAFTARMACRON SERRAJ HAFTAR






Un giochino ardito che rischia, però, di piacere molto a un' Unione europea invelenita con l' Italia. Un giochino che mette a rischio non solo il nostro gas e il nostro petrolio, ma anche il controllo sulle partenze dei migranti garantito dalla Guardia Costiera di Tripoli.
MINNITI HAFTARMINNITI HAFTAR

Certo molti errori arrivano da lontano. Quando, nel 2015, Marco Minniti prende in mano il dossier Libia punta innanzitutto a insediare un governo «amico» in quella Tripolitania dove un esecutivo guidato da milizie jihadiste minaccia il petrolio e il gas dell' Eni e ci ricatta con i migranti.

Da quella scelta derivano molte leggerezze. La prima è lo sbilanciamento verso Serraj, che nella fase di formazione del governo di Accordo Nazionale, a fine 2015, sfocia in aperta ostilità verso Haftar spingendolo nelle braccia di Parigi.

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E quando Minniti si decide a fargli visita nel settembre 2017 è tardi per rimediare. La seconda nefasta eredità è lo sciame di milizie jihadiste, o para-criminali, a cui dobbiamo affidarci per garantire la sopravvivenza dell' inconsistente Serraj. Milizie come la Settima Brigata di Tarhouna vendutasi, secondo molte voci, agli interessi di Haftar.

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Un terzo danno collaterale deriva dalla prolungata concentrazione nelle mani di Minniti di un dossier Libia che andava almeno condiviso con la Farnesina. Da qui, anche, la farraginosità dell' attuale esecutivo nel ricomporre il puzzle. Una farraginosità testimoniata dalle visite a Tripoli di Matteo Salvini, del ministro della Difesa Elisabetta Trenta e del titolare degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Tre visite in un mese (26 giugno-25 luglio) che non hanno chiarito chi gestisca il dossier.

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In questo vuoto di potere e politiche hanno lavorato alla grande il ministro degli Esteri francesi Jean-Yves Le Drian, vero pro-console libico di Macron, e un' intelligence di Parigi attivissima nel recuperare al carro di Haftar le milizie rimaste al palo nella spartizione di quei proventi che Serraj deve «obtorto collo» suddividere per non farsi defenestrare. Ma il governo giallo-verde è stato lentissimo anche nello sfruttare il regalo di un Trump che durante la visita del nostro premier Giuseppe Conte alla Casa Bianca confermò l' Italia nel ruolo di principale referente degli Stati Uniti sul fronte libico.
Jean-Yves Le DrianJEAN-YVES LE DRIAN

Dopo quell' investitura, invece di avviare un' immediata azione politica e bloccare i piani elettorali francesi abbiamo puntato tutto sulla Conferenza internazionale di Sciacca. Un appuntamento cruciale, vista la partecipazione del segretario agli Esteri Usa Mike Pompeo e dell' omologo russo Sergey Lavrov, ma previsto solo per novembre quando Serraj potrebbe esser già caduto.
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A questo vuoto politico s' è aggiunta la sapiente delegittimazione dell' ambasciatore a Tripoli Giuseppe Perrone dichiarato persona «non grata» da Tobruk per aver criticato il piano elettorale di Parigi. Una delegittimazione non priva di riflessi pratici.

GIUSEPPE PERRONEGIUSEPPE PERRONE








Perrone, infatti, risulta «in vacanza» proprio mentre l' Italia e Tripoli avrebbero più bisogno di lui. A questo punto uscire dall' impasse non è facile. Se l' Europa è lontana, ancor più lontano è ormai un Trump troppo assillato dalla sua stessa stabilità per dedicarsi a una Libia marginale negli interessi americani.

Se in qualcuno possiamo sperare gli unici sono, forse, l' Egitto e la Russia. Sono i migliori alleati di Haftar assieme a Macron. Ma sono i primi a voler ridimensionare il peso di una Francia che nel 2011 ha portato al disastro la Libia.

Fonte: qui

Libia, Onu: raggiunto accordo per il cessate il fuoco

Concordato fra gruppi armati implicati nei combattimenti. I media libici parlano di una fuga di migranti da Tripoli

L'Onu ha annunciato su Twitter il raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco tra le milizie libiche che si stanno scontrando a Tripoli. "Tutte le parti firmatarie si impegnano a trovare una soluzione politica, alla cessazione delle ostilità e alla creazione di un meccanismo che controlli il cessate il fuoco", si afferma in un testo di accordo in sette punti rilanciato dall'account Twitter del sito libico Al Ahrar.

Secondo un ultimo bilancio, in nove giorni di combattimenti le vittime sarebbero almeno 61 e i feriti 159, ci sarebbero inoltre 12 persone che risultano "scomparse". "Se tutte le parti daranno prova di un vero e totale rispetto del cessate il fuoco, le Nazioni unite terranno un'altra riunione per esaminare i preparativi di sicurezza della capitale": è quanto scritto nel testo di intesa rilanciato dai siti Al-Ahrar e Alwasat. L'incontro si è svolto a Zauia (Zawiya), ha precisato Alwasat citando un componente del consiglio dei dignitari della città situata una quarantina di chilometri in linea d'aria a ovest di Tripoli.


Media: centinaia migranti in fuga da centro a Tripoli 
Centinaia di migranti africani sarebbero fuggiti da un centro di detenzione nei pressi dell'aeroporto di Tripoli, approfittando del caos di queste ore. Ne dà notizia il sito della Reuters, citando fonti umanitarie secondo cui fino a 1.800 persone potrebbero aver abbandonato la struttura. Un video postato sui social media mostra lunghe file di africani, alcuni con buste di plastica in mano, incamminarsi via dal centro vicino all'ex aeroporto internazionale. Fonti del governo libico hanno però negato.

Appello Italia, Francia, Gb e Usa al dialogo 
Un appello al rispetto del cessate il fuoco in Libia è stato lanciato da Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti a "tutte le parti in causa" in una nota congiunta dei rispettivi governi in cui, oltre a sottolineare il risultato raggiunto, si auspica la riconciliazione e la ripresa di un processo politico di pace a guida libica. "I governi di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti salutano il risultato della mediazione raggiunto dalla missione di supporto dell'Onu mirata a una de-escalation delle violenze a Tripoli e nei dintorni, e ad assicurare la protezione dei civili". 
Fonte: tgcom24

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