ECCO TUTTI I PROBLEMI DELLA MOSSA, DI GRANDE EFFETTO POLITICO, MA COMPLESSA A LIVELLO GIURIDICO
NON È LA PRIMA MAGAGNA DI AUTOSTRADE: SONO CROLLATI CAVALCAVIA E PENSILINE, SONO USCITI DI STRADA BUS, C'È LA SENTENZA SULLA CONTRAFFAZIONE DEL TUTOR.
MA LA ''GRAVE INADEMPIENZA'' BISOGNA DENUNCIARLA.
E LA CONTROPARTE PUÒ OFFRIRSI DI RIMEDIARE: PER QUESTO I FURBETTI DEL MAGLIONCINO HANNO PROMESSO DI RICOSTRUIRE IL PONTE IN 5 MESI (NON POTEVANO FARLO PRIMA?)
Maurizio Caprino per www.ilsole24ore.com
Lo Stato può davvero revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia, come annunciato stamattina dai vicepremier Di Maio e Salvini e dal ministro delle Infrastrutture Toninelli? Pare difficile: ci sono problemi giuridici, politici e finanziari. Tutto induce a pensare che l’Italia non possa permettersi una misura così drastica. In ogni caso, questo dossier è davvero uno dei più probanti per un governo che si definisce «del cambiamento»: si tratta di incidere su assetti consolidati e per farlo occorre ben più degli annunci ferragostani.
In linea di massima, una concessione è revocabile, se ci sono gravi motivi.
E la posizione di Autostrade per l’Italia si è fatta difficile con il crollo di Genova, che peraltro è l’ultimo di una serie di episodi perlomeno controversi: il crollo di un cavalcavia dell’A14 l’8 marzo 2017 e di alcune pensiline di caselli e portali segnaletici intorno al 2010, il sequestro per alcuni mesi nel 2014 di un altro cavalcavia a rischio, denunce pendenti presso varie Procure su altre opere con possibili problemi strutturali, la sentenza del 10 aprile scorso sulla contraffazione del brevetto del controllo della velocità Tutor e il processo di Avellino per la morte di 40 persone su un bus precipitato dal viadotto Acqualonga della A16 il 28 luglio 2013.
In quest’ultimo caso, sono coinvolti direttamente i vertici aziendali e la sentenza di primo grado è attesa per il prossimo dicembre (sarà peraltro da valutare se eventuali condanne faranno perdere i requisiti di onorabilità previsti da alcune normative speciali, in assenza di specifiche previsioni statutarie).
Ma le incognite giuridiche su una possibile revoca sono tante, a partire dal fatto che non è mai stata mossa alcuna contestazione formale per gravi inadempienze, come richiesto in prima battuta dalla convenzione. Poi occorrerà vedere come il ministero delle Infrastrutture riuscirà a dettagliare le accuse che ora muove alla società.
Potrà farlo solo con il materiale in possesso della sua Svca (Struttura di vigilanza sulle concessioni autostradali, ex-Ivca, incorporato nel 2013 dopo che per decenni la vigilanza era stata discutibilmente affidata all’Anas), che non ha mai brillato per efficacia. Per esempio, i controlli sulle condizioni delle infrastrutture venivano svolti spesso da vetture in movimento, senza deviare il traffico per esami più approfonditi. La Svca, poi, non ha abbastanza personale per fronteggiare i suoi compiti istituzionali (problema comune a molti uffici ministeriali).
Difficile stabilire se queste carenze del controllore siano dovute solo alla tradizionale inerzia della pubblica amministrazione o anche a collusioni (della politica e/o della dirigenza) con i controllati: ci sono stati tanti episodi dubbi, ma non ne è mai stata sancita una rilevanza penale. Sta di fatto che gli elementi in mano al ministero al momento per disporre la revoca non sono molti, tanto più che ad oggi Autostrade per l’Italia non ha riportato condanne nemmeno per gli episodi controversi citati prima. E per arrivare a una verità giudizialmente accertata su Genova ci vorranno anni.
Inoltre, è prevedibile che un eventuale provvedimento di revoca della concessione verrà impugnato da Aspi, aprendo un contenzioso che non potrà non essere lungo e combattuto data l’importanza della posta in palio.
In ogni caso, al momento è difficile dire di più: le inadempienze del gestore vanno valutate alla luce delle convenzioni che regolano le concessioni loro affidate, che sono segrete. O, meglio, sono state rese pubbliche l’anno scorso dopo decenni di polemiche, ma con importanti omissis.
Il fronte finanziario
Al di là dei tanti sospetti di collusione tra controllore e controllato (evocati esplicitamente anche oggi da Di Maio) dei rapporti tra politica e impresa che nascono dalle dinamiche del potere, nel caso delle autostrade c’è anche un problema concreto di finanza pubblica: lo Stato non ha soldi da mettere per nuove costruzioni e ampliamenti. Tutto viene finanziato con capitali trovati dai gestori, che vengono remunerati come previsto dalle concessioni: con aumenti tariffari e proroghe delle concessioni (tanto che spesso i gestori programmano investimenti che paiono dettati più dalla volontà di ottenere proroghe per continuare a incassare i pedaggi).
Questo è, assieme alle eventuali collusioni, il motivo per cui lo Stato ha poco potere contrattuale nei confronti dei concessionari. E significa due cose:
- lo scarso potere contrattuale fa sì che le clausole previste dalle convenzioni diano pochi margini di manovra allo Stato per eventuali revoche delle concessioni;
- una revoca ingenererebbe tra gli investitori l’idea che finanziare il settore autostradale italiano non sarà più remunerativo come un tempo, provocando almeno nel lungo termine disimpegni e difficoltà nel reperire nuovi capitali.
Fonte: qui
“SE C’È LA PROVA DELLA COLPA DI AUTOSTRADE, IL GOVERNO NON DEVE PAGARE ALCUN RISARCIMENTO”
A TRANQUILLIZZARE CONTE ARRIVA IL SUO MAESTRO, GUIDO ALPA, PROFESSOR DI DIRITTO CIVILE A “LA SAPIENZA”
IL PUNTO CHIAVE È LA PROVA DELLA COLPA DELLA SOCIETÀ CONCESSIONARIA: SENZA, LA REVOCA NON È PENSABILE
AUMENTO DEI PEDAGGI E INVESTIMENTI IN CALO,
ECCO IL DOSSIER DEL MINISTERO CHE ACCUSA AUTOSTRADE
REVOCA CONCESSIONE AUTOSTRADE, IL 'MAESTRO' DI CONTE, GUIDO ALPA: ECCO QUANDO NON SI PAGA LA PENALE
Giulia Prosperetti per https://www.quotidiano.net
Una questione intricata che, al di là di facili proclami dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, andrà ora analizzata attentamente dal punto di vista giuridico. Si parla di una penale da venti miliardi di euro nel caso in cui il Governo decidesse di revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia ma per comprendere la faccenda in tutta la sua complessità occorre fare un passo indietro. A regolare il rapporto tra il ministero dei Trasporti e il concessionario Autostrade per l’Italia è la Convenzione unica del 12 ottobre 2007 con scadenza al 31 dicembre 2038.
Come previsto dagli articoli 8 e 9 della Convenzione, il Concedente (in questo caso il Mit) può revocare la concessione alla società Autostrade in caso di "accertamento di gravi inadempimenti del concessionario". Una volta effettuato l’accertamento, ed acquisite le prove di tali inadempimenti, la procedura prevede che Autostrade per l’Italia, entro un termine stabilito, fornisca le "proprie giustificazioni".
Solo in seguito, dopo aver respinto le giustificazioni presentate, il Concedente può avviare il procedimento. La decadenza della concessione (articolo 9) viene dichiarata nel caso in cui "perduri la grave inadempienza da parte del Concessionario agli obblighi" previsti (che in questo caso, presumibilmente, dovrà essere dimostrata attraverso una difficile analisi retroattiva). Tra questi (articolo 3, comma 1, lettera b) vi è il "mantenimento della funzionalità delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse".
Sempre l’articolo 9 stabilisce che "il trasferimento della concessione è subordinato al pagamento del Concedente al Concessionario decaduto di un importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, prevedibile dalla data del provvedimento di decadenza sino alla scadenza della concessione, al netto dei relativi costi, oneri, investimenti ed imposte prevedibili nel medesimo periodo" e aggiunge che "l’importo viene decurtato a titolo di penale di una somma pari al 10 per cento dello stesso salvo maggior danno subito dal Concedente". Tre parole che, nel caso in cui il Governo sia in grado di presentare le prove di «gravi inadempimenti», potrebbero significare un azzeramento dell’importo previsto.
Nel caso in cui, invece, il Governo procedesse alla revoca della concessione senza essere riuscito a dimostrare eventuali colpe da parte di Autostrade per l’Italia incorrerebbe nel risarcimento previsto dall’articolo 9 bis. Tale articolo prevede, infatti, "un indennizzo/risarcimento a carico del Concedente in ogni caso di recesso, revoca, risoluzione, anche per inadempimento del Concedente, e/o comunque cessazione anticipata del rapporto di Convenzione pur indotto da atti e/o fatti estranei alla volontà del Concedente anche di natura straordinaria e imprevedibile".
"Se c’è la prova della colpa non si deve pagare niente. Anzi la stazione appaltante può chiedere il risarcimento del danno". Guido Alpa, professore ordinario di diritto civile alla Sapienza di Roma nonché docente del premier Giuseppe Conte, analizza la questione all’interno di un quadro giuridico più ampio. Il punto chiave della questione è la prova della colpa della società concessionaria. Senza di quella la revoca della concessione non è pensabile. Ma se si riesce a dimostrare l’inadempimento non esistono penali.
"Analizzando la situazione giuridica in astratto – spiega Alpa – c’è una disposizione del codice degli appalti (l’articolo 176 che recepisce l’articolo 44 della direttiva europea sugli appalti del 2014 n.23) che prevede la risoluzione del contratto di concessione quando c’è o la colpa della stazione appaltante o la colpa del concessionario.
Una volta accertata la colpa, l’articolo 1453 del codice civile stabilisce che in caso di inadempimento del concessionario, il creditore – che in questo caso sarebbe la stazione appaltante – può chiedere la risoluzione del contratto e il risarcimento del danno. Un risarcimento che può avvenire anche in forma specifica chiedendo che venga ripristinato il patrimonio che è stato leso con la ricostruzione del ponte a carico di Autostrade".
Per accertare la colpa ed eventualmente procedere alla revoca della concessione non bisognerà aspettare la sentenza dei magistrati. "I due procedimenti sono autonomi – afferma Alpa –. Può non esserci reato ma esserci inadempimento. Bisogna analizzare come si sono comportati nell’adempimento della concessione. E qui c’è un elemento in più che nessuno ha ancora messo in evidenza ed è il fatto che questo tratto di autostrada non è più fruibile perché è crollato il ponte. Vuol dire che, nel caso fosse accertata la colpa del debitore, a suo carico ci sarebbe anche l’impossibilità di svolgere la prestazione. Ma è ancora tutto da accertare".
AUMENTO DEI PEDAGGI E INVESTIMENTI IN CALO IL DOSSIER DEL MINISTERO CHE ACCUSA LA SOCIETÀ
Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”
Aumenti dei pedaggi superiori a quelli dell' inflazione.
Investimenti inferiori a quelli programmati.
Crescita delle irregolarità riscontrate nelle ispezioni.
Poche sanzioni.
L' ultima relazione del ministero delle Infrastrutture sulla società Autostrade, ben prima del crollo del viadotto Morandi, evidenzia un rapporto sbilanciato ai danni dello Stato concedente e a favore del privato concessionario.
La relazione riassume l' attività di vigilanza del ministero sulle aziende che gestiscono le autostrade. I poteri di vigilanza sono stati trasferiti dall' Anas nel 2012, non senza traumi.
Nella prima fase la direzione generale del ministero incaricata dei controlli si è mossa con affanno e scarsi mezzi. L' allora direttore generale Mauro Coletta denunciava in Parlamento: ispettori prigionieri della burocrazia, rimborsati con cinque mesi di ritardo e privi di tutela legale.
Le ispezioni su Autostrade per l' Italia, che gestisce quasi 3 mila chilometri, sono solo 211 in tutto il 2014. Crescono fino a 453 nel 2016. Ma ancor di più aumentano le irregolarità: più che triplicate da 825 a 3568 in due anni. Alcune vengono sanate dall' azienda, altre restano: 100 nel 2014, 317 nel 2016 (anche in questo caso più che triplicate). Quanto alle nuove opere, le visite ispettive sono a dir poco sporadiche: 2 nel 2016. Scarse anche le sanzioni applicate dal ministero, per le quali la convenzione prevede una specifica procedura: una da 40 mila euro in tutto l' anno.
Dalla relazione (un documento di 650 pagine che si occupa di tutti i gestori autostradali) emerge che la vigilanza sulle società concessionarie non sia la priorità del ministero. Nonostante ciò, alcuni dati sull' attività di Autostrade per l' Italia sono significativi, soprattutto se letti assieme. Il primo riguarda la tariffa. Tra il 2008 e il 2016 aumenta del 25%, a fronte di una crescita dell' inflazione dell' 11,5%.
Dunque più del doppio. Il resto dell' aumento dei pedaggi è motivato con il fatto che essi devono incorporare e remunerare gli investimenti(che ha fatto solo parzialmente) che Autostrade effettua per migliorare la rete.
Questo nei piani. La tabella di monitoraggio degli investimenti racconta una realtà diversa. Nello stesso periodo gli investimenti effettuati sono 8,3 miliardi a fronte di 9,8 miliardi previsti. La differenza in negativo è di 1,5 miliardi, pari al 15%. In particolare su 9 anni monitorati ben 7 rilevano un saldo negativo sul fronte degli investimenti. Il trend di attuazione del piano investimento segna un peggioramento accentuato negli ultimi tre anni.
Tra il 2009 e il 2012 gli investimenti annui superano il miliardo di euro. Poi precipitano. Nel 2016 sono i più bassi: 612 milioni, 400 milioni meno del previsto. Un capitolo specifico del piano investimenti è rubricato «Autostrade A10 Genova - Savona, A7 Genova - Serravalle e A12 Genova - Sestri Levante: Gronda di Ponente e interconnessione A7/A10/A12». Lo stato di attuazione è tra i più bassi: nell' ultimo decennio spesi 76 milioni anziché i 280 preventivati. Il 73% in meno. Ma intanto i pedaggi correvano.
Nel quadro generale vanno meglio le manutenzioni ordinarie: tra il 2008 e il 2016 l' impegno di spesa è stato rispettato, anzi aumentato del 2%. Ma nel 2016 mancano 3,5 milioni.
Inoltre il trend di spesa è decrescente: -8% nell' ultimo anno monitorato. Calano in particolare le spese in sicurezza (-20%); al contrario crescono quelle per rinnovare i caselli per la riscossione dei pedaggi (+16%).
Nello stesso decennio in cui diminuisce gli investimenti, Autostrade aumenta i ricavi in pedaggi da 2,9 a 3,8 miliardi. E il titolo di Atlantia, la holding di controllo, vola in Borsa. Cinque anni fa era scambiato a 14 euro. La mattina del disastro di Genova a 25.
Come mai gli investimenti calano ma i pedaggi crescono?
Quali iniziative ha intrapreso il ministero nei confronti di Autostrade, per sollecitarla ad adempiere agli obblighi contrattuali? Le risposte sono negli atti del ministero: verbali delle ispezioni, carteggi con la concessionaria, piani economico-finanziari allegati alle convenzioni. Nel febbraio scorso, con una parziale operazione di trasparenza, l' allora ministro Graziano Delrio aveva pubblicato le convenzioni (l' osso), ma non i piani economico-finanziari (la polpa). Il Movimento 5 Stelle allora aveva protestato, ma finora non ha colmato la lacuna.
Fonte: qui
“NON SERVONO CODICILLI, LA GIUSTA CAUSA PER TOGLIERE LA CONCESSIONE SONO I MORTI”
IL GOVERNO AVVIA L’ITER PER ANDARE ALLO SCONTRO CON LA SOCIETA’ AUTOSTRADE
LA FAMIGLIA BENETTON PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO FACENDO TRAPELARE LA DISPONIBILITA’ A RICOSTUIRE IL PONTE A SUE SPESE E AD OFFRIRE UN SOSTEGNO ECONOMICO ALLE FAMIGLIE DELLE VITTIME E AGLI SFOLLATI CHE ABITAVANO SOTTO IL PONTE MORANDI
«NON CI SERVONO CODICILLI, LA GIUSTA CAUSA SONO I MORTI»
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Prima l'annuncio via Facebook del ministro Danilo Toninelli: «Abbiamo avviato l'iter per la decadenza della concessione alla società Autostrade». Poi un comunicato stampa scritto in solitaria dal premier Giuseppe Conte, che conferma la strada intrapresa (per l'intera rete e non solo per l' A10) e considera la ricostruzione del ponte «un provvisorio risarcimento del danno», ma non «una contropartita».
Infine, una lettera di Luigi Di Maio ai suoi parlamentari, che rivendica la linea dura. Tre passi nella stessa direzione, senza che ci sia stato alcun Consiglio dei ministri. E forse non è un caso, anche se tutti i protagonisti giurano di essere d' accordo sulla necessità della revoca. Matteo Salvini smentisce di aver preso in considerazione altre strade: «Non c'è nessuna divisione nel governo. Non stiamo contrattando, non siamo al mercato. Se facesse quello che ha detto di fare, Autostrade farebbe il minimo del dovuto».
La strada è presa e lo conferma Toninelli: «Il mio ministero ha inviato ad Autostrade la lettera con cui prende avvio la procedura per la decadenza della concessione». Eventuali ostacoli, come le penali, saranno oggetto di valutazione successiva. Il premier ribadisce che la procedura è avviata, che Autostrade ha facoltà di rispondere con controdeduzioni entro 15 giorni, «fermo restando che il disastro è un fatto oggettivo e che l' onere di prevenirlo era in capo al concessionario».
Sentenza già scritta, alla quale si aggiungono alcuni obiettivi annunciati: l' istituzione di una banca dati sulla manutenzione delle infrastrutture; il potenziamento dell' attività ispettiva del ministero; la convocazione a settembre dei concessionari delle infrastrutture per verificare risorse e tempi delle attività di manutenzione.
L'obiettivo del governo, spiega Conte, è di «rivedere integralmente il sistema delle concessioni». Di Maio va oltre. Attacca chi, come Enrico Letta, «è passato per il cda della società che gestisce le autostrade spagnole». L'ex premier fa sapere che «il giochino del fango con me non attacca» e spiega: «Sono entrato nel consiglio di Abertis alla fine del 2016, quando questa era una società spagnola e prima che venisse ventilata l'ipotesi di Opa da parte italiana. Da Abertis sono uscito, dimettendomi volontariamente, e dandone notizia nel maggio scorso, quando è cambiata la proprietà con l'ingresso di Atlantia. Proprio per evitare conflitti d'interessi».
Di Maio spiega poi il recesso: «Non servono codicilli o azzeccagarbugli, la giusta causa sono i 39 morti». E annuncia che saranno desecretati i contratti dei concessionari autostradali. Quanto al rifiuto di alcuni familiari dei funerali di Stato, spiega: «Non posso biasimarli. Lo Stato invece di proteggere i loro figli ha preferito favorire i poteri forti». L'opposizione, con Matteo Renzi, replica: «Di Maio dice che il suo governo è il primo a non aver preso soldi da Benetton o Società Autostrade: è falso». L' ex premier difende dalle accuse Graziano Delrio, «vigliacchi», e chiede che Toninelli «venga in Aula».
I BENETTON PROVANO A USCIRE DALL'ANGOLO UN PIANO DI AIUTI A GENOVA E ALLE VITTIME
Emanuele Rossi per “la Stampa”
Uscire dal bunker comunicativo. Dal muro contro muro con il governo. E mostrare quel «segnale di dignità» evocato espressamente da Matteo Salvini. Con aiuti concreti alla popolazione genovese e alle vittime del disastro. Autostrade per l'Italia prova a tirarsi fuori dal gorgo di accuse e ribassi in Borsa (per la holding Atlantia) in cui la società è finita da martedì. Mentre il ministro Toninelli annuncia di aver avviato le procedure di revoca della concessione, dalla Lega arrivano inviti sempre più espliciti a mostrare «un segnale» anche per poter mettere da parte il tema e concentrarsi sull'emergenza.
L' annuncio potrebbe arrivare già oggi, con una conferenza stampa di cui ieri si è discusso a Milano e a Genova. L'idea è stata partorita nel capoluogo lombardo, in una riunione ristretta, con l'amministratore delegato Giovanni Castellucci, i vertici della holding Edizioni, che controlla tutte le aziende del gruppo della famiglia Benetton, Marco Patuano e Fabio Cerchiai, e l' avvocato Francesco Gianni, uno dei massimi legali d'affari d'Italia.
Ma la notizia è rimbalzata anche a Genova, perché la conferenza stampa dovrebbe tenersi proprio nella città ferita. Sino a tarda sera, però, non è stato diramato alcun invito anche perché si è valutato con molta attenzione di non sovrapporre, a livello mediatico, gli eventuali annunci del gruppo con i funerali di Stato delle vittime.
Quali saranno i «segnali di dignità» evocati da Salvini e che la società Autostrade potrebbe dare? Un sostegno economico alle famiglie delle vittime e agli sfollati che abita(va)no sotto il Ponte Morandi sono tra le ipotesi circolanti. Ma al momento si tratta solo di voci.
La lista della Regione Intanto, però, la Regione Liguria e il Comune di Genova stanno lavorando per preparare tutte le schede con le spese previste per l'assistenza sociale, le attività di Protezione civile, il rinforzo del trasporto pubblico e la viabilità alternativa per rispondere al crollo del viadotto Morandi.
«Il conto complessivo? Sarà tra i cinquanta e i sessanta milioni di euro», è quanto filtra dagli uffici regionali. L'obiettivo è che il governo ne conceda più della metà e che Autostrade apra i cordoni della borsa. Non è ancora chiaro se il Consiglio dei ministri straordinario che doveva tenersi oggi dopo i funerali sarà rimandato, ma il conto (provvisorio) di danni e interventi dovuti per la Protezione civile è pronto e sarà presentato.
Toti commissario?
Tra le iniziative previste dal governo c'è anche l'istituzione di una figura di commissario straordinario per sovrintendere alla ricostruzione e alle operazioni di ripristino dell' economia. L'ipotesi più accreditata è che il ruolo sia affidato al presidente della Regione Giovanni Toti, anche perché ci sono precedenti recenti: Claudio Burlando, il predecessore di Toti, era stato nominato commissario dei lavori sulla copertura del torrente Bisagno dopo l' alluvione di Genova. Della struttura commissariale faranno parte, probabilmente, anche tecnici della Protezione civile e del Consiglio superiore dei lavori pubblici.
A chiedere espressamente che Toti ricopra quel ruolo per arrivare al nuovo viadotto sul Polcevera sono stati i parlamentari liguri di Forza Italia. Ma la decisione spetta al governo. Intanto, il presidente sembra già calato nel ruolo, mentre parla della sostituzione del Morandi: «Il governo oggi questo deve fare, una legge speciale per Genova che ci consenta di operare in modo celere e veloce. Si vuole ragionare di tutte le concessioni? Giusto, ha la legittimità per farlo. Ma in questo momento le emergenze e le necessità di Genova sono altre», ha detto durante uno dei sopralluoghi tra gli sfollati di via Fillak. «Roma ci aiuti a trovare la strada più breve e il soggetto più veloce per ricostruire il ponte di cui abbiamo estremo bisogno. Si può fare in un anno? Sì, se ci danno leggi speciali e andiamo ad assegnare i lavori senza gare. Oppure lo faccia a sue spese la concessionaria».
Il governatore non crede a una revoca immediata della concessione ad Autostrade: «Anche se si partisse subito, ci vorrebbero mesi e bisogna dimostrare la colpa grave». Pertanto, per avere un nuovo ponte prima che Genova sia stritolata dal traffico, con loro si dovrà parlare.
RICOSTRUZIONE E AIUTI: IL PIANO DI AUTOSTRADE
Andrea Bassi per “il Messaggero”
La lettera, già annunciata dal ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, è partita ieri. Una richiesta di chiarimenti ad Autostrade sul crollo del ponte di Genova alla quale la società dovrà rispondere entro 15 giorni. Il primo passo della procedura di revoca voluta dal governo e che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha in qualche modo rilanciato.
«Il disastro», ha detto, «è un fatto oggettivo e inoppugnabile e l' onere di prevenirlo era in capo al concessionario». Poi però ha aggiunto un particolare. «Si è diffusa la notizia che Autostrade per l' Italia sarebbe disponibile a ricostruire il ponte a sue spese. Se questa proposta arriverà», ha detto Conte, «il governo la valuterà, ma non come contropartita della rinuncia a far valere la voce di tutte le vittime di questa immane tragedia». La ricostruzione del ponte, insomma, sarebbe solo un acconto. Parole importanti, che comunque danno la sensazione che, dietro le quinte, un canale di dialogo tra governo e Autostrade si sarebbe attivato.
Il prossimo passo, adesso, spetta alla società. Il gruppo che fa capo alla famiglia Benetton non solo sarebbe disposto a ricostruire in tempi brevissimi (entro cinque mesi dallo sgombero delle macerie) il ponte, ma sarebbe pronto a intervenire anche sulla sistemazione delle famiglie, sulla ricostruzione delle case, sugli indennizzi e, più in generale, vorrebbe farsi carico di tutto il problema viario del capoluogo ligure.
Insomma, adottare, da un punto di vista stradale, Genova. Ieri i vertici delle tre società coinvolte, Autostrade per l' Italia, la capogruppo Atlantia e la controllante Edizione Holding della famiglia Benetton, si sono riunite in un vertice straordinario a Milano. Nel corso dell' incontro sarebbe maturata la volontà di presentare un «piano per Genova».
LA TEMPISTICA
I tempi per la formalizzazione delle intenzioni dovrebbero essere brevi. Già lunedì il piano potrebbe essere consegnato alle autorità locali per essere discusso. Poi ci dovrà essere un passaggio formale nei consigli di amministrazione di Autostrade per l' Italia e di Atlantia che si terranno martedì e mercoledì della prossima settimana, e che potrebbero essere chiamati a decidere sugli stanziamenti necessari ad implementare i progetti.
Nei giorni scorsi Matteo Salvini aveva chiesto ad Autostrade di stanziare subito 500 milioni di euro. Basterà? Secondo il mercato i costi dell' operazione potrebbero essere superiori, anche fino al miliardo di euro. Di nuovo, basterà a raffreddare l' incendio con il governo? Il vice ministro delle infrastrutture Edoardo Rixi, in un' intervista, ha fatto chiaramente capire che tutto dipenderà dall' atteggiamento della società. Che in queste ore sta mutando rispetto alle prime affrettate mosse.
I MERCATI
Intanto Atlantia dopo le forti vendite in Borsa seguite al disastro di martedì scorso si è ripresa a Piazza Affari. Ma la Consob ha avviato accertamenti sull' andamento del titolo, nonostante le schiarite che hanno riportato le quotazioni a 19,35 euro in crescita del 5,7% e chiudendo a 19,35. Il bilancio del post incidente sui listini azionari resta fortemente deficitario: -22,2% in tre giorni con una capitalizzazione di Borsa passata da 20,5 miliardi a 16 miliardi.
Lo scenario di una eventuale revoca della concessione ad Aspi ha portato le agenzie di rating ad allertare gli investitori: Standard&Poor' s ha emesso un «creditwatch negativo» mantenendo per ora invariato il rating, Moody' s ha avvertito sulla possibilità di una revisione del rating «in caso di qualsiasi intervento governativo formale volto alla revoca della concessione o a intraprendere azioni che potrebbero essere dannose per l' azienda». Gli analisti sull' azionario continuano a ritenere poco probabile lo stop alla concessione, pur non escludendo una sanzione significativa e una negoziazione sui maggiori investimenti necessari alla rete autostradale in gestione.
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