Sul viadotto della Magliana si può passare tranquilli. L'impalcato in acciaio del ponte che attraversa il Tevere, "non presenta problemi di integrità, spalle e pile non sono instabili. Inoltre non sono stati rilevati ammaloramenti particolari nel calcestruzzo". L'esito complessivo delle analisi ha concluso per la sua "transitabilità". A scriverlo è il professor Franco Braga, ordinario di Costruzioni dell'Università La Sapienza di Roma, in una relazione sull'infrastruttura commissionata dal Campidoglio. Il documento, che è stato consegnato al Dipartimento Simu del Campidoglio a febbraio 2018 e analizza tutte le parti strutturali più importanti dell'infrastruttura, smentisce i timori sollevati da un altro esperto, il professor Remo Calzona, per decenni docente di Tecnica delle costruzioni a La Sapienza, secondo cui la struttura sarebbe estremamente pericoloso.
Breve storia di una vita complicata
Il viadotto della Magliana, progettato negli anni '30 da Romolo Raffaelli ma già investito via dalla piena del Tevere nel 1937 quando ancora i lavori erano in corso, fu teatro di episodi bellici tra il 1943 e il 1944 e infine venne ricostruito dal 1948 sulla base di un progetto di Ignazio Guidi, Cesare Valle e Carlo Cestelli Guidi.
A marzo ed aprile scorsi il Campidoglio, titolare della manutenzione della struttura - che non e' stata progettata dall'ingegner Riccardo Morandi come il vicino ponte di competenza dell'Anas - ha già effettuato un intervento di manutenzione sulla pista ciclabile e sulle passerelle pedonali. Lo studio prescrive inoltre la necessita di alcuni lavori di manutenzione, che sono stati previsti nell'ultimo bilancio dalla giunta M5S di Virginia Raggi per oltre 2 milioni, di cui è in corso la progettazione esecutiva che sarà consegnata nel mese di ottobre. Successivamente verrà bandita la gara per i lavori.
Quello che Calzona ha detto al Corriere della Sera non preannuncia nulla di buono: “Questa struttura presenta da tempo gravi difetti. Intanto, non è mai stata collaudata. Non sono state fatte prove di carico e di tensione. È un ponte fuorilegge da quando è stato aperto, nel 1950”.
Cosa della quale il Comune di Roma si accorse solo a metà degli anni ’70 quando istituì addirittura una commissione d’inchiesta che al termine della sua indagine dichiarò il ponte inagibile, una struttura che non andava utilizzata. Ma la cosa morì lì, il ponte risultava estremamente importante per la viabilità della capitale, così nessuno lo toccò mai. Continua il professor Calzona. “Il ponte della Magliana ha oggi elevate possibilità di un crollo. Il rischio di collasso è nell’ordine delle cose. Ha superato di quasi vent’anni il termine della vita di questo tipo di strutture, e sono anni che i danni subiti sono sotto gli occhi di tutti”.
Effettivamente il logorio del ponte è stato denunciato più volte ma senza che ne seguisse alcuna operazione. E a farlo lo scorso dicembre, nel corso di un convegno alla Sapienza, fu proprio lo stesso Calzona: “La gravità dello stato di conservazione e la decadenza delle caratteristiche meccaniche e fisiche dei materiali, per effetto di fatica, impongono che venga valutata con grande attenzione la messa fuori servizio dell’opera, questione da prendere in conto poiché il ponte della Magliana, con i suoi 70 anni di vita, è di 50 anni fuori dalla vita di servizio prevista dalle norme tecniche attuali“.
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E ancora prima di lui, più di 40 anni fa, furono gli stessi tecnici del Comune ad effettuare una diagnosi inequivocabile: “Dilatazione dei giunti, «inaccettabile» deterioramento degli apparecchi di scorrimento e appoggio, corrosione delle superfici metalliche a causa della loro mancata protezione, con drastica e irreversibile riduzione della resistenza dell’opera”. Eppure ad aprile, come riporta sempre il Corriere della Sera, i vigili operarono un’ispezione che si concluse con un nulla di fatto, non rilevando imminenti pericoli di cedimento; ispezione che comunque spinse il deputato Pd Claudio Mancini ad allarmare con un’interrogazione parlamentare l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. E allora che farne ora di questo ponte?
La soluzione per il professor Calzona è una e una soltanto: “Il Campidoglio dovrebbe immediatamente chiudere il ponte ricordandosi che non è mai stato collaudato e che presenta da tempo forti segni di rischio crollo. Si tratta semplicemente di applicare la legge”.
Il ponte di Morandi (che invece sta bene)
A seguito della tragedia di Genova, mentre ancora si cercano superstiti e si fa il conto dei danni, scatta l’allarme infrastrutture in tutta Italia; particolare attenzione ovviamente per i lavori svolti da Riccardo Morandi, morto nel 1989 all’età di 80 anni, che mise la firma anche su un importante struttura della capitale: un ponte sospeso a tracciato curvilineo che costeggia il Tevere all'altezza del quartiere Magliana Vecchia, percorso ogni giorno da tutti coloro che provengono o viaggiano in direzione Fiumicino.
Un ponte, quello sospeso più antico di Roma che, anche se di dimensioni inferiori a quello ligure, è molto simile per ideazione e uso di materiali. Una tecnica brevettata dallo stesso Morandi dai costi esorbitanti e dalla continua necessità di manodopera. Un’opera che - a parte un episodio di crollo di calcinacci quattro mesi dopo il terremoto che colpì l'Italia centrale - non ha dato preoccupazioni.
Ma quanti ponti ci sono a Roma?
Sono 400 i ponti che il Comune di Roma deve tenere d'occhio e per tutti l'amministrazione esegue un regolare monitoraggio dice in una nota il Campidoglio.
Per la manutenzione di ponti, strade e gallerie nel Bilancio 2018-2020 sono previsti oltre 90 milioni di euro. Inoltre sono stati stanziati circa 10 milioni di euro per servizi di sorveglianza.
Sempre per il 2018 sono stati stanziati circa 5 milioni di euro dedicati a progettazione e manutenzione straordinaria dei ponti di Roma Capitale, con interventi programmati su tutto il territorio.
Fonte: qui
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