9 dicembre forconi: Borghi rilancia su garanzia Bce ma dice anche: ‘meglio che l’euro salti in aria’

venerdì 17 agosto 2018

Borghi rilancia su garanzia Bce ma dice anche: ‘meglio che l’euro salti in aria’

E’ in questo contesto che arriva anche un nuovo articolo di Bloomberg, scritto da Marcus Ashworth: “How Freaked Out Are Italian Investors? Very”. ovvero: “Quanto sono spaventati gli investori italiani?

Claudio Borghi torna a parlare di spread e di euro, e lo fa attraverso un’intervista a Il Foglio in cui spiega il motivo per cui ha postato quel tweet recente, con cui ha paventato il collasso dell’euro, in assenza di una garanzia da parte della Bce. Nel fornire la spiegazione, lancia tuttavia un’altra dichiarazione bomba che in realtà, per chi lo conosce bene, non è proprio “bomba”.
Parte tutto da lì, dal tweet di qualche giorno fa, con cui il presidente della Commissione Bilancio della Camera ha ricordato a tutti i timori che il governo M5S-Lega è capace di innescare in ogni momento sui mercati. Prima di spiegare il motivo di quel post, il presidente della Commissione di Bilancio della Camera fa una importante precisazione al Foglio: “Ché poi io, a essere sinceri, queste cose le dico contro il mio interesse. Perché in effetti la mia speranza, come sapete, è un’altra”.
Ma allora perchè affannarsi tanto, e cercare di capire cosa si dovrebbe fare per mettere in sicurezza il sistema finanziario italiano, in primis lo spread BTP-Bund?
Cioè? “La mia speranza è che l’euro salti per aria, e si volti finalmente pagina”.

Borghi risponde:
“Nel contratto di governo non è contemplata l’uscita dall’euro, soluzione che io continuo a ritenere preferibile. Ma dato che non posso fare funzionare le cose come voglio io, cerco almeno di indicare una via che ci permetta di restare nella moneta unica in una maniera decente”.
Di qui, la frase sulla necessità di questa garanzia sullo spread firmata da Mario Draghi & Co.
Borghi insiste:
“Sì, perché è evidente che questi tassi di spread non sono giustificabili in alcun modo: scommettere sulla divergenza è demenziale. Se l’Eurozona avesse un senso, i differenziali sarebbero nulli”.
L’economista poi aggiusta il tiro: “E va bene: allora si ponga un limite a 150 punti base, che è già intollerabile, a mio avviso. Se nell’Eurozona vogliono mantenere e sostenere l’attuale struttura dei debiti sovrani, devono fare come dico io”.
In quel famoso tweet, il deputato leghista aveva rimarcato come fosse fondamentale che la Bce agisse per tutelare i titoli di stato dell’Eurozona, sfoderando una garanzia, al fine di impedire che il differenziale tra due stati dell’Eurozona schizzasse sopra quota 150.
“In assenza di un aiuto della Bce sotto forma di garanzia, l’intero sistema “non sta in piedi”, aveva detto.
Ma il deputato leghista, economista del partito del vicepremier Matteo Salvini, non ha proprio paura che le sue parole – quelle di qualche ora fa, che confermano il suo no all’euro – possano scatenare nuove turbolenze sui mercati?
Ma non scherziamo. Sono i giornali che attribuiscono gli spostamenti del mercato ai miei tweet. E non è la prima volta. Faccio un esempio: a giudizio di molti quotidiani, e del Foglio in primis, le mie dichiarazioni facevano crollare il Monte dei Paschi in Borsa” (riferimento a una frase con cui Borghi aveva auspicato la nazionalizzazione dell’istituto senese). Ma “quando Tria, giorni fa, ha detto la cosa opposta, proponendo di mettere sul mercato Mps, il titolo non si è certo risollevato”.
A proposito del ministro dell’economia Giovanni Tria, Borghi non si spreca sicuramente in complimenti:
“Siamo tutti abbastanza inesperti, come governanti. Giovanni si è assunto il ruolo del tranquillizzatore. Ma il suo errore è quello di pensare che con qualche dichiarazione rassicurante il sistema si stabilizza. Capisco che ciò è conforme col suo incarico di ministro dell’Economia, ma dev’essere chiaro a tutti che il comitato distensivo magari fa scendere lo spread per qualche giorno, ma non è che serve a risolvere nulla di strutturale”.
Dunque, qual è la soluzione e quando ci sarà una vera e propria svolta?
La svolta arriverà alle elezioni europee di primavera, come dice anche Luigi Di Maio. Lì, finalmente, potrebbero cambiare dei paradigmi a livello continentale. E proprio in vista di quell’appuntamento, trovo utile continuare a indicare i veri temi cruciali del dibattito”.

Grafici alert mentre Borghi insiste su garanzia Bce sullo spread

E’ in questo contesto che arriva anche un nuovo articolo di Bloomberg, scritto da Marcus Ashworth: “How Freaked Out Are Italian Investors? Very”. ovvero: “Quanto sono spaventati gli investori italiani? Molto”.
Ashworth consiglia di prestare attenzione al trend dei titoli di stato italiani a due anni per capire l’intensità della paura:
“Nell’ultimo mese, i tassi dei bond italiani a due anni sono quasi triplicati all’1,4%“.
L’intensità delle oscillazioni dei tassi decennali, sebbene notevole, non è invece ancora a questi livelli, visto che la crescita, in questo caso, è stata di 60 punti base circa, al 3,20%.
Detto questo, la febbre dello spread si è impennata in modo sostenuto nelle ultime ore, se si considera che il differenziale tra BTP e Bund a 10 anni è balzato fino a 290 punti base nella sessione odierna, a fronte di tassi volati al 3,1%, prima di fare dietrofront.
Ashworth ritiene in ogni caso che è soprattutto alla parte iniziale, quella a breve, della curva dei rendimenti che si deve guardare,  visto che è qui che avviene il fulcro dell’attività di finanziamento del debito pubblico italiano.
E’ qui, insomma, che “un rialzo dei costi di rifinanziamento è avvertito in modo ancora più pregnante”, in particolare per un paese che, come l’Italia,  ha una zavorra di debiti pari a 2,3 trilioni di euro.
“In più, la parte a breve della curva riflette maggiormente le circostanze presenti, mentre quella più a lungo termine è piuttosto una scommessa su dove sarà l’inflazione tra qualche anno”.
Di conseguenza, un sell off sui bond a due anni più significativo di quello sui bond a 10 anni mette in evidenza come i mercati siano particolarmente preoccupati per la stabilità finanziaria a breve termine dell’Italia; a ciò si aggiungono i timori su cosa accadrà alla carta italiana quando la Bce porrà fine al suo piano di Quantitative easing.
E grande è la preoccupazione per il tipo di manovra per il 2019 che il governo M5S-Lega presenterà all’Ue: di certo non aiutano a placare le paure degli investitori le dichiarazioni di Matteo Salvini che, nel commentare la tragedia del crollo del ponte Morandi (che sta mettendo KO Atlantia), ha sfidato nuovamente l’Unione europea.

Fonte: qui

Italia vero spauracchio per mercati, turbolenze sui Btp minaccia globale ben più grande della Turchia

Btp ancora sotto pressione con  rendimento del decennale arrivato oggi al 3,2%, massimi da fine maggio, per poi ritracciare in area 3,1%. Lo spread si è spinto in area 290 punti base, ossia sui picchi toccati lo scorso 29 maggio all’apice della crisi politica che poi si risolse con la nascita del governo M5S-Lega con Tria al posto di  Paolo Savona come ministro dell’Economia. Nell’ultima settimana l’allargamento dello spread è stato di circa 50 pb.

Il mercato nelle ultime settimane teme sempre di più che l’impronta euroscettica del governo giallo-verde emerga ulteriormente nel corso del prossimo mese in sede di approvazione della legge di bilancio 2019. Come più volte paventato da Matteo Salvini, vice premier e leader della Lega, il vincolo del 3% del deficit non è ritenuto intoccabile e un atteggiamento troppo aggressivo su questo fronte da parte del governo potrebbe irritare non poco l’Europa.

L’Italia potrà resistere senza sostegno QE?

Intanto tra poco più di un mese la Bce dimezzerà gli acquisti di bond per poi terminarli, a meno di ripensamenti, a fine anno. Dal 1 gennaio 2019 non ci sarà più un prestatore di ultima istanza dietro gli stati dell’eurozona e l’Italia “è una minaccia che si sta avvicinando per le banche europee e la finanza globale, ben più grande dell’attuale crisi turca”, rimarca Abrose Evans Pritchard, giornalista economico britannico esperto di questioni europee, in un editoriale pubblicato su The Telegraph, in cui fa diretto riferimento alle parole pronunciate da Claudio Borghi, economista euroscettico leghista che è presidente dalla Commissione Bilancio alla Camera, circa la necessità di una garanzia Bce che mantenga lo spread sotto 150 pb altrimenti con la fine del QE il mercato obbligazionario rischia di andare fuori controllo.

Se governo forza mano su soglia 3% deficit…

Molto dipenderà dagli sviluppi che si avranno a settembre in sede di proposta della nuova legge di bilancio. Il mercato teme eventuali bracci di ferro con l’UE sul rispetto dei vincoli di bilancio, in particolare la soglia del 3% di deficit. Lorenzo Codogno,economista di LC Macro Advisors ed ex dirigente del Tesoro, rimarca come la retorica della Lega “è diventata allarmante e l’Italia risulta molto vulnerabile in questo momento se c’è un rallentamento dell’economia globale. Se il governo spinge il deficit di bilancio al di sopra del 3% del PIL, ci sarà immediatamente una crisi“.
Il sell-off sul debito italiano sta riguardando soprattutto i titolo a breve-media scadenza rispetto alle obbligazioni a 10 anni, evidenziando come gli investitori ritengano ancora che i guai devono ancora arrivare. Il Btp a due anni è salito ieri oltre l’1,3%, sui massimi a oltre due mesi. Il grafico sottostante proposto da Bloomberg evidenzia l’elevato rendimento aggiuntivo chiesto dagli investitori all’Italia rispetto a Spagna e Portogallo. 

Fonte: qui




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