9 dicembre forconi: Addio a Carlo Bernardini, il fisico che fece del metodo scientifico uno stile di vita

mercoledì 8 agosto 2018

Addio a Carlo Bernardini, il fisico che fece del metodo scientifico uno stile di vita

Nato a Lecce nel 1930, aveva fatto parte del ''gruppo del sincrotrone'' dell'Infn di Frascati lavorando alla realizzazione dell'anello di accumulazione (AdA) e all'acceleratore di particelle Adone


SI E' spento un grande intellettuale della scienza italiana. 

Carlo Bernardini è morto e ci mancherà moltissimo. Era nato a Lecce nel 1930 ed era stato un fisico molto importante: aveva lavorato negli anni Sessanta del secolo scorso alla costruzione del primo sincrotrone italiano nel laboratori dell'Infn di Frascati accanto a Bruno Touscheck, di cui parlava con grande rimpianto come del suo maestro.

Professore di metodi matematici della fisica alla Sapienza, università di Roma, era stato amico e allievo di Edoardo AmaldiGiorgio Salvini .... Era uno degli ultimi eredi morali di via Panisperna.

Ma non era solo questo: scrittore, critico della società, detestava il modo in cui questo paese indulge nel disinteresse e nel dileggio della scienza; pensando che solo il metodo scientifico può salvarci dalla barbarie. Ha scritto molti libri (uno anche con me, bontà sua) e diretto a lungo la gloriosa rivista Sapere. E' stato senatore della Repubblica nella VII legislatura e si è occupato a lungo di didattica delle scienze.

Entrai nella sua casa romana in un giorno d'autunno del 1982. Venivo direttamente dalla stazione Termini ed avevo una terrificante valigetta gialla e rosa che lui guardò subito con disprezzo. Bello, alto, elegante, coltissimo, era impossibile non amarlo e non farsi immediatamente trascinare dal suo fascino intellettuale. Doveva prendere in mano la gloriosa rivista di divulgazione scientifica Sapere, nata nel 1935 e testimone di tutta la storia della scienza italiana del '900. L'editore, Raimondo Coga, lo aveva arruolato per ridarle smalto e soprattutto, per sottrarla alle pastoie dell'antiscienza democratica che aveva confuso le acque negli anni precedenti. E lui, un fisico scrittore, aveva bisogno di una ragazzotta che gli facesse la rivista. Sono stata con lui a Sapere per oltre dieci anni, e ho imparato tutto quello che so.
 
Niente paura, non farò un "lui e me". E non la farò lunga. Né elencherò le battaglie politiche e culturali della sua vita (dal disarmo alla scuola e oltre). Ma serve dire che cosa Bernardini, nei suoi molti libri, nei suoi molti editoriali e nelle sue molte conferenze, ha lasciato in eredità a chi vorrà. Non ci sono verità assolute, non si deve parlare di quello che non si conosce (e neanche di quello che non si può conoscere). Ogni cosa detta va dimostrata alla luce del sole e convalidata da gente che ci capisce e ne sa. Non ci sono tabù, niente è bandito se non la stupidità e l'ignoranza. Troppo semplificato? Forse, ma se c'è una cosa che Carlo faceva meglio di chiunque altro: era dire semplicemente delle cose estremamente complesse. Ma era anche l'uomo che diceva (e io non me lo scorderò mai): il rigore è la nota dolente della società contemporanea.
 
Contro questa deriva invocava la forza della ricerca e non ha mai smesso di stigmatizzare il disprezzo dei nostri governanti verso la scienza, e la ricerca scientifica. Non solo sottofinanziata, ma profondamente sottostimata nella sua importanza per lo sviluppo sociale. I sui libri sono da leggere e rileggere. Chi voglia capire cosa è successo all'intelligenza di questo paese negli ultimi 30 anni, li rilegga e vi troverà le ragioni profonde della nostra crisi.

Non lo vedevo da un po'. Troppo da fare, e forse un po' piccata perché in un suo libro mi aveva definita un "ogm", organismo giornalisticamente modificato. Questo era Carlo: divertente e dissacrante. Rigoroso. Posso solo immaginare con quanto dolore abbia accolto questi nuovi cretini che straparlano di cose che non sanno. Ma questi sono i tempi moderni, che non gli sarebbero certo piaciuti.
Per quel che ci riguarda possiamo solo cercare di tenere diritta la barra del rigore. E cominciare a rileggere i suoi libri.

Tutti abbracciamo Silvia Tamburini, la moglie, professoressa di fisica, e i figli.

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