9 dicembre forconi: La Fed boccia Deutsche Bank e rimanda Goldman Sachs e Morgan Stanley

venerdì 29 giugno 2018

La Fed boccia Deutsche Bank e rimanda Goldman Sachs e Morgan Stanley

Il colosso di Francoforte, che ha perso il 43% della capitalizzazione da gennaio, non ha passato gli stress test negli Usa per carenze ampie e critiche. Goldman Sachs e Morgan Stanley invece risentono in maniera pesante della nuova normativa fiscale di Trump. Non potranno aumentare la cedola

La controllata americana di Deutsche Bank , che gestisce asset per 133 miliardi di dollari, non ha passato la seconda parte degli stress test annuali della Federal Reserve per "carenze ampie e critiche". La Federal Reserve ha scritto che "le preoccupazioni includono debolezze concrete nelle capacità di controllo sui dati a sostegno del processo di pianificazione del capitale, nonché debolezze nella metodologia usata per prevedere entrate e perdite in caso di stress".
Il fallimento agli stress test negli Stati Uniti probabilmente non influirà sulla capacità del colosso tedesco di pagare i dividendi agli azionisti in Germania, ma richiederà a Deutsche Bank  di effettuare investimenti sostanziali in tecnologia, gestione del rischio e personale e di modifiche la sua governance. Però la banca non potrà staccare dividendo alla controllante tedesca senza l'approvazione della Fed e potrebbe ridurre ulteriormente alcune delle sue operazioni negli Stati Uniti, scrive oggi l'agenzia americana Reuters. Nelle scorse ore Deutsche Bank  ha spiegato di aver effettuato investimenti significativi per migliorare le sue capacità di pianificazione del capitale, nonché i controlli e le infrastrutture nella sua controllata americana e ha aggiunto che collaborerà con le autorità di regolamentazione per "continuare a sviluppare questi sforzi".
Se Deutsche Bank  è stata bocciata agli esami, due colossi americani sono passati con riserva. Si tratta di Goldman Sachs e Morgan Stanley, che ora hanno il divieto di aumentare i dividendi, mentre State Street Corp deve migliorare la gestione e l'analisi del rischio di controparte, ha detto la Fed. La Banca centrale americana ha poi aggiunto di aver approvato in via condizionale i piani di Goldman Sachs e Morgan Stanley perché i ratio sul capitale sono stati influenzati negativamente dalle modifiche apportate alla normativa fiscale lo scorso anno dall'amministrazione di Donald Trump.
Dopo l'annuncio dei risultati, Morgan Stanley ha dichiarato che distribuirà 6,8 miliardi di dollari in dividendi, in linea con il pagamento dello scorso anno. E Goldman Sachs ha aggiunto che restituirà fino a 6,3 miliardi, di cui 5 miliardi attraverso il riacquisto di azioni e 1,3 miliardi in dividendi. Queste banche manterranno i loro livelli di distribuzione del capitale in linea con quelli pagati negli ultimi anni per sostenere il loro cuscinetto di capitale, ha detto la Fed.
La Fed ha approvato i requisiti di 34 istituti di credito, consentendo loro di utilizzare il capitale aggiuntivo per riacquisti di azioni, dividendi e altri scopi. Fra i promossi a titolo pieno vi sono JPMorgan Chase & Co, Citigroup, Bank of America Corp e Wells Fargo & Co, nonché importanti istituti di credito locali come Capital One Financial Corp, PNC Financial Services Group Inc e US Bancorp.
A parte Deutsche Bank , altre cinque banche europee sono state analizzate dalla Fed e hanno passato il test. Si tratta di Credit Suisse, UBS, BNP Paribas , Barclays, e Royal Bank of Canada.

Il colosso di Francoforte ha perso il 43% della capitalizzazione quest'anno dopo una serie di notizie negative. A pesare, il continuo cambio dei manager, il piano di ristrutturazione definito di difficile realizzazione da parte delle agenzie di rating. E a questo si aggiunga un'inchiesta ormai alle battute finali, rivelata da Bloomberg, da parte della Banca centrale europea sul modo in cui Deutsche Bank  contabilizza i derivati di livello 3. Se la Bce stabilisse alla fine che la metologia non è accurata, i ratio patrimoniali verrebbero impattati.
Previsti dal 2010 dalla Dodd-Frank, la riforma finanziaria voluta da Barack Obama dopo la crisi del 2008, gli stress test permettono di determinare se le istituzioni finanziarie hanno capitali sufficienti per assorbire perdite e per continuare a operare anche in condizioni economiche e finanziarie difficili, come ad esempio una forte crisi. Quest'anno sono stati "depotenziati", visto che per la prima volta escludono dai test le banche con meno di 100 miliardi di dollari in asset, motivo per cui non hanno analizzato CIT Group, Comerica e Zions Bancorp. Fonte: qui

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