Il prezzo del petrolio minaccia quota $80 suscitando le perplessità dell’Aie. Per gli esperti il greggio è ora troppo caro.
Il prezzo del petrolio si è minacciosamente riavvicinato alla soglia degli $80, il tutto in concomitanza con la pubblicazione dell’ultimo interessante report dell’Aie.
Gli esperti hanno fatto notare come da giugno dello scorso anno ad oggi la quotazione del greggio abbia guadagnato più di 75 punti percentualie sia ora giunta su livelli giudicati eccessivamente elevati per continuare a sostenere la domanda.
Per dirla in altre parole, secondo l’Aie il prezzo del petrolio è ormai troppo caro e l’aumento della quotazione (sia quella del Brent che quella del Wti) avrà un impatto non indifferente sui consumi che finiranno, inevitabilmente, per contrarsi.
(Il prezzo del petrolio Wti da giugno 2017 ad oggi)
Cosa sostiene il petrolio oggi
Diversi elementi stanno continuando supportare il buon andamento del greggio. Tra questi come non annoverare le tensioni internazionali che, qualche giorno fa, hanno imposto a Donald Trump di stracciare lo storico accordo nucleare con l’Iran mettendo così in pericolo le esportazioni dalla Repubblica islamica.
Non meno evidente sull’andamento del prezzo del petrolio è stato poi l’apporto del Venezuela, ancora nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti che ha imposto un taglio della produzione ai minimi storici (si ricordi che il Paese di Nicolas Maduro siede sulle più grandi riserve petrolifere al mondo e ha sempre fatto del greggio la sua più grande fonte di sostentamento, almeno fino allo scoppio della crisi).
“Monitoreremo da vicino gli sviluppi e se necessario siamo pronti ad agire per assicurare che i mercati rimangano ben riforniti”, ha commentato l’Aie con riferimento all’ipotesi di ricorrere alle scorte di emergenza in caso di estrema carenza dell’offerta.
Occhio all’eccessiva riduzione dell’offerta
Quel che emerge dal report dell’Aie è la preoccupazione degli esperti nei confronti del futuro andamento dell’offerta. Negli ultimi anni il mercato ha assistito inerme ad un eccesso di greggio che ha spinto sempre più in basso il prezzo del petrolio. Da qui gli innumerevoli sforzi dei Paesi produttori che, soprattutto con lo storico accordo OPEC di Vienna, hanno tentato di riequilibrare la situazione.
I tagli alla produzione hanno avuto l’effetto sperato e il surplus di petrolio sul mercato si è ridotto finché, però, la situazione non ha iniziato quasi a capovolgersi. L’Aie crede che i maggiori rischi riguardino oggi proprio l’offerta che, a causa di situazioni calde come quelle in Iran e Venezuela, potrebbe continuare a scemare.
Adesso il petrolio è troppo caro?
Uno squilibrio del mercato a favore della domanda avrebbe un effetto ancor più evidente sul prezzo del petrolio che potrebbe continuare ad aumentare (qualcuno ha addirittura previsto il prossimo raggiungimento di quota $100, anche se la soglia più probabile al momento appare quota $80).
“Sarebbe straordinario se un balzo tanto grande non influenzasse la crescita della domanda, soprattutto dopo che, negli ultimi anni, diversi Paesi emergenti hanno ridimensionato o eliminato del tutto i sussidi rivolti ai consumatori finali”.
Eppure, secondo l’Aie, un prezzo del petrolio troppo elevato andrà inevitabilmente ad intaccare i consumi e, di conseguenza, la domanda.
Questo, ricordano gli esperti, potrebbe non bastare a frenare la corsa del greggio che continuerà ad essere sostenuto dal persistente calo della domanda.
Questo, ricordano gli esperti, potrebbe non bastare a frenare la corsa del greggio che continuerà ad essere sostenuto dal persistente calo della domanda.
Al momento della scrittura la quotazione del Brent e quella del Wti stanno risentendo particolarmente degli ultimi dati sulle scorte di greggio USA, scese ancora una volta di 1,4 milioni di barili su quota 432,34 milioni di barili, nella settimana terminata l’11 maggio,
Il prezzo del petrolio texano sta scambiando in rialzo dello 0,39% su quota $71,77, mentre quello del Mare del Nord sta avanzando di un più modesto 0,20% su quota $79.45.
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