Nel primo trimestre dell’anno, le entrate tributarie erariali ammontano a 97.058 milioni di euro, segnando un incremento del 2,8%.
Lo ha comunicato il ministero delle Economie e Finanze, precisando che al risultato hanno contribuito sia le imposte dirette (+2,9%) sia quelle indirette (+2,6%). In particolare, il gettito delle imposte dirette risulta pari a 54.472 milioni di euro, riflettendo essenzialmente l’andamento delle ritenute Irpef sui lavoratori dipendenti e sui pensionati.
Il gettito delle imposte indirette, che ammonta a 42.586 milioni di euro, è legato all’andamento del gettito dell’Iva (+1,5%). Le entrate dei giochi, nei primi tre mesi del 2018, ammontano a 3.719 milioni di euro con una variazione positiva di 267 milioni di euro (+7,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Fonte: qui
Crisi economica e macigno debito, l’Italia spiegata da Mazziero
Maurizio Mazziero e Andrew Lawford hanno raccolto più di 10 anni di studi e report sui temi dell’economia italiana e del debito pubblico nel loro ultimo libro “La crisi Economica e il macigno del debito” pubblicato dalla Hoepli quest’anno (Febbraio).
Il libro però fa molto di più. Colpisce infatti la scelta degli autori di riprendere e approfondire il tema della crisi finanziaria a ormai quasi 10 anni dalla crisi del debito sovrano che nel 2011 morse l’Italia, e l’intera Europa. Situazione da cui solo oggi il Bel Paese dà segnali di ripresa, ma che, come ricorda Maurizio Mazziero, “sono solo frammentari, non concordi nei loro tratti essenziali e che rimangono comunque fragili”. Ecco perché, prosegue l’autore, analista finanziario, docente SIAT e fondatore della Mazziero Research “ci siamo interrogati io e il mio collega a 10 anni dalla crisi, sullo stato dell’economia italiana per vedere se la crisi era stata superata e qual è lo stato della ripresa in Italia, Paese dove il debito pubblico zavorra la crescita”.
Basta infatti guardare ai tassi di crescita attesi per il nostro PIL reale nel prossimo triennio e confrontarli con quelli dei principali Paesi europei per comprendere a pieno il senso delle parole dell’autore. Rimanendo in Europa, senza scomodare gli USA che nel 2018, secondo quanto riporta Bloomberg, dovrebbero sfoggiare una crescita del PIL reale poco al di sotto del 3%, mentre del 2,5% e 2,1% rispettivamente nel 2019 e 2020, la Germania negli stessi anni segnerà una crescita del 2,4%, 1,9% e 1,5%. La Francia del 2,1%, 1,8% e 1,6%. L’Inghilterra piuttosto stabile all’1,5% nel triennio e l’Italia all’ultimo posto con l’1,5% atteso per quest’anno, 1,3% nel 2019 e 1% nel 2020. La Spagna addirittura dovrebbe crescere del 2,7% quest’anno, del 2,3% il prossimo anno e del 2,1% nel 2020. Come si spiega tutto ciò? Come ci siamo arrivati e che dovrebbe fare la politica italiana per portarci fuori da questa situazione?
Ebbene a questa ed altre domande “La crisi Economica e il macigno del debito” cerca di dare risposta, individuando il fil rouge della situazione stagnante dell’economia italiana nel debito pubblico. Un problema che va affrontato e risolto, poiché, ricorda Mazziero “non ci sono scorciatoie per uscire da questa situazione e quando creiamo debito in più lo lasciamo ai nostri figli aumentando le tasse che questi dovranno pagare”.
Noi di Finanza Online abbiamo avuto il piacere di intervistare Maurizio Mazziero a distanza di pochi mesi dalla pubblicazione del libro per riprenderne alcuni dei temi fondamentali trattati.
Come e quando nasce questo macigno del debito pubblico in Italia?
“L’Italia ha avuto fasi alterne del debito. La fase più acuta si è avuta a partire dal 1970 quando venne meno la forte ripresa economica del 60 e passammo da un debito in euro di circa 14 miliardi, ai 2.286 miliardi di oggi. Una galoppata di quasi 50 anni che ha portato il debito a salire in modo esponenziale”. La crescita dunque è stata abbastanza lineare, ma l’accelerazione si ebbe dal 1980. Le ragioni sono principalmente tre:
- La diminuzione della crescita negli anni 80, essendo vicini alla crisi petrolifera;
- Il divorzio tra tesoro e Banca d’Italia. Si allentarono gli obblighi della Banca d’Italia nei confronti del tesoro, quindi venne meno l’obbligo da parte di BI di acquistare titoli del debito pubblico e quindi lo Stato cominciò a finanziarsi solo attraverso il mercato(tassi reali estremamente alti, vedi grafico sottostante);
- Gli sprechi e i costi della politica; la spesa pubblica nel nostro Paese è sempre stata piuttosto allegra.
Insomma, come scrive lo stesso Mazziero “quella del debito per l’Italia si potrebbe definire una tradizione”. E ancora, “gli anni con un debito superiore all’80 percento del Prodotto interno lordo sono stati sicuramente maggiori di quelli con debito più contenuto”.
Il libro dedica ampio spazio anche al rapporto tra Italia e Europa ed Euro. Che ruolo ha avuto l’Euro? Un’opportunità per ridurre il debito sfumata o è tutta colpa dell’Euro?
“L’euro è una valuta incompleta di un’Europa disunita. Ma i problemi del debito non sono colpa dell’euro ma del fatto che la politica non ha impostato le riforme necessarie per una presenza all’interno della comunità europea”. L’Italia, prosegue l’autore, “ha continuato a pensare si potesse vivere al di sopra delle proprie possibilità, quando non era più possibile attuare svalutazioni competitive. Che erano la norma durante la lira”.
Il debito pubblico è sempre stato tra i principali ostacoli alla crescita dell’Italia nelle congiunture positive di mercato e tra i maggiori pesi nelle fasi recessive. Come si esce da questo Impasse?
“Si esce attuando delle riforme sia nel campo del lavoro che pensionistico, diminuendo la burocrazia, facendo funzionare la giustizia, diminuendo il costo del lavoro e abbassando le tasse attraverso una riduzione della spesa pubblica(soprattutto tagliando gli interessi reali sul debito pubblico stesso!). In questi anni si è molto parlato di austerità ma la spesa pubblica è sempre aumentata. La vera austerità l’hanno fatta i cittadini”.
La soluzione dunque passa necessariamente attraverso la riforma e l’ammodernamento del nostro Paese. Non ci deve essere spazio, precisa Mazziero per una politica sempre protesa alla ricerca del consenso elettorale, per caste e lobby che tengono in scacco il Paese.
Nel libro si parla di come l’investitore possa difendersi nella gestione di un portafoglio. Ci può accennare qualcosa?
“La difesa del PTF passa dalla diversificazione del rischio Paese. La si ottiene attraverso la detenzione di parte del patrimonio all’estero, è una strategia legale purché venga dichiarata annualmente”.
Lei e il suo collega ormai seguite da decenni i principali dati economici italiani e fornite gratuitamente un report sul sito Mazziero Research. Come nasce questo interesse?
L’interesse, ci racconta Mazziero, “nasce perché vedendo avvicinarsi la crisi nel 2007, io e il mio collega ci siamo interrogati sulla reale solidità economica dell’Italia e abbiamo iniziato a raccogliere dati economici e, dal 2011, abbiamo cominciato a pubblicare l’osservatorio con le nostre ricerche. Oggi questo osservatorio è una rivista scientifica. Con un comitato di accademici e viene inviata a uffici studi, banche centrali, politici, media e online. Lo si trova e può essere scaricato gratuitamente dal sito Mazziero Research”.
Chi investe in Italia sul lungo termine dovrebbe monitorare l’andamento del debito? Quali ripercussioni per il mercato azionario e obbligazionario?
“Si, chi investe deve monitorare il debito perché questo ci dice la salute dell’economia italiana e le ripercussioni sono chiare sulle obbligazioni, ma non solo. Un elevato debito porta a rendimenti crescenti sui titoli di stato, facendo lievitare il costo del debito sulle società, dunque il costo del finanziamento sui mercati.
Il debito elevato, prosegue Mazziero “incide anche sul mercato azionario perché costando di più indebitarsi, le aziende pagano maggiori oneri. Cresce così il peso della gestione finanziaria sui conti generando lo schiacciamento degli utili societari”.
Fonte: qui
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