LE RIVELAZIONI CHOC DI UN TESTE AL PROCESSO: “MI DISSE CHE CON LUI I CARABINIERI SI ERANO DIVERTITI”
“LE SUE CONDIZIONI DI SALUTE ERANO IMPRESSIONANTI. NON RIUSCIVA NEANCHE A MANDAR GIÙ UN CAFFÈ....ERA UNO SCHELETRO VIOLACEO: SEMBRAVA UN CANE BASTONATO, ROBA CHE NEANCHE AD AUSCHWITZ…”
Un volto e un corpo tumefatto, lesioni ovunque. «Stefano sembrava una zampogna tanto era gonfio, mi disse con un filo di voce: sono stati i carabinieri, si sono 'divertitì con me»: a parlare è un detenuto, Luigi Lainà, che la notte tra il 16 e il 17 ottobre di nove anni fa incontrò il geometra nel centro clinico di Regina Coeli. Una testimonianza choc la sua, resa al processo che vede imputati cinque militari dell'Arma in relazione alla morte del geometra romano Stefano Cucchi avvenuta a Roma nell'ottobre del 2009.
«Anche io ero detenuto in quella struttura - ha spiegato Lainà ancora detenuto - Intorno alla mezzanotte portarono Stefano: le sue condizioni di salute erano impressionanti, era evidente che non potesse restare in carcere». Rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò, Lainà ha riferito del dialogo avuto con Cucchi: «La mattina seguente il suo arrivo mi sono avvicinato. 'Chi ti ha ridotto così?, gli chiesi. Stefano mi disse che nella prima caserma dove fu portato dopo l'arresto per detenzione di droga, fu picchiato da due carabinieri in borghese. Si fermarono solo dopo l'arrivo di un 'graduato in divisa».
E ancora: « Aveva ematomi sul viso e sugli zigomi, era viola, perdeva sangue da un orecchio. Gli portai un caffè ma non riusciva neanche a inghiottire. Quando gli ho visto la schiena era uno scheletro violaceo: sembrava un cane bastonato, roba che neanche ad Auschwitz. Non ho mai visto un detenuto portato in cella in quelle condizioni». Secondo quanto riferito da Cucchi al detenuto sentito oggi i carabinieri «lo volevano far parlare. Volevano sapere della provenienza della droga ma lui non parlò, non volle fare la spia. E per questo secondo me Stefano è stato un grande».
Nel processo sono imputati Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco, accusati di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia Roberto Mandolini, mentre della sola calunnia risponde Vincenzo Nicolardi.
Nel corso dell'udienza è stato ascoltato anche Mauro Cantone, un agente delle penitenziaria che era a bordo dell'ambulanza con la quale Cucchi fu trasportato all'ospedale Pertini. « Cucchi durante il tragitto dal carcere di Regina Coeli all'ospedale mi disse 'sono stati i servitori dello Stato a farmi questo -ha detto- Gli chiesi se si riferiva a noi della penitenziaria ma Stefano disse che non si riferiva a noi ma che comunque ne avrebbe parlato col suo avvocato».
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