LA BCE DIMEZZA L’ACQUISTO DI TITOLI PUBBLICI. E PER IL PROSSIMO GOVERNO SARANNO DOLORI SENZA I RIACQUISTI DEI TITOLI DI STATO DELLA BCE
Alessandro Barbera per la Stampa
I servizi televisivi che spiegano in tedesco l' esito delle elezioni italiane non promettono bene. Eppure le cronache dei corrispondenti da Roma non sono molto diverse da quelle fatte per mesi da Berlino, dove per dire sì al nuovo governo Merkel c' è voluto persino un referendum fra gli iscritti Spd. Un po' perché l' Europa cresce, un po' grazie ai tassi zero indotti dal piano Draghi, oggi i mercati europei si sono assuefatti all' instabilità di governo.
Il presidente della Bce ammette che ultimamente è andata così.«La reazione alle elezioni italiane è stata più o meno la stessa di altri Paesi». Ma la prima conferenza stampa dopo le urne è l' occasione per dire alla classe politica di non attendere troppo per trovare un accordo sul nuovo governo: «Non si può sottostimare il fatto che un' instabilità che si protraesse nel tempo può minare la fiducia, con effetti negativi sia sull' inflazione che sulla crescita».
Il problema non è l' instabilità in sé, ma l' esito del dibattito fra i partiti. In Germania la trattativa fra Cdu e Spd è stata attorno ad un programma non certo rivoluzionario. In Italia si è discusso di abolizione del Jobs Act, della legge Fornero, del costosissimo reddito di cittadinanza e di flat tax. Poiché hanno vinto i partiti della spesa allegra, Draghi fa capire che le aspettative potrebbero diventare un problema: «In termini generali, il bilancio pubblico è di massima importanza nei paesi ad alto debito», dice ad una domanda specifica attorno al destino dei conti previdenziali. Dunque attenzione a insistere con messaggi che potrebbero essere interpretati male da chi investe: «Posso solo dire che l' euro è irreversibile e il rafforzamento dell' Unione monetaria ed economica resta una priorità».
C' è poi una precisa ragione tecnica per la quale Draghi invita la politica alla prudenza: il destino del piano straordinario di acquisto dei titoli pubblici, ovvero ciò che in questi anni ha permesso all' Italia di mantenere bassi i rendimenti e di risparmiare svariati miliardi in interessi sul debito. Il momento della verità è vicino: proprio ieri il consiglio direttivo ha deciso di modificare un dettaglio rilevante della comunicazione.
Finora era previsto che in caso di necessità gli acquisti sarebbero potuti aumentare di nuovo oltre l' ammontare massimo di 30 miliardi al mese, già previsto fino a settembre. Ora quella opzione è stata cancellata. E' il primo passo al quale - probabilmente a giugno - ne seguirà un secondo: l' annuncio di un' ultima proroga per altri tre mesi del piano, e per un ammontare attorno ai 15 miliardi.
Insomma, lo scudo protettivo che negli ultimi tre anni ha difeso l' Italia dai rischi di mercato si sta lentamente assottigliando. Dall' anno prossimo il quadro economico per l' Italia cambierà. L' economia rallenterà (quella dell' area euro è prevista in calo dal 2,4 all' 1,9 per cento), i tassi inizieranno a salire, e al timone della Bce arriverà un presidente (probabilmente il tedesco Jens Weidmann) non altrettanto indulgente quanto Draghi rispetto ai problemi italiani.
C' è poi la grande incognita su cui si esercitano i pessimisti: l' innesco di una guerra commerciale e di una nuova recessione mondiale. In Italia non c' è l' abitudine a guardare lontano, ma stavolta sarebbe bene farlo.
9 Marzo 2018
Fonte: qui
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