9 dicembre forconi: IN ATTESA DA ORE PER UNA VISITA PESTANO I MEDICI DEL PRONTO SOCCORSO: E’ SUCCESSO ALL’UMBERTO I DI ROMA DOVE UN 35ENNE SENZA FISSA DIMORA E UNA RAGAZZA HANNO ASSALITO DUE DOTTORI IN SERVIZIO

mercoledì 7 agosto 2019

IN ATTESA DA ORE PER UNA VISITA PESTANO I MEDICI DEL PRONTO SOCCORSO: E’ SUCCESSO ALL’UMBERTO I DI ROMA DOVE UN 35ENNE SENZA FISSA DIMORA E UNA RAGAZZA HANNO ASSALITO DUE DOTTORI IN SERVIZIO

NEL 2017 LE AGGRESSIONI IN ITALIA SONO STATE 1.200…
Tiziana Lapelosa per “Libero quotidiano”

aggressione pronto soccorsoAGGRESSIONE PRONTO SOCCORSO
Lui un senza fissa dimora di 36 anni in sedia a rotelle, lei una 23enne di Genzano, alle porte di Roma. Lui ha spinto con violenza un medico, che ne avrà per dieci giorni. Lei ha spintonato una dottoressa con violenza. I due, domenica scorsa, nel giro di quattro ore, complice forse il caldo insopportabile, hanno pensato di risolvere così l' annoso problema delle lunghe attese nei Pronto soccorso italiani. Risultato: l' arrivo dei carabinieri e tanto di denunce per lesioni personali, interruzione di pubblico servizio e violenza a incaricato di pubblico servizio.

È successo al Policlinico Umberto I di Roma, ma poteva avvenire ovunque, visto che ormai le aggressioni contro i camici bianchi sono all' ordine del giorno. Violenze che si autoalimentano con l' afa di agosto e parte del personale in ferie. Un mix che rende più suscettibili quanti si ritrovano in una sala d' attesa, doloranti, a condividere con altri pazienti interminabili attese con la stessa amarezza e la stessa rabbia. Anche dieci ore, come è successo a Napoli, lo scorso maggio, dove una donna è morta dopo due giorni di agonia e un' attesa di 10 ore al P.s., o a Pistoia, con l' artista statunitense di 74 anni deceduta dopo sette senza l' ombra di un medico. Facile esplodere.


PRONTO SOCCORSOPRONTO SOCCORSO

I numeri 

Nessuna regione è risparmiata da potenziali aggressori, anche se è al Sud e nelle isole che, secondo una indagine Anaao Assomed (il sindacato dei medici), si concentra il 72% delle aggressioni a medici di famiglia e negli ambulatori e l' 80% a danno degli operatori nei Pronto soccorso e del 118. Ma, a spiegare il clima di "terrore" in cui sono costretti ad operare quanti ci salvano la vita è l' Ordine dei medici (Fnomceo).

aggressione pronto soccorsoAGGRESSIONE PRONTO SOCCORSO
Da uno studio sulle aggressioni ai camici bianchi è emerso che nel 2017 un operatore su due di quelli che hanno partecipato al sondaggio, e parliamo di 5mila professionisti della sanità, è stato aggredito. Di questi, il 4% ha subito violenza fisica, il 96% aggressioni verbali. Lo studio rivela, inoltre, che il 38% di quanti hanno a che fare con le nostre vite in difficoltà non si sente affatto sicuro e che il 46% si dice molto, ma molto preoccupato.

Nel 2017, per esempio, le aggressioni in Italia sono state 1.200, di cui poco meno della metà, 456, hanno riguardato gli addetti al Pronto soccorso, 400 si sono verificati in corsia, 320 negli ambulatori. E delle aggressioni fisiche (dati Anaao Assomed) i più bersagliati sono i medici dei reparti di Psichiatria/Sert (34,12%), seguiti dai medici di Pronto soccorso/118 (20,26% ). Per i camici bianchi, le cause sono da attribuire per il 37,2% a fattori socio-culturali, per il 23,4% al definanziamento del Servizio sanitario nazionale, al 20% a carenze organizzative, per l' 8,5% ad una cattiva comunicazione tra personale e paziente. Insomma, la tranquillità è un optional. «Chi lavora al Pronto soccorso lavora in una famiglia, un microcosmo che non va tutelato», osserva Giovanni Leone, una vita nel reparto di prima emergenza e ora vicepresidente Fnomceo.

aggressione pronto soccorsoAGGRESSIONE PRONTO SOCCORSO
«Il violento lo trovi ovunque, al bar, allo stadio... e serve una guardia giurata che lo faccia ragionare», aggiunge, «altro discorso per un soggetto tranquillo che si trova in una situazione di nervosismo che potrebbe farlo esplodere». Quindi, anche gli operatori devono «essere messi in una condizione organizzativa adeguata» per poter svolgere il proprio lavoro ed evitare il peggio.

Bene ha fatto il ministro Matteo Salvini ad invitare al Viminale Federico Anelli, presidente Fnomceo, che da tempo si batte per avere presìdi di polizia nei Pronto soccorso.
Anelli è in buona compagnia perché della stessa idea è sia Alessio D' Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio (giunta guidata da Nicola Zingaretti), che Forza Italia attraverso il consigliere regionale Giuseppe Simeone. Non male in un clima politico affatto sereno.

PRONTO SOCCORSOPRONTO SOCCORSO
Dal ministro 

Tutti, fra qualche giorno, potranno confidare su Anelli che al ministro Salvini chiederà di accelerare il licenziamento del «Disegno di Legge d' iniziativa governativa numero 867, sulla Sicurezza degli operatori esercenti le professioni sanitarie», perché «la disciplina di tale materia non può infatti più attendere». E, seppur da apprezzare, a nulla serve il nuovo modello organizzativo nel Pronto soccorso elaborato dal ministro della Salute Giulia Grillo. Un «cambiamento necessario e urgente», ma che non «può prescindere dall' aumento dell' organico». Aumento che la Grillo ha sbloccato, ma che spetta alle Regioni mettere in pratica. E per farlo servono i soldi.

In Italia da tempo è stato lanciato l' allarme sul numero carente di camici bianchi: ne mancano 56mila su tutto il territorio. Troppi, per non parlare del fatto che molti dei professionisti che si formano in Italia poi se ne vanno all' estero perché trattati con i "guanti bianchi". A cercare di arginare l' ammanco, per ora, è il Veneto. Il governatore Luca Zaia ha infatti annunciato una delibera per l' assunzione. Nella sua Regione ne mancano 1.300.

Fonte: qui

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