OGGI LA LEGA HA PRESENTATO UN PROGETTO DI LEGGE PER LE PARTITE IVA: REGIME MINIMO FORFETTARIO FINO A 100MILA EURO.
UNICO ADEMPIMENTO LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI
FLAT TAX: PDL LEGA,15% PER TUTTI FINO FATTURATI 100MILA EURO
(ANSA) - "Il primo step della rivoluzione fiscale voluto dalla Lega è finalmente partito. Questa mattina è infatti stata presentata la nostra proposta di legge sulla Flat Tax che estende il regime minimo/forfettario del 15% per tutte le partite Iva fino ad un volume d'affari di 100 mila euro. Per le start-up, inoltre, l'aliquota prevista è del 5% per 3 anni estesa a 5 anni per gli under 35 e gli over 55".
Lo dichiara Riccardo Molinari capogruppo alla Camera della Lega. "Il nostro obiettivo - spiega - è da una parte estendere ad una platea più ampia possibile la semplificazione degli adempimenti contabili con un regime forfettario unico e dall'altro sburocratizzare e facilitare la vita di imprese e professionisti.
I contribuenti non dovranno adempiere ad obblighi di contabilità, studi di settore, spesometro. Unico adempimento la dichiarazione dei redditi. Il regime sarà opzionale. Dalle parole ai fatti: la flat tax è partita e pmi, liberi professionisti e start-up ne beneficeranno dando, di riflesso, un input positivo all'economia e all'occupazione".
FISCO, LA CONTROMOSSA DI TRIA TAGLIO IRPEF PER IL CETO MEDIO
Roberto Petrini per la Repubblica
Obiettivo: salvare almeno una parte del contratto di governo, a cominciare dalla riduzione delle tasse intervenendo sulle aliquote centrali, alle quali è più interessato il ceto medio. Su questo stanno lavorando al ministero dell' Economia in vista della prossima legge di Bilancio.
La questione è complessa: il contratto di governo gialloverde prevede l' introduzione della flat tax, due aliquote piatte, del 15 e del 20 per cento sopra e sotto gli 80 mila euro. Oltre ad avvantaggiare solo i ceti più abbienti, il meccanismo costa circa 50 miliardi.
Tuttavia c' è una questione politica che si intreccia con la stessa credibilità del governo di leghisti e grillini: il tempo passa, siamo quasi alla pausa estiva, e fino ad oggi è stato prodotto solo un piccolo decreto omnibus centrato sul mercato del lavoro, contestato da più parti e scivoloso sulle coperture. Mentre l' economia, come dice l' Istat, rallenta e la situazione internazionale, dazi in testa, rischia di danneggiare il nostro export.
Così non si restare con le mani in mano e, vista la pressione leghista, bisogna dare almeno " un segnale" sulla flat tax. Scontato che la tassa piatta non potrà arrivare nemmeno a fine legislatura al Tesoro, tecnici ed uffici, stanno a caccia di una soluzione plausibile e delle relative risorse.
Un paio di ipotesi sono già sul campo e sono in questi giorni oggetto di attento vaglio da parte di Via Venti Settembre. Il primo progetto sul tavolo prevede il taglio dell' aliquota tra i 28 mila e i 55 mila euro lordi annui dove si paga attualmente il 38 per cento.
I motivi che porterebbero ad agire su questa aliquota sono due: il primo è l' intervento riguarderebbe una platea piuttosto ampia di circa 8,2 milioni di contribuenti; il secondo è che si tratta di una zona dove è presente uno " scalino" e chi oggi salta con il proprio reddito oltre la soglia dei 28 mila euro lordi, è costretto a pagare 11 punti in più passando dal 27 per cento al 38 per cento in un sol colpo. L' intervento ritenuto più plausibile ridurrebbe l' aliquota dello scaglione 28-55 mila a quota 35 per cento abbassando lo " scalino" a soli 8 punti: il segnale al ceto medio ci sarebbe e il costo sarebbe di circa 3 miliardi ( ogni punto di questo scaglione costa infatti 1 miliardo).
La seconda ipotesi sulla quale il Tesoro sta vagliando opinioni e pareri in vista della costituzione di una delle tre commissioni o task force dedicata al fisco, è quella di imprimere uno slancio in più alla riduzione delle tasse per il ceto medio e di dare un segnale forte cominciando a ridurre dalle attuali 5 a 4 le aliquote fiscali.
In questo caso i due scaglioni ( quello da 28- 55 mila euro dove si paga il 38 per cento e quello superiore, tra i 55 e i 75 mila euro annui lordi, dove si paga il 41 per cento) verrebbero accorpati e la nuova aliquota verrebbe sforbiciata al 36 per cento. In questo caso al pacchetto dei beneficiati, circa 8,2 milioni, si aggiungerebbero circa 862 mila contribuenti che attualmente guadagnano fino a 75 mila euro: in tutto si arriverebbe a 9 milioni tutti saldamente ancorati al ceto medio e la spesa sarebbe in totale di 4 miliardi: in pratica 2 miliardi per tagliare 2 punti allo scaglione 28-55 mila e 2 miliardi per tagliare 5 punti allo scaglione 55- 75 mila.
La misura, soprattutto quest' ultima, potrebbe essere venduta all' elettorato dei gialloverdi, soprattutto ai ceti più abbienti del Nord, come un antipasto " possibile" di flat tax: quattro aliquote invece di cinque, in attesa delle 2 finali.
Naturalmente rimarrebbero a bocca asciutta i ceti più bassi e in particolare il lavoro dipendente.
L' idea è quella di compensare destinando risorse alla sterilizzazione dell' Iva il cui aumento peserebbe per circa 300 euro a famiglia aggravando soprattutto i ceti a basso reddito. L' altra misura, cui sembra tenere il grillino Di Maio, è il tradizionale cuneo fiscale: in questo caso i beneficiari sarebbero i lavoratori dipendenti e il sistema delle imprese.
Naturalmente i costi del pacchetto fiscale dovranno fare i conti con le coperture, vero assillo di questo governo, anche se le risorse per l' operazione di " anticipo" della flat tax, come abbiamo visto, sarebbero limitate a 3-4 miliardi.
11 Luglio 2018
Fonte: qui
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