SERVE UN’INTESA SUI RESPINGIMENTI AL CONFINE, MA ANGELA NON CEDE
L’ULTIMATUM DI SEEHOFER: SVOLTA ENTRO TRE GIORNI O AUF WIEDERSEHEN MERKEL!
SCHAUBLE: “L’UNIONE È SULL’ORLO DELL’ABISSO”
Senza un accordo, il governo tedesco è appeso a un filo. La riunione a Berlino tra Angela Merkel e Horst Seehofer con il presidente del Bundestag Wolfgang Schäuble a fare da mediatore, è uno degli ultimi tentativi di trovare un compromesso nella crisi politica tra la cancelliera della Cdu e il suo ministro dell’Interno, leader della Csu bavarese.
Serve un’intesa sui respingimenti al confine tedesco dei richiedenti asilo già registrati in un altro Paese Ue: la misura voluta da Seehofer che Merkel ha stoppato, perché la ritiene una mossa “unilaterale” di uno Stato, e non intende cedere neanche di un centimetro.
Il vertice è solo l’ultimo atto, per ora, della crisi di governo tedesca cominciata a metà giugno. Uno strappo tra i due storici alleati democristiani che nella notte tra domenica e lunedì ha conosciuto un nuovo capitolo, con la riunione a Monaco dei vertici della Csu e l’ultimatum dato da Seehofer alla cancelliera. Dopo aver minacciato due volte le dimissioni, il ministro degli Interni si è appellato a un ultimo disperato tentativo di trovare un accordo.
Ma se “entro tre giorni” non otterrà da Merkel una svolta soddisfacente sulla questione migranti, allora lascerà “tutte le poltrone“. “L’Unione è sull’orlo dell’abisso“, ha detto lunedì mattina Schäuble che ora chiede ai due protagonisti della crisi di trovare un compromesso. La Csu, dopo quanto successo domenica notte, ha cercato invece di minimizzare, dichiarandosi aperta a una possibile soluzione.
“La stabilità del governo per noi non è in discussione, e neppure la fine del gruppo parlamentare comune è la strada giusta”, ha addirittura detto il presidente della Baviera, Markus Soeder, secondo il quale “in un governo si può raggiungere molto, ma fuori no”. “Noi riteniamo che ci sia bisogno di maggiore sicurezza alle frontiere”, ha continuato parlando a margine di un evento a Passau, e sottolineando che il partito sia comunque disponibile al compromesso. Nel pomeriggio dalla sede della Cdu, la Konrad-Adenauer-Haus, dopo una riunione fiume cominciata alle 8.30, sono arrivati anche i toni concilianti della Merkel, disponibile a trovare una soluzione.
Lo scenario: accordo, cambio di ministro o urne –Tutto comunque è rimandato a quello che uscirà dal faccia a faccia Merkel-Seehofer in cui, scrive il quotidiano bavarese Sueddeutsche Zeitung, “quasi tutto è ancora possibile“. A questo punto tra Berlino e Monaco, tra Cdu e Csu, potrebbe davvero esserci la rottura, come non succedeva dal 1976. Merkel ha poche opzioni davanti a sé.
Senza un’improvvisa intesa con Seehofer da trovare al massimo entro il 4 luglio, dovrebbe accettare le dimissioni del suo ministro. Seehofer potrebbe essere sostituito da un altro esponente della Csu, per esempio il capogruppo Alexander Dobrindt. L’altro scenario sarebbe la fine della coalizione.
A quel punto la cancelliera si presenterebbe in Parlamento a chiedere la fiducia, per certificare la mancanza di una maggioranza. Da quel momento dovrebbero passare 60 giorni prima di tornare al voto. Per evitare le urne Merkel potrebbe tentare due strade: un governo di minoranza con i socialdemocratici, oppure una nuova coalizione con Spd e Verdi. In caso di accordo last minute invece, la cancelliera si presenterebbe comunque davanti al Bundestag per una fiducia che servirebbe semplicemente a sancire la fine della crisi.
La riunione di domenica – Per due volte nel corso della serata di domenica Seehofer aveva minacciato le dimissioni. Le prime sono state respinte dal suo stesso partito, per mano del capogruppo Alexander Dobrindt, che le ha definite inaccettabili. Le secondo le ha ritirate il ministro stesso, spiegando che avrebbe cercato un nuovo accordo con la sua cancelliera. Un balletto che è lo specchio della fragilità degli equilibri politici tedeschi.
Che la situazione sia “molto seria“, lo aveva ammesso anche la stessa Merkel in un’intervista alla Zdf rilasciata domenica alle 14, prima che a Monaco si compiesse il dramma Seehofer. Ha dichiarato che farà “tutto il possibile per raggiungere risultati e continuare a tutelare la responsabilità per il nostro Paese”. Ma sul casus belli della crisi non è arretrata di un centimetro: nessuna apertura, al momento, ai respingimenti al confine tedesco dei richiedenti asilo già registrati in un altro Paese Ue. “La considererei una mossa unilaterale di uno Stato”, ha più volte spiegato.
Seehofer: “Ci parleremo ancora” – I controlli alla frontiera sono invece il punto cardine del masterplan sull’immigrazione redatto da Seehofer: un testo su cui la Csu si gioca la faccia, anche in vista delle elezioni del prossimo ottobre nella sua Baviera. “Dico di sì, che mi dimetterò da ministro e da capo del partito e che lo farò entro tre giorni”, ha confermato Seehofer nella notte, parlando fuori dalla sede del partito a Monaco e anticipando un incontro in giornata con la Cdu, “nella speranza che si possa arrivare ad un accordo”.
“Ci parleremo ancora – ha detto il ministro degli Interni – Nell’interesse di questo paese e della capacità della nostra coalizione e dell’esecutivo di governo, cosa che vogliamo preservare. Vogliamo raggiungere un accordo sulle questioni chiave del controllo dei confini e dei respingimenti alle frontiere, e solo su questi punti”. “Spero che ci riusciremo”, ha concluso.
La crisi dopo il Consiglio Ue – L’Asylstreit, così come i quotidiani tedeschi chiamano la crisi di governo sull’immigrazione, sembrava essere giunta a una svolta in positivo dopo il Consiglio europeo di settimana scorsa. Il partito del ministro Seehofer chiedeva di ottenere a Bruxelles “qualcosa di peso equivalente” ai respingimenti. Per Merkel il risultato delle trattative era stato “anche più di qualcosa che abbia peso equivalente”.
Credeva che i fratelli bavaresi potessero essere soddisfatti quando ha indirizzato loro la lettera di otto pagine dal titolo Più ordine e controllo nella politica migratoria in cui annunciava tra l’altro di aver stretto accordi con 14 Stati Ue per velocizzare i respingimenti. Fonte: qui
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