E’ LA RICOSTRUZIONE FATTA DAL PROCURATORE DI MACERATA
IL RESPONSABILE, PER I PM, E’ INNOCENT OSEGHALE CHE AVREBBE AGITO PER UN MOVENTE ESCLUSIVAMENTE SESSUALE
DIVERSA LA VISIONE DEL GIP: IL NIGERIANO E LA RAGAZZA AVREBBERO CREATO UN “CLIMA AMICALE” POI DEGENERATO NEL DELITTO QUANDO LEI…
Franco Giubilei per “la Stampa”
E' una storia dell'orrore la ricostruzione delle ultime ore di Pamela Mastropietro, la ragazza di Roma ritrovata fatta a pezzi in una valigia lo scorso gennaio: secondo il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio, la 18enne è stata violentata mentre si trovava sotto l' effetto dell' eroina, per poi essere uccisa a coltellate e infine smembrata, in modo da cancellare le tracce dello stupro.
Il responsabile dello scempio, per l' accusa, è Innocent Oseghale, 29 anni, il primo dei quattro indagati nigeriani ad essere stato arrestato, in carcere ad Ascoli Piceno per omicidio, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e spaccio di droga. Dietro il delitto di Oseghale ci sarebbe un movente sessuale, finora non riconosciuto dal gip, ma per il pm il giovane deve rispondere anche dello stupro della ragazza.
LA TESI DEL GIP
Parzialmente diversa la tesi del gip, Giovanni Maria Manzoni, secondo cui tra la giovane e il nigeriano si sarebbe creato un «clima amicale», poi degenerato nel delitto, quando la ragazza si sentì male a causa della droga in casa di Oseghale il 30 gennaio scorso. Il giorno dopo il corpo della 18enne fu ritrovato chiuso in due trolley nelle campagne maceratesi. La decisione del tribunale, presieduto da Alberto Pallucchini, arriverà forse oggi, o comunque entro la settimana.
L'INDAGATO RIMASTO IN SILENZIO
L'indagato, presente in aula con i legali Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, è rimasto in silenzio: la difesa respinge le accuse. Per tutta la durata dell'udienza, fuori dal Palazzo di giustizia, la madre di Pamela, Alessandra Verni, è rimasta in sit-in con un gruppo di amici. «Credo nella giustizia», ha detto.
Il tribunale dovrà valutare gli elementi raccolti nell'inchiesta che vede indagati altri tre nigeriani di cui due in carcere ad Ancona - Desmond Lucky e Lucky Awelima -, ma c'è chi, come lo zio di Pamela e avvocato di famiglia Marco Valerio Verni, invita a indagare anche su altri aspetti: «Tutti i fatti che hanno preceduto il tragico epilogo compreso l'allontanamento dalla comunità» Pars di Corridonia dove, alcuni mesi prima del delitto, Pamela era stata mandata dalla famiglia per curare problemi psicologici oltre a quelli legati all'assunzione di droghe.
«Nessuno vuole una giustizia sommaria - ha detto ad Ancona l' avvocato Verni che acquisirà i documenti del procedimento, ma che non era coinvolto tecnicamente nel Riesame -. Vogliamo che chi ha compiuto questo efferato omicidio venga assicurato alle patrie galere, che siano state uno, due, tre o quattro persone».
Fonte: qui
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