L'Italia non è l'unica fonte di instabilità nell'Unione Europea, ma è la più prevedibile. Questo l'esordio del Financial Times che non solo teme Lega e M5S ma non vede una soluzione nemmeno nel ritorno alle urne.
L'Italia non è l'unica fonte di instabilità nell'Unione Europea, ma è la più prevedibile. Questo l'esordio del Financial Times nel suo editoriale Financial markets fail to reflect the eurozone time-bomb in Italy in cui torna a criticare il Bel paese attualmente in uscita, forse, da quello che già dall'inizio era visto come uno stallo politico inevitabile.
La tesi del FT
La testata finanziaria, prosegue nel sottolineare che la crisi dell'eurozona ha lasciato una sola strada percorribile all'Italia, strada, tra le altre cose, anche difficilmente praticabile allo stato attuale dei fatti perché caratterizzata da una serie di riforme economiche e fiscali permanenti e radicali, il tutto senza dimenticare il fardello di un debito che continua a crescere e che dovrebbe, in teoria, essere messo in sicurezza. A questo, continua l'articolo di Wolfgang Munchau, si aggiunga la legge di bilancio 2019 che dovrebbe essere approvata in autunno quando, con ogni probabilità, il governo italiano sarà già ampiamente insediato ma questo non garantirà l'approvazione di una serie di norme in linea con le direttive Ue.
Il timore nasce da quella fetta di parlamentari (60% le stime del FT) che hanno una forte tendenza populista e le cui priorità non sono le regole fiscali Ue. Il paradosso che ne nascerebbe sarebbe perciò un governo debole sulla base di un Parlamento forte che non porterà all'austerity che, secondo le previsioni di Munchau sarebbe necessaria. Una spada di Damocle che i mercati finanziari ancora non avrebbero correttamente valutato.
Il motivo?Duplice
Il primo dei motivi è rappresentato dalla garanzia offerta dalla presenza di Mario Draghi (garanzia che però scadrà con il suo mandato ad ottobre 2019), il secondo è che l'establishment italiano avrà la possibilità di evitare estremizzazioni di sorta. Il risultato, però, vede la mancanza di una qualsiasi maggioranza centrista, il tutto a favore di movimenti che, fondamentalmente, hanno una base elettorale euroscettica a sua volta spina dorsale di Lega e M5S, una base frutto di oltre due decenni di pessima amministrazione non solo della res publica in sé e dei conti di stato ma anche e soprattutto del settore lavorativo dove i giovani sono esclusi. O per meglio dire, non hanno accesso ad un lavoro garantito, stabile e corrispondente alle professionalità assunte. La verità, chiosa l'editorialista, è che a meno che non vogliano suicidarsi politicamente, M5S e Lega non possono fare a meno di mantenere le promesse elettorali fatte durante la campagna, promesse che non sono state create in occasione delle elezioni ma rappresentano, soprattutto per il Movimento, la vera e propria essenza della sua natura. Cosa significa questo? Che pur volendo giungere a dei possibili compromessi con le altre forze politiche, resterebbe comunque una grossa fetta di populismo nelle loro prossime scelte politiche.
Le paure su M5S e Lega
Infatti il M5S ha promesso il famoso reddito di cittadinanza, la Lega e il centrodestra hanno puntato sulla flat tax, tassa fissa del 15% su tutti i redditi ed emtrambi gli schieramenti intendono rivedere le riforme pensionistiche fatte in questi ultimi anni. Insomma, chiosa il FT, tutte misure contrarie a quanto voluto dall'Ue. La cosa peggiore? Nuove elezioni non risolverebbero il problema per il semplice fatto che, altro paradosso, potrebbero far aumentare lo scontento a favore di un aumento della base d'appoggio per Lega e M5S: il punto dolente, infatti, non è il sistema elettorale ma la mancanza di appoggio politico e consenso verso le tradizionali forme di potere viste come il vero nemico e come la vera causa di una società polverizzata ed economicamente insicura, incerta sul suo futuro sotto tutti i punti di vista. Ricorrere nuovamente alle urne non permetterà di avere la maggioranza politica per quelle forze europeiste, il che significa che non ci sarà nessuna possibilità di riforme economiche e contenimento della spesa. L'Italia è perciò la bomba ad orologeria nel cuore dell'Europa: troppo grande per fallire troppo debole da salvare senza creare un caos, anche perché, il FT sottolinea, l'eurozona non ha più strumenti adatti per salvare la situazione interna della nazione tricolore.
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