GLI STUPEFACENTI, DEL VALORE DI 50 MILIONI DI EURO, DOVEVANO ARRIVARE DA BUENOS AIRES A MOSCA IN AEREO ATTRAVERSO CANALI DIPLOMATICI
I CRIMINALI GODEVANO DELL’APPOGGIO DI ALCUNI DIPENDENTI DELL’AMBASCIATA
Francesco Tortora per www.corriere.it
L'indagine, degna di una sceneggiatura cinematografica, è durata più di un anno e alla fine ha portato all'arresto di 5 persone che operavano tra la Russia e l'Argentina usando la posta diplomatica. I narcotrafficanti avevano nascosto in un edificio dell'ex ambasciata sovietica a Buenos Aires ben 389 kg di cocaina dal valore di 50 milioni di euro che sarebbero dovuti arrivare in aereo in Europa.
FARINA AL POSTO DELLA DROGA
L'indagine è iniziata il 13 dicembre del 2016 quando Viktor Koronelli, diplomatico russo di stanza a Buenos Aires, ha scoperto 16 valigie piene di cocaina in una dependance dell'ambasciata e ha immediatamente allertato Patricia Bullrich, ministra degli Interni del Paese sudamericano. La stessa sera, una volta appurato che si trattava di stupefacenti, gli investigatori sono andati al mercato all'ingrosso di Buenos Aires per acquistare 400 chili di farina. Le autorità argentine sapevano di avere solo fino alle 6 del mattino prima che lo staff dell'ambasciata iniziasse ad arrivare. Gli agenti hanno impiegato 4 ore per sostituire la cocaina con la farina e hanno posizionato un localizzatore GPS all'interno di ogni valigia.
COCAINA
GLI ARRESTI
Nei mesi successivi i membri della rete, alcuni dei quali lavoravano all'ambasciata, hanno cercato invano di far arrivare le valigie piene di farina attraverso i canali diplomatici. Alla fine però sono stati arrestati. Tra loro c'era anche un cittadino russo naturalizzato argentino, che lavorava per la polizia di Buenos Aires dal 2013.
La cocaina, "di purezza molto elevata", era destinata alla Russia e forse alla Germania, dove probabilmente vive il presunto capo dei narcotrafficanti, ancora latitante. Le forze dell'ordine russe che hanno lavorato a stretto contatto con quelle argentine sono sbarcate tre volte in Sudamerica per partecipare alle indagini: "È stata un'operazioni senza precedenti nella storia dell'Argentina - ha dichiarato la ministra Bullrich -. Gran merito va alla collaborazione permanente tra l'ambasciata russa e il nostro governo, che sono riusciti a sgominare l'organizzazione criminale".
L'APPRODO DEGLI STUPEFACENTI
Non è ancora chiaro quale sia l'origine della cocaina né a quale mercato fosse destinata. «Può venire dalla Colombia o dal Perù, i pacchetti sono stati decorati con una stella - ha dichiarato la ministra Bullrich -. Sappiamo anche che in Russia questo stupefacente è molto costoso: potrebbe essere stato spedito per la prossima Coppa del Mondo, ma pure per il consumo normale. Pensiamo anche che ci sia un membro dell'organizzazione ad Amburgo che voleva portarne una parte in Germania».
Fonte: qui
L'indagine, degna di una sceneggiatura cinematografica, è durata più di un anno e alla fine ha portato all'arresto di 5 persone che operavano tra la Russia e l'Argentina usando la posta diplomatica. I narcotrafficanti avevano nascosto in un edificio dell'ex ambasciata sovietica a Buenos Aires ben 389 kg di cocaina dal valore di 50 milioni di euro che sarebbero dovuti arrivare in aereo in Europa.
FARINA AL POSTO DELLA DROGA
L'indagine è iniziata il 13 dicembre del 2016 quando Viktor Koronelli, diplomatico russo di stanza a Buenos Aires, ha scoperto 16 valigie piene di cocaina in una dependance dell'ambasciata e ha immediatamente allertato Patricia Bullrich, ministra degli Interni del Paese sudamericano. La stessa sera, una volta appurato che si trattava di stupefacenti, gli investigatori sono andati al mercato all'ingrosso di Buenos Aires per acquistare 400 chili di farina. Le autorità argentine sapevano di avere solo fino alle 6 del mattino prima che lo staff dell'ambasciata iniziasse ad arrivare. Gli agenti hanno impiegato 4 ore per sostituire la cocaina con la farina e hanno posizionato un localizzatore GPS all'interno di ogni valigia.
GLI ARRESTI
Nei mesi successivi i membri della rete, alcuni dei quali lavoravano all'ambasciata, hanno cercato invano di far arrivare le valigie piene di farina attraverso i canali diplomatici. Alla fine però sono stati arrestati. Tra loro c'era anche un cittadino russo naturalizzato argentino, che lavorava per la polizia di Buenos Aires dal 2013.
La cocaina, "di purezza molto elevata", era destinata alla Russia e forse alla Germania, dove probabilmente vive il presunto capo dei narcotrafficanti, ancora latitante. Le forze dell'ordine russe che hanno lavorato a stretto contatto con quelle argentine sono sbarcate tre volte in Sudamerica per partecipare alle indagini: "È stata un'operazioni senza precedenti nella storia dell'Argentina - ha dichiarato la ministra Bullrich -. Gran merito va alla collaborazione permanente tra l'ambasciata russa e il nostro governo, che sono riusciti a sgominare l'organizzazione criminale".
L'APPRODO DEGLI STUPEFACENTI
Non è ancora chiaro quale sia l'origine della cocaina né a quale mercato fosse destinata. «Può venire dalla Colombia o dal Perù, i pacchetti sono stati decorati con una stella - ha dichiarato la ministra Bullrich -. Sappiamo anche che in Russia questo stupefacente è molto costoso: potrebbe essere stato spedito per la prossima Coppa del Mondo, ma pure per il consumo normale. Pensiamo anche che ci sia un membro dell'organizzazione ad Amburgo che voleva portarne una parte in Germania».
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