LA STRUTTURA, CHE HA OSPITATO DA MARLENE DIETRICH ALLA REGINA ELISABETTA, E' DI PROPRIETA' DELLA "TAORMINA HOTEL MANAGEMENT" DEL GRUPPO STATUTO
Michela Tamburrino per “la Stampa”
La prima foto, un po' impettita, è quella del Kaiser, nessun messaggio vergato a mano, Lui non ne aveva bisogno. La data è ben chiara, 1905. Si apre così l' album dei ricordi del San Domenico Palace Hotel di Taormina e si chiude, chissà per quanto, con le facce serie dei potenti della terra, per il primo G7 dell' era Trump.
Era maggio 2017 e sullo sfondo si nota il parco di questo 5 stelle Lusso che s' affaccia su un panorama che è un gioiello. All' interno, suite da cinquemila euro a notte prenotate da sceicchi e oligarchi russi. Era nato come monastero dei frati domenicani e poi trasformato in rifugio, molto meno parco, di personalità ben spendenti. Simbolo dell' ospitalità siciliana mai minimalista, meta privilegiata dei re di Spagna e di Gran Bretagna, del Belgio e d' Olanda, di attrici come Audrey Hepburn, Marlene Dietrich, Susan Hayward.
È il San Domenico Palace Hotel di Taormina, un pezzo di storia che chiude i battenti per ristrutturazioni. Un anno, due anni, difficile prevedere tempi precisi, persino d' inizio lavori in attesa di permessi di là da venire. Ad aggiudicarsi la struttura all' asta di Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, era stata la Taormina Hotel Management del gruppo Statuto, già proprietario del Four Season di Milano e del Danieli di Venezia. Un acquisto strappato per soli 200.000 euro allo sceicco del Qatar: costo dell' operazione, 52,5 milioni di euro.
Non passa un amen che il rappresentante legale della società annuncia la ristrutturazione: chiusura, licenziamenti e lavori. Dicono i proprietari: «Gli interventi sono obbligatori perché l' albergo va rimesso a norma. Approfittiamo di questa necessità per migliorarne il servizio. Riqualificazione, metratura delle stanze, cablaggi, svecchiature, tutto quello che fa di un 5 stelle Lusso un albergo d' esperienza indimenticabile, dunque competitivo. In modo arbitrario è stato detto che avremmo abbassato il profilo dell' hotel solo perchè abbiamo deciso di farne una struttura stagionale e non più aperta tutto l' anno. Anche il Cala di Volpe e il Quisisana sono alberghi stagionali e più amati nel mondo».
Un cambiamento epocale anche per i lavoratori della struttura, 35 assunti a tempo indeterminato che si sono visti recapitare la lettera d' addio come pacco dono natalizio. A loro nome parla Francesco Lucchesi, segretario generale Filcams Cgil di Messina: «L' azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo e a fronte di una situazione tragica così improvvisa ha proposto di smistare i curricula dei dipendenti presso le aziende con le quali ha rapporti di lavoro.
<Loro scrivono che "per fronteggiare le conseguenze sociali derivanti dal piano dei licenziamenti, l' azienda si rende disponibile ad affidare a società specializzate nel ricollocamento dei lavoratori interessati, i loro curricula per un reimpiego degli stessi presso società che intrattengono rapporti commerciali con la società del San Domenico Palace Hotel". Ma è impossibile un' operazione del genere. Noi abbiamo figure professionali che vanno dallo chef due stelle Michelin allo staff amministrativo, gli economi, i magazzinieri, i giardinieri, i barman. Tutti di età comprese tra i 30 e i 55 anni.
"E non parliamo dell' indotto. Un danno anche per l' immagine di Taormina che ha 160 strutture alberghiere, di queste solo 3 o 4 restano aperte tutto l' anno e tra queste c' era il San Domenico. Un abbandono generale e dire che ci aspettavamo tanto dal G7".
E voi che cosa chiederete al tavolo di contrattazione? «Diremo no ai licenziamenti e chiederemo una ristrutturazione graduale e fatta a blocchi per dare modo agli impiegati di continuare a lavorare, a turno, usufruendo della cassa integrazione a rotazione. Sacrifici, certo ma così non si perderebbero posti di lavoro. Altrimenti quando si riaprirà le professionalità saranno perse e la proprietà avrà agio di assumere solo con contratti a tempo determinato».
Fonte: qui
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