Caro amico ti scrivo, cosi mi distraggo un po’, a Reggio Emilia i preti non si possono ancora sposare, ma i Muto iniziano a parlare e accade pure l’incredibile, il direttore della Gazzetta di Reggio, giornale non ostile al PD, si fa per dire, chiede, quasi ingiunge al sindaco Luca Vecchi di dire 335, non per auscultargli il torace, ma per sapere se il nostro ha ricevuto un avviso di garanzia in seguito alle indagini collaterali, scaturite dalle dichiarazioni del pentito ndranghetista Muto.
Indagini inerenti l’appoggio elettorale che il capo mandamento Lamanna avrebbe chiesto per il sindaco. Insomma, mentre Muto parla, quelli dotati di favella tacciono. Muto per ora il sindaco, che aveva molto parlato di attacco alla democrazia ogni volta che si levava una critica verso di lui, muto il Pd, che pure aveva fragorosamente testimoniato il suo impegno antimafia, insomma in città parla solo il Muto.
Però il direttore della Gazzetta non si è fermato li, ha chiesto pure le fatture della casa del primo cittadino, acquistata e completata da presunti ndranghetisti.
Perchè tutto questo sia accaduto è un mistero, anche se è difficile che le cose a Reggio accadano per caso. Inoltre, presso la sede della Cgil, si è tenuta una assemblea che ha ripercorso le tappe del processo Aemilia, ponendo al sindaco le stesse domande. Ora, capire le logiche di un potere così lungo e pervasivo è difficile, specie per i non addetti ai lavori e anche ai livori che agitano la sinistra, pertanto non lo faremo, nè ci uniremo al coro di chi attacca il sindaco, rimarremo garantisti, anche se la sinistra con gli avversari è forcaiola.
Una cosa possiamo però augurarci, che si accenda una piccola luce sui legami delle cosche in Città. Che abbiano fatto tutto da sole non lo crede nessuno, come nessuno crede che le auto brucino per autocombustione, con temperature esterne vicine allo zero.
Detto bravo al dottore, anzi al direttore, non resta che attendere che il sindaco dica 33…5!
Fonte: qui
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