FARAGE: ''NON È LA BREXIT CHE ABBIAMO VOTATO. SERVE SOLO A SALVARE LA POLTRONA DELLA PREMIER, UMILIARE ANCORA IL PAESE E RIMANDARE TUTTO AL 2021''
AFFRONTATI I NODI DI IRLANDA DEL NORD, DIRITTI DEI CITTADINI E 'COSTO' DEL DIVORZIO: IL REGNO UNITO DOVRÀ PAGARE 40-45 MILIARDI DI EURO
1.BREXIT: FONTE GB, CONTO DIVORZIO SARÀ 40-45 MLD D'EURO
(ANSA) - Ammonterà a una cifra compresa "fra i 35 e i 39 miliardi di sterline", pari a 40-45 miliardi di euro, il cosiddetto conto del divorzio che il Regno Unito dovrà pagare all'Ue per la Brexit. Lo sostiene un'anonima fonte britannica vicina ai negoziati citata dall'agenzia Pa, mentre a livello ufficiale la somma resta coperta dal riserbo. Il dossier egli 'obblighi finanziari' britannici è uno dei tre nodi preliminari sciolti con l'accordo annunciato stamane, assieme ai diritti dei cittadini espatriati e al confine dell'Irlanda.
2.FARAGE DELUSO, NON È LA BREXIT PER CUI ABBIAMO VOTATO
(ANSA) - "Questa non è la Brexit, non abbiamo votato per lasciare l'Ue mentre la premier concede giurisdizione a una corte straniera per molti anni a venire". E' netta e fuori dal coro la condanna dell'accordo di Bruxelles di Nigel Farage, il tribuno euroscettico britannico che già promette battaglia "alle prossime elezioni politiche". Per Farage, l'intesa serve solo a salvare la poltrona di Theresa May, che porterà il Paese verso "una nuova tappa dell'umiliazione". E di fatto rinvia "la Brexit almeno fino al 2021", dopo la possibile transizione.
3.JOHNSON SI CONGRATULA CON MAY ED ELOGIA L'ACCORDO
(ANSA) - "Congratulazioni al primo ministro" Theresa May "per la sua determinazione nel raggiungere l'accordo di oggi" sui punti negoziali preliminari della Brexit. Lo scrive via Twitter il capo del Foreign Office, Boris Johnson, 'brexiteer' di punta nel governo conservatore indicato a più riprese come potenziale pretendente a scalzare la stessa May. L'obiettivo della Gran Bretagna - precisa il ministro degli Esteri, che si trova oggi in Oman nell'ambito di un tour che lo porterà nel fine settimana anche in Iran ed Emirati - "è ora quello di forgiare una partnership profonda e speciale con gli amici e alleati europei, fermo restando l'impegno a onorare il risultato del referendum (sulla Brexit) riprendendo indietro il controllo delle nostre leggi, del nostro denaro e dei nostri confini per l'intero Regno Unito".
4.BREXIT, C’È L’ACCORDO SUL DIVORZIO DEL REGNO UNITO DALLA UE
Beda Romano per www.ilsole24ore.com
Come nelle migliori tradizioni comunitarie, la Commissione europea e il governo britannico hanno trovato, nella notte di ieri, un pre-accordo sul divorzio del Regno Unito dall'Unione. L'intesa dovrebbe permettere ai Ventisette di dichiarare che vi sono stati “sufficienti progressi” su questo fronte, e quindi aprire trattative sul futuro rapporto di partenariato tra i due blocchi. “La sfida più difficile è dinanzi a noi”, ha avvertito il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
“La Commissione ha deciso di raccomandare al Consiglio europeo di concludere che sufficienti progressi sono stati compiuti nella prima fase delle trattative”, ha detto il presidente dell'esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker in una conferenza stampa stamani qui a Bruxelles. “La Commissione ritiene che vi siano sufficienti progressi nelle tre aree prioritarie: i diritti dei cittadini, il dialogo tra Irlanda del Nord e la Repubblica d'Irlanda e gli impegni finanziari di Londra”.
La trattativa si è svolta fino all'ultimo. E fino all'ultimo nessuno ha voluto prendere rischi sull'esito finale dei negoziati. Come detto, tre i nodi sul tappeto: il rapporto tra la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord; i diritti dei cittadini europei e britannici residenti rispettivamente in Gran Bretagna e nell'Unione; e gli impegni finanziari di Londra nei confronti di Bruxelles. Da mesi ormai le parti erano alle prese con un-pre accordo di divorzio indispensabile per passare alla fase successiva dei negoziati.
Sul fronte irlandese, “il Regno Unito ha ammesso la situazione unica sull'isola d'Irlanda e ha preso impegni siginificativi per evitare un confine invalicabile (hard border)”, ha detto il presidente Juncker. “I diritti dei cittadini comunitari residenti nel Regno Unito e britannici nell'Unione rimarranno tali anche dopo Brexit”. Sul versante finanziario, “il Regno Unito ha accettato di rispettare gli impegni presi a Ventotto”.
Nella sua conferenza stampa, il presidente Juncker ha avvertito che l'accordo annuciato ieri deve essere finalizzato: “Rimane ancora molto da fare (…) Dovrà essere approvato sia dal Parlamento britannico che dal Parlamento europeo”. La concitazione dell'ultimo minuto è dovuta al fatto che l'obiettivo delle parti era di chiudere il pre-accordo entro questa settimana per permettere ai Ventisette in un vertice della settimana prossima di aprire la fase delle trattative dedicata alla nascita di un futuro partenariato. Una pre-intesa era drammaticamente fallita lunedì scorso.
Riferendosi proprio al futuro accordo di partenariato, il presidente Juncker ha detto di sperare in una intesa “profonda” da raggiungere in un clima di “rinnovata fiducia reciproca”, lasciando intendere che le ultime trattative sono state particolarmente tese. Londra ha chiesto un periodo di transizione di due anni dopo l'uscita formale dall'Unione prevista nel marzo del 2019, richiesta confermata oggi nella stessa conferenza stampa a cui ha partecipato la premier britannica Theresa May.
Proprio a questo riguardo, il presidente Tusk ha preso atto del suggerimento della Commissione europea, e lasciato intendere che nel loro vertice di giovedì e venerdì prossimi daranno il via al negoziato sul futuro partenariato. Il Regno Unito ha stabilito che vuole uscire sia dal mercato unico che dall'unione doganale. L'ex premier polacco ha suggerito questa mattina in una dichiarazione alla stampa che le parti prima negozino il periodo di transizione e poi il futuro accordo di partenariato.
Nei due anni di transizione, secondo il presidente Tusk, il Regno Unito dovrebbe rispettare la legislazione europea, incluse le nuove leggi europee; gli impegni di bilancio, accettando nel contempo il controllo giudiziario a livello comunitario.
L'ex premier ha spiegato che intende suggerire ai Ventisette di dare mandato ai negoziatori perché queste trattative inizino “immediatamente”, anche per dare “certezze” alle imprese e ai cittadini sui due lati della Manica.
Pur soddisfatto dall'evoluzione delle trattative sul divorzio, il presidente del Consiglio europeo ha avvertito che “la sfida più difficile è dinanzi a noi”. Ha poi aggiunto: “Sappiamo che rompere una relazione è difficile. Ma rompere e costruire è ancora più difficile”. L'uomo politico ha ricordato che per permettere a tutte le istituzioni coinvolte di approvare i vari accordi in tempo per Brexit fissata per il 29 marzo 2019, le parti hanno meno di un anno per chiudere le trattative.
Fonte: qui
Nessun commento:
Posta un commento