9 dicembre forconi: Preparatevi ad una maxi-svalutazione cinese

martedì 7 novembre 2017

Preparatevi ad una maxi-svalutazione cinese


La Cina è un’economia relativamente aperta; quindi è soggetta alla Trinità Impossibile. La Cina ha anche cercato di raggiungere l’impossibile negli ultimi anni con risultati prevedibili.
A partire dal 2008 la Cina ha legato il suo tasso di cambio al dollaro USA. La Cina ha anche avuto una bilancia dei pagamenti aperta per consentire uno scambio libero di yuan per dollari e ha preferito una politica monetaria indipendente.
Il problema è che la Trinità Impossibile dice che non si possono avere tutte e tre le cose. Questo modello è stato convalidato diverse volte sin dal 2008, in quanto la Cina è inciampata in una serie di inversioni monetarie.
Per esempio, la Cina ha tentato l’impossibile nel 2008 con un peg col dollaro intorno a 6.80. È stato concluso bruscamente nel giugno 2010, quando la Cina ruppe il peg valutario e permise al tasso di cambio di passare da 6.82 a 6.05 a gennaio 2014 — un apprezzamento del 10%.
Questa rivalutazione dei tassi di cambio è avvenuta in risposta alle lamentele del Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Geithner, sulla “manipolazione valutaria” della Cina attraverso un peg basso col dollaro nel periodo 2008-2010.
Dopo il 2013, la Cina ha invertito il corso e ha perseguito una costante svalutazione dello yuan a partire da 6.05 a gennaio 2014 a 6.95 a dicembre 2016. Alla fine del 2016, lo yuan cinese era tornato dov’era quando gli Stati Uniti urlavano alla “manipolazione valutaria”.
Solo adesso c’è una nuova figura a puntare il dito contro la Cina. Il nuovo critico americano non è più il timido Tim Geithner, ma Donald Trump.
Durante tutta la sua campagna elettorale Trump ha minacciato di etichettare la Cina un manipolatore di valuta. Una volta che Trump è stato eletto, la Cina si è impegnata in una politica di riconciliazione monetaria.
La Cina ha sostenuto la sua moneta con un peg leggero. La fascia di negoziazione è stata particolarmente ristretta nella prima metà del 2017, intorno a 6.85.
A differenza del peg 2008-2010, la Cina ha parzialmente evitato la Trinità Impossibile chiudendo la bilancia dei pagamenti e aumentando i tassi insieme alla FED, abbandonando così la sua politica monetaria indipendente.
Questo anche in contrasto con il suo comportamento quando s’è trovata di fronte al fallimento nel voler battere la Trinità Impossibile. Nel 2015 la Cina vi è sfuggita non chiudendo la bilancia dei pagamenti, ma spezzando il peg monetario.
Nell’agosto 2015 la Cina ha progettato una svalutazione improvvisa dello yuan. Il dollaro ha guadagnato il 3% in due giorni.
I risultati sono stati disastrosi.
Le azioni statunitensi sono calate dell’11% in poche settimane. C’era una minaccia di contagio finanziario globale e una crisi di liquidità, evitate però dalla decisione della FED: spostare il “rialzo” del tasso d’interesse degli Stati Uniti dal settembre 2015 al dicembre successivo.
La Cina ha condotto un’altra svalutazione dal novembre al dicembre 2015. Questa volta la Cina non ha perseguito un attacco furtivo, ma ha eseguito la svalutazione a piccoli passi.
I risultati sono stati altrettanto disastrosi, come il precedente agosto. Le azioni statunitensi sono calate dell’11% dal 1° gennaio 2016 al 10 febbraio 2016. Ancora una volta, una crisi è stata evitata solo da una decisione della FED di ritardare il rialzo del tasso d’interesse da marzo e giugno 2016.
L’impatto che queste due precedenti svalutazioni hanno avuto sul tasso di cambio è mostrato nel grafico qui sotto.
A metà di quest’anno, l’amministrazione Trump s’è lamentata ancora una volta della manipolazione della valuta cinese. Ciò parzialmente in risposta alla mancanza di volontà della Cina di aiutare gli Stati Uniti a trattare con la Corea del Nord riguardo i suoi programmi nucleari e missilistici.
Da parte sua, la Cina non ha voluto una guerra commerciale o monetaria con gli Stati Uniti prima del congresso nazionale del partito comunista cinese. Il presidente Xi Jinping gioca un delicato gioco politico interno e non vuole agitare le acque a livello di relazioni internazionali. La Cina s’è nuovamente riconciliata con gli USA consentendo al tasso di cambio di salire da 6.90 a 6.45 la scorsa estate.
La Cina è sfuggita alla Trinità Impossibile nel 2015 svalutando la propria valuta. La Cina vi è sfuggita nuovamente nel 2017 chiudendo parzialmente la bilancia dei pagamenti, aumentando i tassi d’interesse e permettendo allo yuan di apprezzarsi rispetto al dollaro, così da rompere il peg del tasso di cambio.
Il problema per la Cina è che queste soluzioni sono tutte insostenibili. La Cina non può tenere chiusa la bilancia dei pagamenti senza danneggiare gli afflussi di capitale vitali. 
Chi investirà in Cina se non si possono portare fuori i soldi?
Inoltre la Cina non è in grado di mantenere i tassi d’interesse elevati, perché i relativi costi manderanno in bancarotta le imprese statali insolventi e porteranno ad un aumento della disoccupazione, fatto socialmente destabilizzante.
La Cina non può mantenere uno yuan forte, perché ciò danneggerà le esportazioni, i lavori connessi al settore dell’export e provocherà un’importazione della deflazione attraverso prezzi più bassi delle importazioni. Una moneta artificialmente inflazionata consente inoltre di scaricare le riserve di valuta estera necessarie per mantenere il peg.
Dal momento che la Trinità Impossibile è veramente impossibile nel lungo periodo e poiché le soluzioni correnti della Cina non sono sostenibili, cosa può fare per risolvere il suo triplice problema politico?
Il percorso più ovvio, e quello che probabilmente verrà attuato, è una maxi-svalutazione dello yuan a circa 7.95 o più giù.
Questo percorso interromperebbe i flussi in uscita dei capitali, perché essi sono guidati dalle paure di una svalutazione. Una volta che la svalutazione entra in vigore, non c’è più alcuna urgenza di portare fuori i soldi dalla Cina. Infatti nuovi fondi dovrebbero iniziare ad entrare, per approfittare dei prezzi molto bassi in valuta locale.
Ci sono primi segnali che questa politica di svalutazione sia già in atto. Lo yuan è sceso notevolmente il mese scorso, da 6.45 a 6.62. Questa assomiglia ad una svalutazione furtiva, ma un po’ più aggressiva rispetto a quella nel 2015.
Anche la situazione geopolitica è matura per una svalutazione cinese. Una volta che il congresso nazionale del partito terminerà a fine ottobre, il presidente Xi avrà assicurato le sue ambizioni politiche e non avrà più bisogno di evitare di agitare le acque.
La Cina non ha avuto un grande impatto sulle ambizioni nucleari della Corea del Nord. Mentre la guerra tra la Corea del Nord e gli USA si avvicina, né la Cina né gli Stati Uniti avranno un incentivo vicendevole per cooperare tra loro su questioni commerciali bilaterali e monetarie.
Trump e Xi stanno preparando un approccio ad una guerra commerciale e ad una rinnovata guerra tra valute. Una maxi-svalutazione dello yuan è l’arma più potente di Xi.
Infine le contraddizioni interne della Cina stanno raggiungendo il punto di saturazione. La Cina deve affrontare un sistema bancario insolvente, una bolla immobiliare ed un sistema Ponzi di gestione patrimoniale da $1,000 miliardi.
Un yuan molto più debole darebbe alla Cina un certo spazio di manovra, cercando di utilizzare il denaro fiat per attutire alcuni di questi problemi.
Svalutazioni meno pesanti dello yuan hanno portato a crash delle azioni degli Stati Uniti. Cosa significherà una nuova maxi-svalutazione per gli USA?
Potremmo avere una risposta abbastanza presto.
Saluti,
[*] traduzione di Francesco Simoncellihttps://francescosimoncelli.blogspot.it

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