9 dicembre forconi: NON AVETE SAPUTO DEL “JAN PALACH” FRANCESE

venerdì 15 novembre 2019

NON AVETE SAPUTO DEL “JAN PALACH” FRANCESE

Poiché   ho  vito che  il TG5  (ormai Tg-Carfagna)  ha dedicato un lungo servizio ai disordini di Hong Kong  dei “giovani” che chiedono “la democrazia”,   non ha avuto modo né tempo di mostrare come la  democrazia  sta funzionando a Parigi.


Lo studente Jan Palach si diede fuoco a Praga il 19 gennaio 1969, per denunciare il comunismo e la invasione sovietica.  E’  successo anche a Lione.


Soprattutto,  le tv italiane non hanno dato la seguente notizia:
a Lione, uno studente di 22 anni s’è dato fuoco davanti alla residenza universitaria dove abitava, sulla pubblica strada, in  pieno giorno. Ha lasciato  sui social la sua motivazione: una denuncia in piena  regola, lucida e atroce, del massacro sociale,  la povertà, la mancanza di prospettive di cui è responsabile la svalutazione salariale imposta dalla UE e dall’euro.
Lyon : un étudiant «brûlé à 90%» après s’être immolé par le feu en pleine rue


“Mi hanno ucciso Macron, Sarkozy, Hollande e la UE”

Traduco il suo disperato messaggio:
Oggi commetto l’irreparabile. Scelgo l’edificio universitario non a caso:  ho preso di mira un luogo politico, il ministero della ricerca e dell’università e per l’estensione il governo.
Racconta che, non avendo superato un esame, ha perso  la borsa di studio. “Ma anche quando l’avevo, 450 euro  al mese, bastano per vivere?
[…]
E dopo questi studi, quanto tempo dovremo  lavorare e pagare i contributi per una pensione decente? E avremo la possibilità di pagare i contributi, con la disoccupazione di massa?
E fa sua la richiesta del sindacato studentesco socialista: salario a vita e riduzione a 32 ore dell’ lavoro (una storica rivendicazione  socialista francese: “lavorare meno per lavorare tutti”).
Prosegue:  “Lottiamo contro l’ascesa del fascismo che non fa che dividerci, e del liberalismo che crea le ineguaglianze.
Io accuso Macron, Hollande, Sarkozy e la UE di avermi ucciso   creando  questa incertezza sul futuro  di tutti noi,  accuso anche Le Pen e gli editorialisti di aver creato paure secondarie.
Il mio ultimo desiderio  è che i compagni  continuino la lotta. Viva il socialismo, viva l’autogestione, viva la sicurezza sociale”.
Ora,  provate solo a immaginare se uno studente si fosse dato fuoco in una piazza di Mosca o davanti all’università di Pechino o Hong Kong: riuscite  solo a farvi un’idea dell’immenso clamore mediatico, del piagnisteo universale contro “le dittature”,  della risonanza politica internazionale che questo tremendo evento  avrebbe? Avete solo un’idea della glorificazione  che i media  farebbero dello studente auto-immolatosi “per la libertà”?  Le tv ci racconterebbero tutto della sua vita, mostrerebbero tutte  le  sue foto,  intervisterebbero la madre affranta, darebbero voce ai compagni e alle  loro rivendicazioni ed atti d’accusa contro i governi; in breve, ne farebbero un eroe e un santo.
Ah, se solo fosse  accaduto a Mosca! Quante lezioni morali ci avrebbero impartito gli editorialisti di grido sui mali dei regimi  illiberali!. Quanti  inviati sarebbero  stati mandati sul  posto!  Invece è accaduto a Lione, e l’auto-immolato ha accusato Macron e la UE.  Sicché, di questo Jan Palach  europeo non sappiamo nemmeno il nome –  né i media francesi, né ovviamente il regime di Parigi  l’hanno comunicato. Sappiamo solo che l’anonimo, con ustioni sul 90% del corpo, fino all’altro ieri lottava tra la vita e la morte in un ospedale .
Lo sappiamo dal comunicato di solidarietà del sindacato studentesco di cui la vittima faceva parte, che ha come titolo: La precarietà distrugge le nostre vite.
E  questa precarietà sta crescendo, e stroncando le speranze di interi settori della società. Per   il complesso delle riforme austeritarie imposte in queste stesse settimane da Macron, “l’aumento del 12% per cento degli emolumenti nei primi in cordata viene compensato – fortunatamente – dal  taglio del 15% delle indennità  di disoccupazione;  che per i “quadri” licenziati per delocalizzazione delle loro aziende, sale a -30%”,  notifica sarcastico l’economista Philippe Béchade (fondatore del think tank alternativo Econoclastes).
L’idea di Macron  è infatti che i sussidi di disoccupazione erano troppo grassi, e quindi  non invogliavano disoccupati a cercare un lavoro qualunque, anche a 450 euro  – come i minijob tedeschi.
Insomma non aggredisce la disoccupazione, aggredisce i disoccupati”,  sunteggia Thomas Portes, responsabile del collettivo ferrovieri “ex PCF”, ossia  che votavano comunista. “E  questo, mentre i padroni del CAC 40 (le prime multinazionali quotate a Parigi) intascano  277 il salario minimo.
Ogni settore sociale è ferito. Nel 2017, il  20% degli agricoltori francesi “non hanno avuto alcun reddito”,  per la pressione dei prezzi al ribasso operato dalla grande distribuzione , la concorrenza mondiale,  l’euro sopravvalutato per i prodotti agricoli europei.
Per di più, gli agricoltori senza reddito sono stra-indebitati con le banche. Ogni due giorni si uccide un agricoltore francese,  un sinistro  crescendo che si avvicina alla marea di suicidi dei poliziotti; e a cui hanno cominciato ad adeguarsi anche gli insegnanti, che si tolgono la vita perché i giganteschi figli degli immigrati,  loro studenti,  non riconoscono la loro autorità e spesso li malmenano fisicamente (girano video di questi  fatti).
In questa  il “filosofo e saggista”   Pascal Bruckner invita Macron ad alzare  l’età  della pensione a 70 anni, onde anche i decrepiti possano godere dello “stato indiano della vita” di cui lui ci comunica di godere, grazie alla sua ricetta: “Amare, filosofare, e lavorare”.  
Quando si sa che Bruckner è espressione dei poteri forti ora dominanti ci porta alla certezza che questa Europa che schiaccia i poveri, soddisfa completamente i signori del discorso servile all'Elite fallita ed usuraia  – come in  Italia.


“Il debito è un costrutto artificiale creato dalle banche col consenso degli stati per spogliare i popoli e farne i loro schiavi” (un socialista di una volta)

Che di  questa immane tragedia sociale a  cui i francesi si rivoltano e che denunciano,  la UE, l’euro e la sua logica sia la causa prima, lo ha spiegato Mario Draghi in questo video messo in onda da Byoblu
Nell’euro, “i paesi che hanno perso la possibilità di svalutare  la moneta” non devono far altro che “la  svalutazione interna”: ossia svalutare i salari, avvicinandosi a quello “giusto” per lor signori, sui 450 al mese.

Quello che il rettiliano constata come un fatto oggettivo,  e che la sua anima sopporta benissimo (lui i salari li ha avuti sempre più alti, adesso  è miliardario) e senza sofferenza, che riferisce freddamente, mostra come  non riesca nemmeno a  cogliere l’effetto che ha su interi popoli popoli la prospettiva di impoverimento e precarietà: un effetto di arretramento della civiltà, della cultura anche scientifica , delle conoscenze, e  insomma quell’arretramento epocale dell’Europa  – un tempo faro dell’intelligenza  creativa –   nel mondo  rispetto a Usa e Cina .
L’anonimo studente che si è dato fuoco a Lione ha capito meglio di  questo genio tecnocratico e freddo mostro  la gabbia in cui ci hanno rinchiuso,e  che ci uccide. Non ne sappiamo nemmeno il nome.
12 Novembre 2019
Fonte: qui

Studente si immola contro la precarietà, cresce la rabbia degli universitari francesi

Sistema scolastico. La protesta si è sparsa a macchia d’olio dopo che un ragazzo di 22 anni si è dato fuoco davanti all’università di Lione II. Sabato si torna in piazza con i gilet gialli e il 5 dicembre accanto ai ferrovieri

Manifestazione degli studenti davanti al palazzo del Crous a Lione 
Manifestazione degli studenti davanti al palazzo del Crous a Lione © Afp

Un terribile dramma ha portato sotto gli occhi di tutti le difficoltà della precarizzazione della vita degli studenti: un giovane di 22 anni, Anas Kournif, iscritto a scienze politiche all’università di Lione 2, venerdì scorso si è dato fuoco di fronte al Crous, l’opera universitaria che si occupa della vita degli studenti. Ieri era ancora tra la vita e la morte, con il corpo bruciato al 90%. Ha lasciato una dichiarazione per spiegare il suo gesto. Aveva perso la borsa di studio e l’alloggio perché aveva fallito, per due volte di seguito, il secondo anno di licenza (laurea breve): «Accuso Macron, Hollande, Sarkozy e l’Ue di avermi ucciso, creando incertezza sul futuro di tutti/e», ha scritto denunciando più in generale le condizioni di vita promesse dalla società capitalista. Il messaggio si conclude con «viva il socialismo, viva l’autogestione e la Sécu (protezione sociale)». Anas è un militante del sindacato studentesco Solidaires, che ha paragonato il suo gesto ad altri suicidi che si sono immolati con il fuoco nella storia, da Mohamed Bouazizi, il ragazzo tunisino che nel 2011 ha fatto esplodere la primavera araba fino ad esempi più lontani, Jan Palach nel ’68 a Praga o un monaco buddista in Vietnam nel ’63.

Secondo l’Osservatorio della vita studentesca, solo il 45% degli studenti universitari francesi ha abbastanza soldi per vivere, mentre il 22% deve far fronte a importanti difficoltà finanziarie (dati 2016). I diritti di iscrizione sono bassi in Francia (174 euro l’anno), ma il livello delle borse non è alto (tra i mille e i 5.600 euro l’anno), ne sono beneficiari 712mila studenti, pari all’incirca a un terzo degli iscritti.
Ieri, i sindacati degli studenti sono stati ricevuti dal sottosegretario Gabriel Attal: chiedono delle risposte precise, un aumento delle borse di studio almeno del 20% e, per l’Unef (Union Nationale des Étudiants de France), l’istituzione di uno “statuto” dello studente, che permetta di garantire l’autonomia rispetto alla famiglia, per quanto riguarda casa, salute, trasporti (l’Rsa, il reddito di solidarietà, è versato solo a chi ha più di 25 anni). Solidaires denuncia: «La precarietà distrugge le nostre vite». Tra i principali problemi c’è l’alloggio, mancano posti nei collegi universitari e gli studenti sono obbligati a rivolgersi al mercato privato, carissimo nelle grandi città (l’Apl, assegno personalizzato per la casa, non copre le spese).
Ieri, l’università di Lione 2 è stata riaperta, dopo essere stata occupata brevemente nei giorni precedenti. Gli studenti saranno presenti alla giornata di protesta del 5 dicembre, organizzata dai ferrovieri e dai lavoratori dei trasporti pubblici (contro la riforma delle pensioni), ma dovrebbero già partecipare questo fine settimana alle manifestazioni in occasione dell’anniversario dell’inizio della protesta dei gilet gialli, il 17 novembre 2018. Ci sono già stati momenti di tensione, martedì, a Parigi (dove è stato divelto un cancello del ministero della Ricerca e dell’Insegnamento superiore) e a Lille (dove è stato impedito all’ex presidente François Hollande di tenere una conferenza e sono stati strappati esemplari del suo ultimo libro).
Il governo è in difficoltà, teme la somma delle collere, tra protesta negli ospedali, ritorno dei gilet gialli e indignazione degli studenti. Così, nel governo hanno cercato di negare il significato politico del gesto disperato di Anas. Bisogna essere «molto prudenti» ha affermato la portavoce, Sibet N’Diaye, che nel 2005 aveva partecipato come studentessa al movimento contro il Cpe.

Fonte: qui

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