La Sea Watch ha provato ad entrare nel porto di Lampedusa ma è stata bloccata dalle autorità italiane. "Questa mattina - informa la portavoce della ong, Giorgia Linardi - la nave ha comunicato con le autorità informandole che erano trascorse ormai 24 ore dalla dichiarazione dello stato di necessità che la ha costretta all'ingresso nelle acque territoriali. Alle 14.16, non avendo ricevuto nessuna comunicazione o assistenza, ha proceduto verso il porto. Ma a circa un miglio le è stato intimato di spegnere i motori. La nave ora è ferma a un miglio dall'ingresso nel porto.
Il tentativo di forzare l'ingresso al porto è stato bloccato da una motovedetta della Guardia di finanza. Gli uomini delle Fiamme gialle, dopo aver fatto spegnere i motori dell'imbarcazione, sono saliti a bordo della nave per parlare con la comandante Carola Rackete, tedesca di 31 anni. La nave è adesso ferma a meno di un miglio dal porto, in attesa di ulteriori sviluppi. La Finanza ha controllato i documenti della nave e i passaporti dell’equipaggio. "Aspettano istruzioni" ha spiegato la comandante della nave, circondata in mare da alcune motovedette della Guardia Costiera che controllano lo specchio d'acqua. Carabinieri e polizia continuano a controllare la banchina del porto: si attendono sviluppi per le prossime ore. Giornata convulsa quindi sulla Sea Watch 3. "A bordo c'è disperazione" tra i naufraghi da due settimane in mare. "Qualcuno ha minacciato di buttarsi in acqua. Abbiamo aspettato una notte, non possiamo aspettare ancora", fanno sapere dalla ong.
E' scontro con l'Olanda
Le aperture dall'Europa non arrivano. Anzi, l'Olanda - Stato di bandiera della Sea Watch - chiude la porta in faccia all'Italia. "Condividiamo le preoccupazioni riguardo alle azioni della nave - fa sapere la ministra olandese alle migrazioni Ankie Broekers-Knol - ma non significa che prenderemo anche i migranti". "Con il governo olandese non finisce qui". Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini, dopo la presa di posizione dell'Olanda che non è disponibile ad accogliere i migranti ospitati a bordo della Sea Watch 3. "Vorrei vedere cosa direbbero se ci fosse una nave italiana che si fa gli affari suoi davanti al porto di Rotterdam", ha aggiunto Salvini, ribadendo che "chi aiuta i trafficanti di esseri umani ne paga le conseguenze". Mentre Conte ha in programma un incontro con il collega olandese Rutte: "lo inviterò a valutare il comportamento di una nave che batte bandiera di quel Paese". Ed il premier ha nel mirino anche Carola Rackete, il cui comportamento, osserva, "è di una gravità inaudita. A questo punto la responsabilità non è più della politica ma della magistratura italiana".
L'esposto alla procura di Agrigento
Proprio ai magistrati della procura agrigentina si sono rivolti i legali di Sea Watch con un esposto affinchè si valutino "eventuali condotte di rilevanza penale" da parte delle "autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso" e per chiedere che venga valutata "l'adozione di tutte le misure necessarie" per consentire lo sbarco dei migranti "e porre fine alla situazione di gravissimo disagio" cui sono sottoposti. Ma, mentre il caso Sea Watch è un vero affare di Stato e le forze dell'ordine sono schierate per impedire la discesa a terra dei migranti soccorsi, a Lampedusa continuano ad arrivare indisturbati i barchini dei cosiddetti 'sbarchi fantasma': in una settimana oltre 150 persone sono giunte sull'isola nonostante la politica dei porti chiusi.
Delegazione parlamentari a bordo
Nel frattempo sulla nave sono saliti anche alcuni parlamentari decisi a portare solidarietà: Graziano Delrio, Matteo Orfini e Davide Faraone del Pd, Riccardo Magi (+Europa) e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana). Ed un gruppo di giornalisti. Mentre questi ultimi vengono poi riportati a terra, i parlamentari restano a bordo. "Non scendiamo finchè non scendono anche i migranti". Ed il braccio di ferro continua,mentre il titolare del Viminale irride i 5 parlamentari: "prendano il sole, si godano la vacanza, chi se ne frega".
L'ong: la situazione si sta sbloccando
"Probabilmente la situazione si sta sbloccando". Così Sea Watch in un tweet, dove viene postato anche un video della visita a bordo degli uomini della Guardia di finanza mentre parlano con la comandante Carola Rackete. Nel breve filmato si vedono tre militari della Guardia di finanza che entrano nella cabina di comando della nave; uno di loro si rivolge a Rackete: "i nostri superiori ci hanno detto di pazientare da parte vostra perchè probabilmente si sta sbloccando la situazione". "Ok", risponde la comandante.
Salvini: "Fanno politica sulla pelle di 42 persone"
La comandante della nave, Carola Rackete, ieri aveva deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque territoriali con l'intenzione di sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia. "Sea Watch ha fatto la sua battaglia politica sulla pelle di 42 persone. In 15 giorni sarebbero arrivati in Olanda due volte. Hanno rifiutato i porti sicuri più vicini. Le Ong aiutano trafficanti di esseri umani", scrive Matteo Salvini in un tweet. E in altri due sottolinea. "Non assecondo chi aiuta gli scafisti che con i soldi degli immigrati poi si comprano armi e droga". E "non permetto che siano Ong straniere a dettare le leggi sui confini nazionali di un Paese come l'Italia".
La vicenda
Al quattordicesimo giorno in mezzo al mare, la terra è ormai ad un passo per i 42 migranti della Sea Watch 3. Ma non possono ancora toccarla. Carola Rackete, la giovane capitana, alle 14 rompe gli indugi, dirige il timone verso Lampedusa ed entra in acque italiane ignorando l'alt delle motovedette della Guardia di finanza. "So cosa rischio - dice la donna - ma non ho scelta. I naufraghi sono allo stremo. Li porto in salvo". "Non sbarcheranno, schiero la forza pubblica. Ora mi aspetto che qualcuno emetta un ordine di arresto", la risposta del ministro Matteo Salvini.
La commissione europea
A Bruxelles, la Commissione europea è in contatto con gli Stati per distribuire le persone salvate. Palazzo Chigi, intanto, ha avviato "iniziative formali" per verificare omissioni dell'Olanda, Stato di bandiera della nave. Il braccio di ferro tra l'Italia e la nave della ong tedesca, si trasferisce così dalle acque internazionali ad appena fuori dal porto di Lampedusa. "In 14 giorni - lamenta Sea Watch - nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l'Europa ci ha abbandonati. La nostra comandante non ha scelta".
"Questa mattina - aveva scritto in precedenza la Sea Watch - abbiamo comunicato ai naufraghi la decisone della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell'Europa, dei loro diritti umani".
"Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia", scrive in un tweet e su Fb la ong tedesca invitando a donare al fondo per l'assistenza legale di Sea Watch per "aiutare Carola a difendere i diritti umani ".
"Il comandante ha deciso di entrare a Lampedusa? Sappia - tuona - che l'autorizzazione allo sbarco non c'è, schiero la forza pubblica, il diritto alla difesa dei nostri confini è sacro". Il ministro Salvini ne ha per tutti, la giovane Carola, definita "sbruffoncella che fa politica sulla pelle dei migranti pagata da chissà chi. Dice di esser nata bianca, ricca e tedesca, ma perchè deve venire a rompere le palle a noi?"; l'Olanda, "che se ne fotte di quello che fa una nave con la sua bandiera. E' una provocazione e un atto ostile, ci aspettiamo che si facciano carico loro degli immigrati a bordo"; la Germania, che "non ha fatto nulla". E Bruxelles, "che si fa viva solo quando c'è da batter cassa".
La politica si divide
La sinistra solidarizza, con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che chiede un incontro la premier Conte per "affrontare in maniera seria, responsabile e istituzionale evitando di offrire al Paese questo osceno teatrino indegno di un Paese civile". L'altro vicepremier Luigi Di Maio, è sulla linea del leader leghista. "Come mai - chiede - la Sea Watch neanche prova più ad avvicinarsi a Malta o alla Grecia? Non fa notizia. Hanno preferito restare 14 giorni a largo delle nostre coste anziché chiedere a La Valletta, Madrid o Atene lo sbarco. I governi di questi Paesi sono forze politiche tradizionali Ue. Se uno dei popolari o dei democratici ti nega lo sbarco, i media neanche ne parlano, se lo fa il Governo italiano si mette in moto il carosello. La Sea Watch si fa pubblicità e raccoglie più fondi, così può ripartire. Ma se dovremo passare tutta l'estate a litigare con le Ong - avverte - abbiamo già perso".
TRAVAGLIO FA NERA LA SEA WATCH E LA SUA CAPITANA: “HA VIOLATO UNA SERIE INNUMEREVOLE DI NORME ITALIANE E INTERNAZIONALI, IL CHE NON LE VERREBBE CONSENTITO DA ALCUNO STATO DI DIRITTO DEL MONDO LIBERO
SULLA PELLE DEI MIGRANTI, USATI COME OSTAGGI E SCUDI UMANI, SI STA GIOCANDO UNA LUNGA, CINICA E IPOCRITA GARA TUTTA POLITICA. ANCHE IN EUROPA, CHE STA A GUARDARE. NESSUNO CI VENGA A RACCONTARE CHE DA UNA PARTE CI SONO I BUONI E DALL'ALTRA GLI ITALIANI XENOFOBI. O CHE UN GOVERNO NON HA…”
[…] Dopo 14 giorni di navigazione nel Mediterraneo, approda sulle coste italiane la nave SeaWatch-3, di proprietà di un'ong privata tedesca ma battente bandiera olandese, carica di 42 profughi raccolti in acque libiche. In origine erano 52, ma 10 - quelli in pericolo - sono già sbarcati in Italia il 15 giugno.
CAROLA RACKETE
Il natante, guidato dalla capitana tedesca Carola Rackete, ha violato una serie innumerevole di norme italiane e internazionali, il che non le verrebbe consentito da alcuno Stato di diritto del mondo libero. Nel 2017 non ha firmato il Codice di autoregolamentazione del ministro dell'Interno Pd Marco Minniti, regolarmente siglato da altre ong, per farla finita col Far West nel Mediterraneo (migliaia di sbarchi e di morti). S'è addentrata nella zona di ricerca e soccorso libica, competenza della Guardia costiera di Tripoli.
SEA WATCH SALVINI
Avrebbe dovuto far rotta sul porto sicuro più vicino: cioè in Tunisia o a Malta. Invece ha scientemente deciso di proseguire fino a Lampedusa, per creare l'ennesimo incidente in polemica con le politiche migratorie del governo italiano, secondo il copione collaudato da altre navi della stessa Ong (una saga a puntate: Sea Watch-1, 2, 3 e così via).
Il governo ha negato il permesso di ingresso nelle acque territoriali e poi di sbarco nel porto. La capitana Carola, subito idolatrata da una sinistra a corto di idee e simboli, se n' è infischiata. Prima ha tentato di far annullare l' alt dal Tar: ricorso respinto. Poi di farsi autorizzare in via provvisoria e urgente dalla Corte dei diritti dell' uomo di Strasburgo.
CAROLA RACKETE
Che però le ha dato torto, per la seconda volta (il diritto allo sbarco in Italia era già stato negato il 29 gennaio a un'altra Sea Watch con 49 migranti): il provvedimento provvisorio di sbarco, in deroga agli ordini di un governo, può essere adottato solo "nei casi eccezionali in cui i richiedenti sarebbero esposti - in assenza di tali misure - a un vero e proprio rischio di danni irreparabili".
E fortunatamente non è questa la situazione degli ospiti della SeaWatch-3 dopo la discesa delle tre famiglie con bimbi e donne incinte. Certo - precisa la Corte - il governo deve "continuare a fornire tutta l'assistenza necessaria alle persone in situazione di vulnerabilità per età o stato di salute". Ma non esiste un diritto di accesso alle acque territoriali di uno Stato in violazione delle sue norme, salvo appunto per gravi motivi di salute, senza i quali la nave che ha compiuto il salvataggio (in questo caso, un'estensione del territorio olandese) è essa stessa un luogo sicuro per i naufraghi.
MIGRANTI SEA WATCH
A quel punto, siccome il tribunale italiano e quello comunitario le han dato torto, la capitana ha calpestato entrambe le sentenze. E l'ordine di fermarsi della Guardia Costiera e di Finanza. E s' è affacciata su Lampedusa sventolando una causa di forza maggiore già esclusa da Strasburgo: la salute dei migranti dopo 14 giorni di navigazione (che sarebbero stati molti meno se fosse andata dove doveva: Tunisia o Malta).
CAROLA RACKETE SALVINI
Quel che pensiamo su questa ennesima guerra delle opposte propagande fra alcune Ong e il governo italiano lo scriviamo da sempre: sulla pelle dei migranti, usati come ostaggi e scudi umani, si sta giocando una lunga, cinica e ipocrita gara tutta politica. Anche e soprattutto nella cosiddetta Europa, che sta a guardare. Sul piano umanitario, è fin troppo evidente che - stando così le cose - quei 42 disperati devono sbarcare in Italia, com' è sempre avvenuto, anche sotto il ministro della Cattiveria di un governo tacciato di fascismo e razzismo da chi in casa propria fa ben di peggio.
SEA WATCH
Ma nessuno ci venga a raccontare che da una parte ci sono i buoni (l' eroica capitana) e dall' altra i cattivi (gli italiani xenofobi). O che un governo non ha il diritto-dovere di proteggere i confini da chi vorrebbe decidere le sue politiche migratorie dalla tolda di una nave tedesca con bandierina olandese. E di indicare l' unica via d' accesso all' Italia per chi ha diritto all' asilo: quella dei corridoi umanitari. Cioè, parlando con pardon, la via legale. Fonte: qui
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