IL LEADER DELLA LEGA LO HA DENUNCIATO PER APPROPRIAZIONE
MA IL TESORIERE CHE HA PRESO IL POSTO DI BELSITO, STEFANO STEFANI, DICE CHE MARONI E SALVINI ‘SAPEVANO TUTTO. I SOLDI RIMASTI IN CASSA DOPO LE DIMISSIONI DI BOSSI FURONO USATI PER COSTOSE CAMPAGNE E CONSULENTI DI MARONI. MA IO NON CONTAVO UN CA**O…’’
LEGA: SALVINI QUERELA BELSITO PER APPROPRIAZIONE
(ANSA) - Matteo Salvini, come leader della Lega, stamani, tramite i suoi legali, ha depositato nella cancelleria della Corte d'Appello di Milano una querela nei confronti dell'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, imputato per appropriazione indebita con Umberto Bossi e il figlio Renzo, 'Il Trota', per aver usato i fondi del partito per fini privati. La denuncia è indispensabile per celebrare il dibattimento in quanto per il reato contestato, in base alle nuove norme, non si può più procedere d'ufficio.
FONDI LEGA: L'EX TESORIERE,'MARONI E SALVINI SAPEVANO TUTTO'
(ANSA) - "Feci presente più volte a Maroni e Salvini, sia in pubblico che in privato, che si stava spendendo troppo e troppo in fretta", ma alla fine "nessuno, all'interno del Consiglio federale, si oppose a questa politica. Tantomeno Salvini, che all'epoca aspettava solo di diventare segretario". Così Stefano Stefani, ex tesoriere della Lega ai tempi della segreteria di Roberto Maroni e successore di Francesco Belsito, si difende chiarendo la sua posizione rispetto al boom di spese del partito, al centro di indagini della magistratura che ieri ha confermato la confisca dei beni per 49 milioni.
Stefani l'ha raccontato in un'intervista a The Post Internazionale, terza puntata di un'inchiesta sul tema. "Parte dei 40 milioni rimasti in cassa dopo le dimissioni di Bossi (frutto, almeno parzialmente, dei rimborsi elettorali nel mirino della magistratura) sarebbero stati spesi in modo ingiustificato - spiega l'ex tesoriere - assumendo costosissimi professionisti esterni 'amici di Maroni' e finanziando la campagna elettorale del futuro governatore della Regione Lombardia". E continua: "Feci presente più volte a Maroni e Salvini che si stava spendendo troppo e troppo in fretta. Nessuno, all'interno del Consiglio Federale, si oppose a questa politica". Ma conclude: "Io non contavo un cazzo, ero un mero esecutore".
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