9 dicembre forconi: Ma di questa recessione globale, ne vogliamo parlare?

domenica 11 novembre 2018

Ma di questa recessione globale, ne vogliamo parlare?



Dicono che di liquidità si disponga in abbondanza, quando non se ne ha bisogno, salvo scomparire, quando se ne necessita.

Dicono che di liquidità si disponga in abbondanza, quando non se ne ha bisogno, salvo scomparire, quando se ne necessita. Un po’ come il vecchio aforisma ricondotto a Mark Twain, secondo cui «il banchiere è colui che vi presta l’ombrello quando c’è il sole, e lo rivuole indietro appena incomincia a piovere».

Di metafora in metafora, si arriva al tema in oggetto. L’ultima recessione ufficiale, negli Stati Uniti, è stata conclamata dal NBER a dicembre 2008: un anno dopo il suo inizio, e quando verosimilmente l’impatto maggiore sui conti pubblici e soprattutto privati era già stato avvertito. Poiché nessuno può pensare di disporre di strumenti più raffinati di quelli in dotazione a un esercito di PhD, prevedere le recessioni in anticipo sarebbe esercizio futile.

Eppure ci sono degli indicatori macroeconomici, che perlomeno ci avvertono del montare delle nubi all’orizzonte. Uno di questi è l’Economic Data Change Index: che misura, in ogni momento, per una data economia, lo scostamento dei dati macro registrati rispetto alla media degli ultimi dodici mesi. In questo modo si normalizza il flusso di dati, standardizzandolo, e percependo immediatamente se il ciclo economico si colloca su livelli superiore, o inferiore, rispetto al normale.

A livello globale, l’EDCI si colloca in questo momento in vistoso territorio negativo. La circostanza passa perlopiù inosservata, ma risulta avallata da altre rilevazioni. Ned Davis Research, per esempio, stima una probabilità superiore all’80% che l’economia globale vada incontro a una recessione.

Magari la questione è perlopiù terminologica. Insomma, bisogna capirsi: un’espansione del PIL dell’1.25%, al netto dell’inflazione, è manna dal cielo per l’Italia o in questo momento per il Regno Unito. Ma è insoddisfacente per gli Stati Uniti, tarati per crescere di almeno 50 punti base di più. Difficilmente la Cina o le altre economie emergenti sperimenteranno una contrazione del PIL. Ma un’economia che cresca a Pechino di meno del 5% farebbe certamente notizia, e farebbe montare una preoccupante insoddisfazione popolare.

Detto questo, l’EDCI citato si colloca oggi ben sotto i -75 punti. Come giudicare questo dato? Notiamo che la recessione del 2007-9 fu preceduta da una lettura di questo tipo

Anche la crisi economica dell’Eurozona di inizio decennio è stata tempestivamente segnalata da un EDCI globale in territorio negativo. La recessione globale che l’OCSE temporizza fra il 2015 e il 2016, e che trovò origine in una combinazione di pressioni deflazionistiche di origine cinese e di prematurità nel restringimento monetario in Cina, vide l’EDCI scivolare sotto la soglia rilevante dei -75 punti.
Fonte: qui

Wall Street: previsto tonfo del 40%

Le previsioni degli esperti sul prossimo futuro di Wall Street vedono nero: si prospetta un tonfo del 40%

Wall Street: previsto tonfo del 40%
Il mercato azionario statunitense è sull’orlo del precipizio.
A dirlo nientemeno che David Stockman, direttore dell’Office of Management and Budget durante la presidenza Reagan e ormai famoso osservatore di Wall Street.
I listini americani, per dirla con le sue stesse parole, potrebbero presto crollare del 40% scrivendo la parola fine su un mercato rialzista apparso ormai come irrefrenabile.

Wall Street in recessione? Le previsioni

“Il fair value dell’S&P in recessione è molto al di sotto di quota 2.000 e 1.500”,
ha affermato, proprio nel momento in cui l’indice principale di Wall Street ha continuato la salita sopra i 2.700 punti.
Non è la prima volta che Stockman lancia un avvertimento simile sul mercato azionario. In questo caso, però, l’ultima battuta d’arresto di Wall Street potrebbe aver rappresentato un sintomo iniziale del prossimo crollo.
“Se sei un investitore razionale hai bisogno soltanto di due parole sul dizionario: Trump e vendere”,
ha affermato, facendo notare come il presidente stia giocando con il fuoco sull’ultima parte di una curva economica crescente e come egli stia cercando di influenzare il rialzo dei tassi Fed.
Per Stockman, anche la guerra commerciale determinerà il sell off su Wall Street. Un peggioramento ulteriore delle relazioni internazionali tra USA e Cina, ha ricordato l’esperto, si ripercuoterà sull’intera economia.
“Andremo in recessione e la prossima correzione di mercato sarà abbastanza brutale, ”
ha concluso.
Fonte: qui

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