In primo luogo, le banche “too big to fail” dovrebbero diventare ancora più grandi, ha proposto Scholz. Dieci anni dopo il crollo della Lehman Brothers, è importante “compiere i passi necessari per far sì che, per esempio, le banche europee possano assumere dimensioni tali da sostenere le grandi imprese europee”.
Poi, ha proseguito, dovrebbe essere completata l’Unione Bancaria, cominciando con il fondere il Meccanismo di Stabilità Europeo (MSE/ESM) – chiamato orwellianamente il “Fondo Salvastati(MA IN REALTA' SALVA CESSI BANCARI!)” – con il Single Resolution Fund in una singola istituzione destinata a funzionare sia come “una sorta di FMI europeo” sia come salvatore di ultima istanza per le procedure di insolvenza bancaria (bail-in e bail-out).
Ciò si dovrebbe fare subito, possibilmente entro la fine dell’anno, ha detto Scholz, “perché non possiamo sapere quando si svilupperà realmente una situazione in cui sarà necessario agire e disporre delle istituzioni di cui v’è bisogno in una situazione del genere”.
Scholz ha riferito di aver elaborato la proposta nel corso di numerosi incontri con il collega Bruno Le Maire. Di fatto, al vertice del Consiglio Europeo di giugno è stata presa la decisione di creare un “FMI” europeo come parte dell’Unione Bancaria. Ma il completamento dell’Unione Bancaria si è finora arenato di fronte al nodo del fondo europeo di garanzia dei depositi, per la cui creazione il governo tedesco pretende che le banche partecipanti (soprattutto quelle italiane) si liberino del fardello delle sofferenze. Siamo di fronte a un improvviso cambiamento della posizione tedesca, motivato dall’urgenza di predisporre una rete di salvataggio per le proprie megabanche (Deutsche Bank in primis)?
Le voci più sane in Germania, invece, propongono il “salvataggio del popolo”, e cioè la separazione bancaria secondo il modello della Legge Glass-Steagall americana.
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