È DI 21 MORTI E OLTRE 40 FERITI IL BILANCIO DEL MASSACRO DI KERCH
Un diciottenne è entrato nella scuola in cui studiava armato di fucile e ha sparato contro compagni e docenti. 21 morti e decine di ferite. No, non è l'ennesima orribile strage in un college americano. Non è la replica del Massacro della Columbine High School, Colorado. Questa volta il teatro del folle gesto è la Crimea, penisola contesa tra Ucraina e Russia, dal 2014 annessa alla Russia ma rivendicata dall'Ucraina.
Cosa è successo
Il 17 ottobre verso mezzogiorno ora locale è iniziato tutto. Nell'istituto politecnico di Kerch, Vladislav Roslyakov, 18 anni, studente del quarto anno, è entrato nella scuola armato.
Prima ha fatto esplodere una bomba di fabbricazione rudimentale, in mensa, senza fare vittime. Quindi ha iniziato a sparare all'impazzata con un fucile da caccia, per il quale aveva ottenuto la licenza solo pochi giorni fa. Dalla sala mensa, ha proseguito di aula in aula, fino alla biblioteca dove si è suicidato. 21 morti e una quarantina di feriti. Tra i morti 5 insegnanti e 15 studenti (6 dei quali minorenni).
Kerch, che conta circa 147mila abitanti, è considerata una delle città più antiche della Crimea: città portuale, si affaccia davanti alla Russia, a cui è collegata da un enorme ponte inaugurato il 15 maggio scorso da Vladimir Putin. In Crimea sono stati dichiarati tre giorni di lutto.
L'istituto tecnico, aperto dal 1930, forma i suoi studenti in sedici specialità per un vicino complesso di attività estrattiva.
Chi è il killer
Il giovane assassino, Vladislav Roslyakov, 18 anni, studente del quarto anno, aveva ottenuto in modo regolare il porto d'armi e superato i test psicologici necessari.
Ancora non si sanno le ragioni della sua carneficina ma, da fonti vicine al ragazzo, emerge una sua "forte ostilità" verso la scuola e un "desiderio di vendetta nei confronti degli insegnanti".
Al momento della strage indossava pantaloni neri e una maglietta bianca con scritte nere, un abbigliamento simile a Eric Harris, uno dei due killer del massacro alla Columbine (ma è tutto da appurare se il giovane si sia in qualche modo ispirato a quel massacro che causò 15 morti, inclusi i due assassini). Dopo la sparatoria Vladislav si è suicidato.
Le testimonianze
Crude le testimonianze dei sopravvissuti. "C'erano cadaveri di ragazzini ovunque", ha raccontato a Russia Today uno studente ancora terrorizzato. "Prima abbiamo sentito un'esplosione, poi il rumore di spari. Siamo riusciti a fuggire saltando giù dalla finestre", ha detto un altro.
"Mi sono ritrovato proprio in mezzo all'esplosione, vicino al buffet. Un compagno mi ha trascinato via, abbiamo cominciato a sentire degli spari ogni due-tre secondi", è il racconto di Igor alla Bbc.
Cosa dice la Russia
Inizialmente gli inquirenti del comitato investigativo russo hanno riferito di avere aperto un'indagine per terrorismo, ma presto la strage è stata catalogata come omicidio, senza alcuna matrice terroristica.
Da Sochi, dove si trovava per ricevere il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il presidente russo Vladimir Putin ha fatto arrivare le sue condoglianze ai cari delle vittime, per bocca del portavoce del Cremlino.
Stando al premier crimeano Serghei Aksionov l'assalitore potrebbe aver avuto dei complici nella preparazione della strage.
Fausto Biloslavo per "il Giornale"
«Grazie a Dio nessuno dei ragazzi della nostra comunità è rimasto vittima di questa follia omicida» sottolinea al telefono Giulia Giacchetti Boico, l' indomita presidente dell' Associazione degli italiani di Crimea. Kerch, dove è avvenuta la strage di studenti, è la loro «capitale».
All' estremo lembo orientale della penisola annessa dalla Russia vivono ancora 500 «italiani» eredi di una fiorente comunità fin dai tempi degli Zar poi decimati da Stalin. «Sentiamo le sirene delle ambulanze e siamo tutti scioccati.
A Kerch, piccola e tranquilla cittadina, non è mai accaduto niente del genere» spiega Boico, che in casa tiene il Tricolore come una reliquia. Kerch è diventata strategica con la costruzione del ponte, voluto dal Cremlino, che unisce la penisola di Crimea alla Russia.
«Ci hanno chiamato dal consolato italiano per assicurarsi che stiamo tutti bene - nota la presidente della comunità - Stiamo preparando un evento culturale e dopodomani era previsto un concerto, dobbiamo rimandarlo».
La comunità dei connazionali di Kerch è stata per decenni la più dimenticata dalla storia e dalla madrepatria. Marinai e contadini dalla Liguria e sopratutto dalla Puglia erano emigrati in Crimea duecento anni fa ai tempi degli Zar. A Kerch passò anche l' eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi. Suo zio costruì una chiesa cattolica nel 1841, oggi ristrutturata e riaperta.
Stalin, durante la seconda guerra mondiale, considerava gli italiani di Crimea una spina nel fianco e li deportò in Siberia. «Era il 28 gennaio 1942 - racconta Boico - Li imbarcarono sulle navi, come bestie nelle stive, al buio». A Novorossiysk gli italiani, che a Kerch erano 5mila, furono chiusi in carri bestiame, come gli ebrei dell' Olocausto. Natale De Martino, un sopravvissuto, ripete sempre che «fu la deportazione più crudele. Si moriva di freddo, di fame, di stenti».
L' Associazione, nata nel 2008, temeva di finire nel braccio di ferro fra Russia e Ucraina. Nel 2015, durante la visita di Silvio Berlusconi nella penisola contesa, il presidente russo Vladimir Putin riabilitò la comunità italiana della Crimea deportata e massacrata da Stalin.
I giovani di Kerch, legati all' Italia, hanno ottenuto borse di studio a Roma, Perugia, Udine e Reggio Calabria. I corsi di italiano si sono moltiplicati. L' Associazione ha pubblicato libri e realizzato una mostra in giro per l' Europa sulla tragica storia della comunità. E sulla pagina Facebook si scopre che sono state ritrovate «tante famiglie italiane di Crimea isolate nell' immenso territorio dell' ex Urss, che stanno pensando di tornare a vivere a Kerch».
Fonte: qui
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