TROVATE SUL CORPO TRACCE DI LEGNO DELLA PORTA DELLA STAZIONE DELL'ARMA DI ARCE
SERENA ERA ANDATA A DENUNCIARE UN GIRO DI SPACCIO NEL QUALE A SUO DIRE ERA COINVOLTO IL FIGLIO DEL COMANDANTE, E FU…
Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
Una porta e una caldaia alleati degli investigatori. Un abbinamento finora inedito di frammenti di legno e vernice che riscrive il delitto di Serena Mollicone. Elementi di prova anche impensabili quando il cadavere della ragazza fu rinvenuto 17 anni fa in una campagna della Ciociaria, legati oggi tra loro nell' avviso di conclusione indagini che la Procura di Cassino depositerà entro metà ottobre.
«Con un margine di errore ormai infinitesimale - si sbilancia un inquirente - possiamo dire che l' omicidio avvenne all' interno della caserma dei carabinieri di Arce». All' esito dell' ultima perizia affidata al Ris trova così ulteriore sostanza l' iscrizione come indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere dell' ex comandante Franco Mottola, della moglie Anna e del figlio Marco.
E con loro quella dell' ex vice comandante della stazione, il luogotenente Vincenzo Quatrale accusato di concorso morale nell' omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi che aveva registrato l' ingresso della 18enne in caserma. Infine, l' appuntato Francesco Suprano indagato per favoreggiamento.
Il capo della studentessa fu sbattuto contro una porta in legno, è la ricostruzione del pm Beatrice Siravo. Un urto così violento da lasciare su di lei tracce forse decisive. Un anno fa una prima perizia scrisse che la porta, rinvenuta e sequestrata in un sottoscala della palazzina, ha ancora ben evidenti segni che per forma e dimensioni sono compatibili con la frattura alla tempia sinistra della vittima. Due giorni fa il Ris ha certificato che i frammenti di legno sugli abiti di Serena non solo provengono da quella porta ma si sarebbero staccati proprio per quell' impatto.
Serena, che in caserma si era recata per denunciare un giro di spaccio nel quale era coinvolto a suo dire anche il figlio del comandante, secondo l' accusa fu affrontata e picchiata dalla famiglia Mottola, poi portata in un campo, legata mani e piedi, incappucciata con una busta di plastica e lasciata soffocare con del nastro adesivo.
Sulla parte interna di quest' ultimo c' erano ancora tracce di vernice bianca, che la stessa perizia associa ora a una caldaia presente negli alloggi del comandante. «Arrivano buone notizie, sono fiducioso. Ora manca solo l' ultimo tassello», dice Guglielmo, il papà di Serena, che dal 2001 chiede giustizia.
Il pezzo mancante è quello di possibili ulteriori complici nell' occultamento del corpo ormai esanime tra i cespugli di Fonte Cupa. I carabinieri del comando provinciale di Frosinone, guidati dal colonnello Fabio Cagnazzo, battono diverse piste. Una di queste li ha portati fino a Chem, distretto di Lublino, in Polonia, per ascoltare due ragazze che lavoravano in zona quando ci fu il delitto. Un viaggio senza esito che non chiude però la speranza di arrivare finalmente alla verità.
Fonte: qui
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