E' CHE AVREBBE EREDITATO PER "DIRITTO" LA CATTEDRA DI GUIDO ALPA, SUO MAESTRO NONCHÉ SOCIO NEL RICCO E PRIVATISSIMO STUDIO LEGALE. CHE INFATTI DICE: ''SBAGLIA A RINUNCIARE, IL POSTO LO MERITA''.
CONTE IN CORSA PER UNA CATTEDRA ALLA SAPIENZA L' ACCUSA: CONFLITTO DI INTERESSI. E LUI CI RIPENSA
La conferenza stampa sul ddl «Spazza corrotti» si è appena conclusa, sono le otto della sera e il caso della cattedra di Diritto privato alla Sapienza è l' apertura di tutti i siti, nonché la polemica che fa tendenza sui social con l' hashtag #ConteBarone. La domanda alla fine arriva e il presidente del Consiglio non può schivarla. «Quando sono stato incaricato premier vivevo un' altra vita professionale - risponde con qualche imbarazzo Giuseppe Conte -. Questo mio nuovo impegno istituzionale mi impedisce di partecipare al colloquio lunedì». E poi, per stemperare la tensione: «Anche se l' idea di un esame in inglese dopo aver incontrato Trump è carina».
GIUSEPPE CONTE A FOGGIA
Dietro le spalle del premier, Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio si scambiano occhiate di intesa come a dire che «Conte si è tirato fuori dai guai», ma la polemica non accenna a placarsi. Il Pd attacca. Ironizza su un presidente che ambisce a fare il «dopolavoro» o il «doppio lavoro», lancia il sospetto di conflitto di interessi e invoca le dimissioni. Quando è il momento della replica Conte risponde agli interrogativi sollevati dal sito Politico.eu e prova a cavarsi d' impaccio.
Spiega di aver «completamente rimosso» che a inizio anno era stata avviata «questa procedura di trasferimento di professori ordinari». E non nasconde di aver aspirato «nella precedente vita» a traslocare dal dipartimento di Scienze giuridiche di Firenze (dove ha la cattedra di Diritto privato) alla facoltà di Giurisprudenza della Sapienza: «Confesso che feci domanda, nonostante mi trovassi in una sede prestigiosa come l' ateneo di Firenze, perché risiedevo a Roma e avevo un bambino piccolo».
GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP 7
Ma la «nuova veste», aggiunge con rimpianto, gli «impone di riconsiderare la procedura in corso». Per il presidente della Conferenza dei rettori, Gaetano Manfredi, non presentarsi all' esame di Legal English equivale a una rinuncia formale: «Un sacrificio importante per non esporre l' istituzione che gli andrebbe riconosciuto». Tanto più che si tratta della cattedra di Guido Alpa, di cui Conte è stato allievo e per la quale sono in corsa altri due docenti.
Il rettore Eugenio Gaudio garantisce che la decisione sul vincitore sarà «impeccabile» e che il premier, se mai trovasse il modo di andare avanti, «sarebbe trattato come tutti».
Il concorso è per titoli e la commissione è composta da giuristi: «Si saranno pur posti tutti i dubbi sull' eventuale conflitto di interessi».
Renzi tira in ballo la ex «Iena» nominata dal Miur controllore dei concorsi universitari: «Non vorrei che Giarrusso controllasse anche il premier, che non è andato al Cdm dopo la pausa estiva per studiare». Ma Conte non raccoglie e prova a spazzare via le ombre: «Da giurista dico che non dovrebbero esserci conflitti di interesse, ma impegni istituzionali mi impediscono di partecipare al colloquio». C' è chi ricorda le regole ostative della Sapienza e chi tira fuori una legge del 2010, che vieta ai funzionari dello Stato di ricoprire posizioni presso università finanziate con fondi pubblici.
GIUSEPPE CONTE TUSK MOGHERINI
UNA CADUTA DI STILE CHE INDEBOLISCE LA CREDIBILITÀ DEL SUO RUOLO
A parte la rovinosa caduta di stile, a parte la precipitosa e goffa retromarcia che in altri Paesi probabilmente non sarebbe bastata, l' immagine di un premier che dalla cattedra di Palazzo Chigi punta a una cattedra universitaria provoca un danno politico all' Italia. Non è soltanto un segnale negativo verso l' opinione pubblica, perché contravviene all' idea del «cambiamento», riproducendo la vecchia logica del «così fan tutti».
Vale di più. La scelta di Conte di partecipare alla selezione per il ruolo di ordinario di Diritto privato alla Sapienza, nonostante sia capo del governo, si trasforma in una sorta di screening sullo stato di salute dell' esecutivo, sulle sue prospettive: ne lascia trasparire la precarietà, lo denuda fino quasi a formalizzare una grave forma di provvisorietà.
GIUSEPPE CONTE EMMANUEL MACRON 5
Perciò poco importa se «per motivi istituzionali» il presidente del Consiglio sia stato costretto dai soci di maggioranza della coalizione a rivedere il suo obiettivo: lo squarcio nella tela è stato prodotto. Infatti ieri sera la principale preoccupazione, specie nella delegazione ministeriale leghista, non era legata a un eventuale contraccolpo sull' elettorato ma sui mercati internazionali, dove l' Italia è sotto osservazione.
D' altronde, quale impressione di stabilità e dunque di credibilità può fornire un governo dove il premier abbandona per qualche ora i dossier sulla legge di Stabilità o sulla crisi libica per dedicarsi a un esame in cui è in ballo il proprio personale futuro? Quali messaggi di durata e dunque di solidità vengono trasmessi agli interlocutori con i quali l' esecutivo si appresta a trattare sul bilancio nazionale o sul processo di pace a Tripoli?
Ecco il danno prodotto da Conte, che travalica persino il delicatissimo problema sull'«opportunità» di voler gareggiare per succedere nella cattedra romana al suo antico amico e mentore, il professor Alpa. Ma Conte oggi non è un professore qualunque. E se non c' è questa sensibilità, se non si coglie questo aspetto, se la ministra grillina Lezzi arriva a derubricare il fatto, parlando di «cosa secondaria», il rischio è aver dimenticato la lezione che ha causato la crisi della Seconda Repubblica e determinato la vittoria del rassemblement giallo-verde.
GIUSEPPE CONTE GIOVANNI TRIA
Sarà vero che oggi non esiste alternativa al governo Di Maio-Salvini, ma è altrettanto vero che quattro anni fa non si intravvedeva un' alternativa a Renzi. Le contestazioni degli abitanti genovesi che hanno perso la casa per il crollo del ponte sono un segnale da tenere in conto oltre i sondaggi che continuano a dare credito a M5S e Lega. Ma se c' è un esame da superare, è quello di governo.
«RINUNCIA? FA MALE È TUTTO REGOLARE MERITA IL POSTO»
Virginia Piccolillo per il ''Corriere della Sera''
Professor Guido Alpa, il suo «pupillo» Giuseppe Conte si è ritirato dal concorso per la cattedra di Diritto privato a La Sapienza che lei lascia per andare in pensione.
«Ma no. Chi lo dice?».
Lui stesso.
GUIDO ALPA
«Non vedo perché. Se è vero, fa male. Merita quel posto. È preparatissimo».
Lo accusavano di aver violato la legge, oltre alle regole di opportunità.
«Ma non è vero».
Perché?
«Perché il regolamento della Sapienza non prevede restrizioni per chi è in aspettativa. E garantisce imparzialità e indipendenza con una commissione esterna che ha valutato i candidati sulla base dei loro lavori scientifici».
Non c' era conflitto di interessi?
«No. Il concorso è iniziato a febbraio. Prima che lui diventasse presidente del Consiglio».
Il colloquio di inglese era previsto lunedì.
«Ma sempre di fronte alla commissione esterna. estratta a sorte da altre facoltà. E poi non è mica la prima volta».
Di cosa?
GUIDO ALPA
«Che abbiamo in facoltà ministri. C' è stato Vincenzo Visco, Oliviero Diliberto. La Sapienza è considerata il culmine della carriera universitaria di un giurista. Qui arrivò Aldo Moro da Bari. Insomma spero ci ripensi».
Dovesse farlo arriverebbe Dino Giarrusso, la ex Iena, a controllare il concorso?
«Non ne abbiamo bisogno.Il controllo lo fa il ministero con le commissioni, il giudice amministrativo per le irregolarità e quello penale per le illiceità».
Lo chiamerà per dissuaderlo?
«Non voglio tormentarlo. Ha delle questioni così importanti ed è molto preciso: studia ogni dossier. E poi da quando è presidente del Consiglio, non mi risponde mai. Lui è molto ligio. E, a dispetto dei malfidati, è molto perbene».
Nessun commento:
Posta un commento