“LA SITUAZIONE E’ SFUGGITA DI MANO”
L’UOMO E’ STATO AGGREDITO DA ALCUNI RESIDENTI CHE, A DIFFERENZA DI QUANTO SOSTENUTO ALL’INIZIO, NON FACEVANO PARTE DI UNA “RONDA PER LA LEGALITÀ”
Il marocchino morto ad Aprilia non sarebbe stato vittima di un pestaggio prolungato. Ne sono certi i carabinieri di Latina il cui comandante, Gabriele Vitagliano, esclude che lo straniero sia stato ucciso in seguito a un'aggressione violenta. L'ipotesi degli investigatori - dopo aver ascoltato alcuni testimoni - è dunque che la situazione sia «sfuggita di mano» e che l'uomo possa essere stato colpito con un calcio o con un pugno, che potrebbero essere la concausa della morte dovuta quindi anche all'incidente d'auto che il marocchino ha avuto mentre veniva inseguito da alcuni residenti.
Sarà comunque l'autopsia, i cui primi risultati dovrebbero arrivare già in serata, a dare risposte più precise. I militari, allo stato, ritengono anche che i tre che hanno inseguito l'auto con a bordo il marocchino e l'altra persona, tuttora ricercata, non facessero parte di una ronda. «Non abbiamo mai avuto notizie di ronde in quel quartiere, anche se - spiega Vitagliano - la pronta reattività di quei condomini è da capire ed è oggetto del nostro approfondimento».
I carabinieri hanno acquisito il video registrato dalle telecamere di sorveglianza di un bar a poca distanza dal luogo dell'incidente. Le immagini, attorno all'una e mezza della notte, hanno ripreso l'impatto dell'auto del marocchino contro il muro di cinta di una casa e successivamente un'altra auto che si avvicina e dalla quale scendono due persone. La vettura degli inseguitori, una Mercedes, poco dopo si ferma nel piazzale antistante il bar e si vedono tre soggetti che restano per parecchi minuti nella zona dell'incidente.
«Era verso l'una e mezza, non ho visto nulla ma ho sentito solo un gran botto contro il muro», racconta Maria Mirabilio, una donna che abita nella palazzina proprio sopra il punto nel quale si è schiantata l'auto del marocchino. La donna sostiene di essersi affacciata subito dopo l'incidente e di non aver visto nessuna colluttazione. «Non ho sentito risse né colpi - spiega - ho sentito solo una voce di donna e ho visto la macchina che era contro il muro».
La signora sostiene che neanche 10 minuti dopo l'incidente è arrivata l'ambulanza a sirene spente. «Io non ho visto nessuno per terra né qualcun altro scappare, non so cosa sia successo. Ho sentito solo quel gran botto, poi mi sono assicurata che i miei nipoti, che abitano qui sopra stessero bene, e sono tornata in casa».
Anche la signora, come altri abitanti di Campo di Carne, dice di non sapere nulla di ronde: «Io so solo - dice - che da me i ladri sono venuti sette volte e anche il bar qui accanto è stato visitato più volte». Conferma il titolare del bar: «Mi sono entrati quattro volte nell'ultimo mese - spiega - l'ultima volta con un palo lungo sei metri hanno divelto la saracinesca e mi hanno fatto un danno di settemila euro». Fonte: qui
UNA DIVERSA RICOSTRUZIONE DEI FATTI ACCADUTI AD APRILIA
Valeria Costantini per il “Corriere della Sera”
Inseguono un'auto sospetta, la raggiungono e poi picchiano quello che ritengono un potenziale ladro, che alla fine muore. Una notte di violenze ad Aprilia, comune di Latina a pochi chilometri dalla Capitale. Un episodio ancora da chiarire nei dettagli, ma che ha portato alla denuncia per omicidio preterintenzionale di due italiani.
Erano di «ronda» intorno alle 2 di sabato, una «passeggiata di legalità» con tanto di bambini al seguito, quando il gruppo di abitanti della residenziale via Guardapasso hanno notato una vettura sospetta aggirarsi per il quartiere, già oggetto di furti. La Renault Megane con a bordo due uomini (che si sono resi conto di non essere passati inosservati), ha improvvisamente accelerato e, sgommando, ha cercato di allontanarsi nella notte. Tre uomini, tutti quarantenni, sono però saliti in auto e hanno iniziato l' inseguimento.
Pochi chilometri a forte velocità e la Renault è uscita di strada, schiantandosi sulla via Nettunense. Il conducente si è dato alla fuga nei campi mentre il passeggero, un marocchino di 43 anni, appena sceso è stato raggiunto dagli italiani: non si sa se sia rimasto ferito per l'incidente, ma è certo che è stato raggiunto da un pugno e da più di un calcio, almeno stando alla prima ricostruzione dei carabinieri che indagano sul decesso dello straniero.
Il nordafricano ha piccoli precedenti per documenti falsi e nel veicolo è stato ritrovato uno zaino con arnesi da scasso. Uscito dal veicolo ha anche provato a difendersi dagli aggressori. I due, incensurati, sono finiti nei guai soprattutto per i filmati di alcune telecamere di videosorveglianza dei negozi della zona e il racconto di diversi testimoni presenti: uno degli indagati era rimasto sul luogo del fatto, l'altro era fuggito ma si è presentato nella caserma dell'Arma dopo aver saputo che lo stavano cercando. La sua testimonianza potrebbe essere fondamentale per ricostruire i movimenti nella prima fase della vicenda, quando l' auto si aggirava nella strada in cui poi l' hanno «intercettata» i residenti.
Gli investigatori hanno anche sentito gli aggressori su quello che era avvenuto. Uno di loro ha detto di essersi limitato a difendersi quando «ha visto il marocchino infilare le mani nel marsupio» e, temendo che avesse un' arma, ha reagito, colpendolo.
Il terzo italiano salito in macchina non è stato denunciato perché contro di lui non ci sarebbe alcun sospetto: secondo i carabinieri non ha partecipato al presunto pestaggio e, da quanto ricostruito, non conosceva i due denunciati. Inoltre, è stato lui a chiamare il 112 per dare l'allarme sull' inseguimento. Sarà comunque l'autopsia che verrà eseguita nelle prossime ore a chiarire le cause del decesso del marocchino.
Se siano stati insomma i colpi sferrati dagli italiani a causarne il decesso oppure le eventuali ferite riportate nell'incidente abbiano avuto un ruolo decisivo per la sua morte. L'unico elemento che finora sembra emergere con chiarezza è che dietro alla vicenda non ci sia alcun motivo razziale.
È stato invece questo il motivo scatenante per l'aggressione di venerdì scorso al diciannovenne senegalese di Partinico, in provincia di Palermo. La vittima ha riconosciuto il suo picchiatore in fotografia: è un operaio di 34 anni ad aver insultato («Sporco negro») e picchiato il giovane Dieng Khalifa.
L'uomo è stato denunciato per lesioni personali aggravate dall' odio razziale. La tensione è alta in Sicilia anche dopo un altro episodio avvenuto alla stazione dei pullman di Catania: un autista della Etna Trasporti avrebbe chiuso le porte in faccia a cinque donne di colore con biglietto pagato, partendo senza farle salire. Un fatto registrato via Facebook da alcuni testimoni, ma contraddetto dal direttore della società, Mario Nicosia, che parla di equivoco.
Fonte: qui
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