DA 'CICCIOLINA' A GINO PAOLI, L’ELENCO COMPLETO
MA LA DELIBERA SEMBRA GIÀ VIAGGIARE SPEDITA VERSO IL PRONUNCIAMENTO DI INCOSTITUZIONALITÀ DELLA CONSULTA...
Carmelo Lopapa per la Repubblica
Qualcuno da giovedì dovrà spiegarlo a Giovanni Migliorini, oggi novantenne ex deputato Pci, alla Camera dal '76 all' 83, perché dopo oltre trent' anni e alla sua veneranda età vedrà cancellato o quasi il suo vitalizio. Non già ritoccato al ribasso, come da uomo di sinistra si sarebbe pure aspettato rispetto agli attuali 4.725 euro lordi mensili, ma ridotto alla soglia da "pensione sociale": 677 euro, con una scure dell' 85 per cento. Che poi più o meno sarebbe il destino di Luciana Castellina, classe '29, deputata comunista anche lei per quattro legislature fino all' 84, che passerebbe da 4.314 lordi a 783 euro.
Il condizionale, va detto, per loro come per altri è necessario. Perché quando giovedì l' ufficio di presidenza di Montecitorio approverà la famosa delibera taglia-vitalizi voluta e imposta dai 5 stelle, la scure si abbatterà, ma garantendo comunque una sorta di soglia di "sopravvivenza" che per i casi minimi ammonterà a 1.470 euro lordi mensili.
Ma per chi era abituato a vivere da decenni su altre soglie, ex parlamentari ma anche vedove che beneficiavano dell' assegno di reversibilità, è facile immaginare con quali conseguenze. L'elenco del chi ci perde e chi (virtualmente) ci guadagna è lungo quasi trenta pagine fitte di tabelle contenenti 1.240 nomi di "ex". E da qualche giorno è in in cima alla scrivania del presidente della Camera Roberto Fico. Repubblica ne è venuta in possesso a due giorni dal disco verde che il partito fondato da Grillo definisce «storico» e che invece sembra già viaggiare spedito verso il pronunciamento di incostituzionalità della Consulta.
Intanto i tagli partono. Tanti i personaggi noti delle passate legislature. Tra i più penalizzati compaiono così Antonio Matarrese, una vita nella Dc, per cinque legislature a Montecitorio fino al 1994, che perde il 60 per cento: da 7.709 euro (sempre lordi) a 3.045. Stessa percentuale per un altro big della Prima Repubblica come l' ex ministro socialista Claudio Martelli, in auge per quattro legislature. Per lui l' assegno vitalizio viene più che dimezzato, passando da 8.455 euro a 3.398 lordi. Ma com' è noto a perdere di più sono gli ex di una sola legislatura. È il caso di Gino Paoli, alla Camera solo dall' 87 al '92, dal '94 beneficiario di un vitalizio da 3.108 euro lordi che saranno asciugati a 1.088. Stessa legislatura e stesso taglio anche per la ex onorevole e pornostar Elena Anna Staller (detta Ilona).
Ma grazie allo stesso meccanismo premiale per i veterani, al mentore di Luigi Di Maio e preside della Link Campus Vincenzo Scotti, ex dc dalla quinta all' undicesima legislatura, il vitalizio da 10.258 euro viene tagliato di "soli" 2.071 euro lordi mensili. E poi Danilo Poggiolini, re Mida della sanità partenopea (tre legislature), da 6.590 a 3.781 euro. Alfonso Pecoraro Scanio, da 9.387 a 5.554 lordi. Passando per l' ex governatore calabrese Agazio Loiero, alla Camera per quattro legislature, che vedrà dimagrire l' assegno da 8.455 a 5.293 euro. Per Romano Prodi, ex premier e presidente di Commissione Ue, a Montecitorio solo per due legislature negli anni dei suoi governi, una sforbiciata da 864 euro rispetto ai 4.725 euro mensili.
Nichi Vendola da 8mila a poco meno di 5 mila, Walter Veltroni da poco più di 9 mila a 6 mila.
Calogero Mannino da 10 mila euro a 6.695. Ci sarebbe anche chi ci guadagna, ma solo sulla carta.
Dato che il ricalcolo finisce col premiare i deputati di lungo corso, come vuole la nuova disciplina, in 67 vedrebbero addirittura lievitare l' assegno. Ma non sarà così: la clausola di salvaguardia prevede un tetto che è quello appunto dell' ultima "pensione" percepita. Nella lista, anche qui, tanti nomi noti: Gianfranco Fini a 10.631, Arturo Parisi che resterà sui suoi 8mila (sempre lordi), Massimo D' Alema 9.636 euro lordi, tra gli altri. Dal pd Ettore Rosato alla forzista Mara Carfagna sono decine gli autori di emendamenti che propongono un ricalcolo più ponderato e un tetto massimo. Ma la maggioranza grillo-leghista non contempla deroghe alla tagliola, nonostante il Senato si sia già fermato.
Fonte: qui
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