9 dicembre forconi: TITOLI DI STATO USA: NESSUNO LI VUOLE!

giovedì 5 aprile 2018

TITOLI DI STATO USA: NESSUNO LI VUOLE!

Con le dovute cautele in tema di confronti, sembra davvero di essere tornati alla ormai lontana estate del 2013, quando all’improvviso, mentre banche d’affari e consulenti sprovveduto consigliavano il contrario,  decidemmo di salpare per la conquista dell’America.
In queste difficili settimane, mentre mezzo mondo gridava all’inflazione, la fine del dollaro, noi abbiamo tenuto la barra dritta e insieme al nostro Machiavelli negli ultimi sei manoscritti, oltre 500 pagine di analisi, vi abbiamo descritto la nuova terra promessa.
Ieri, nonostante tutte le fesserie scritte in questi mesi, sul rischio relativo al debito sovrano americano, una settimana record per le emissioni di titoli di Stato americani, la più grande della storia degli Stati Uniti è andata ESAURITA!
Non solo in questa settimana, i rendimenti dei titoli decennali e trentennali hanno rotto al ribasso livelli e supporti importanti come alcuni fondamentali differenziali tra diverse scadenze, spread…
Quello che vi abbiamo preannunciato due settimane fa si sta evidenziando in maniera irrevocabile date un’occhiata qui sotto…

Gravissimo errore quello dei nostri “bond vigilantes” non aver portato a termine il loro compito, il quarto tentativo fallito di attacco alla nostra leggendaria “linea maginot” farà collassare nel tempo i rendimenti del trentennale fino a portarli al nostro obiettivo finale come suggerisce da tempo il nostro buon Machiavelli.
Guardate qua cosa sta succedendo al modellino tanto caro al nuovo flop dei bond, Gundlach. Questa era la situazione lo scorso agosto, il nostro genio suggeriva che secondo un modello che combina i prezzi del rame e dell’oro il rendimento del  decennale doveva scoppiare al rialzo arrivando al 4/5/6 % …
Oggi questa è la situazione…
Risultati immagini per zero hedge cooper gold gundlach
Concludiamo con una piacevole lettura che ci ha inviato un nostro caro amico dall’Asia, un titolo che è un programma, una lezione per chi, tra gli addetti ai lavori, banchieri, consulenti o revisori, non ha ancora capito nulla di quello che in realtà sta accadendo…

Tradotto in parole semplici…

Perchè chi investe in titoli di Stato americani non si sta lasciando prendere dal panico?

Why Aren’t US Bond Investors Panicking? un estratto, sin
Gli economisti hanno suggerito che la combinazione di politiche protezionistiche di Trump, i grandi tagli alle tasse e il prestito governativo incontrollato, in un momento in cui l’economia americana è già prossima alla piena occupazione, alla fine alimenterà la pressione inflazionistica. Ma i mercati finanziari semplicemente non credono a questo messaggio.

(…)  gli investitori obbligazionari sono meno preoccupati dell’inflazione e del surriscaldamento economico di quanto non fossero prima dei tagli fiscali di Trump, delle misure protezionistiche e del passaggio dal consolidamento del bilancio all’espansione fiscale aggressiva.

(…) il mercato obbligazionario statunitense è più di un semplice indicatore di opinione finanziaria. I tassi di interesse a lungo termine fissati nei mercati obbligazionari hanno un impatto così forte sulle condizioni del business che i cambiamenti nelle opinioni degli investitori possono influenzare la realtà economica (…) 

Allo stato attuale, le opinioni degli investitori e la realtà economica sono completamente in disaccordo. I tassi di interesse a lungo termine ora intorno al 3% non arrivano da nessuna parte vicino alla determinazione del target di inflazione della Fed, il  2% più la crescita economica reale del 2-3%, livello raggiunto prima dell’ampio stimolo fiscale dell’amministrazione Trump. In effetti, sia l’analisi economica che decenni di esperienza, suggeriscono che i tassi di interesse a lungo termine tendono a fluttuare intorno al tasso di crescita del PIL nominale. Questa regola empirica implica tassi a 30 anni nell’intervallo del 4-5%. E se gli sforzi di Trump per stimolare la crescita economica verso il 4% fossero presi sul serio, i tassi di interesse a lungo termine dovrebbero logicamente salire al 6% o oltre.

Peccato che questa volta è diverso, aggiungo io, nessuno di questi soloni ha fatto ancora i conti con una deflazione da debiti, con le tendenze demografiche, con la tecnologia, con un sistema finanziario fuori controllo che esplodendo darà il via alla più impressionante valanga deflattiva della storia economico/finanziaria.

Prima o poi, il divario tra i rendimenti obbligazionari e la crescita del PIL nominale presumibilmente si chiuderà . O la crescita si indebolirà drammaticamente, come sottinteso dalle aspettative del mercato obbligazionario, o i tassi di interesse aumenteranno drammaticamente, perché le aspettative del mercato obbligazionario si rivelano completamente sbagliate…

Eppure nessuna di queste cose avverrà necessariamente nel prossimo anno o due. È improbabile che la crescita del PIL si indebolisca, dato il grande stimolo fiscale, l’elevata fiducia delle imprese e una forte crescita dei redditi personali derivanti dalla rapida crescita dell’occupazione.

E qui l’autore commette un grosso errore! Lo stimolo fiscale fallirà, la fiducia delle imprese si dissolverà come nebbia al sole e la forte crescita dei redditi personali è solo una pia illusione!

(…) Dato che l’inflazione e i tassi di interesse sono diminuiti costantemente negli ultimi 30 anni, gli investitori obbligazionari sono stati costantemente ricompensati per aver considerato ogni opportunità temporanea di rialzo dei tassi di interesse come un’opportunità di acquisto. Questa esperienza ha creato un riflesso pavloviano per “comprare sui crolli ” che può essere rotto solo da molti mesi o forse anche anni di esperienza negativa. Questo riflesso è stato evidente negli ultimi due mesi. Ogni volta che i mercati azionari sono crollati bruscamente, come hanno fatto all’inizio di febbraio e ancora dopo che Trump ha annunciato le sue sanzioni commerciali alla Cina, l’istinto di acquisto delle obbligazioni è diventato irresistibile, i prezzi delle obbligazioni sono saliti e la conseguente riduzione dei tassi di interesse a lungo termine ha stabilizzato i mercati azionari

Il lungo viaggio continua, la nostra ultima scommessa sta per giungere alla fine. Buona consapevolezza.
29 Marzo 2018
Fonte: qui

Nessun commento:

Posta un commento