CATTANEO HA INVESTITO 15 MILIONI DELLA LIQUIDAZIONE TIM IN AZIONI NTV E ORA SI RITROVA CON OLTRE 116
SE FOSSE ANDATA IN BORSA, AVREBBERO INCASSATO MENO DELLA METÀ…
Estratto dall’articolo di Luca Pagni per www.repubblica.it
Ma a guadagnarci dall'operazione non sarà soltanto il fondo Peninsula. I due miliardi andranno divisi pro-quota tra i soci: quindi a Intesa andranno circa 370 milioni, a Generali 280 milioni, al fondo Peninsula 245 milioni. Questo per i soci finanziari.
Poi c'è il gruppo di imprenditori che ha dato via al progetto Italo (Intesa e Generali sono approdati prima come finanziatori e poi hanno convertito in quote parte dei debiti): a Diego Della Valle andranno 345 milioni, a Luca Montezemolo 250 milioni, a Gianni Punzo 155 milioni, a Isabella Seragnoli 110 milioni, ad Alberto Bombassei 94 milioni.
Poi c'è il caso dell'amministratore delegato Flavio Cattaneo: ha investito parte della liquidazione avuta uscendo sia da Terna sia da Telecom Italia (società di cui è stato alla guida negli ultimi dieci anni) fino a salire al 5,83% del capitale. Di conseguenza, Cattaneo incasserà oltre 116 milioni di euro. Se Italo fosse andata in Borsa, i soci avrebbero incassato meno della metà: il progetto di quotazione prevedeva di collocare in Borsa tra il 35 e il 40 per cento del pacchetto azionario complessivo.
Perchè dagli Stati Uniti è arrivata una offerta, a prima vista così elevata? Il fondo americano è convinto che nei prossimi anni, con nuovi treni e con una adeguata offerta commerciale nei confronti del Frecciarossa, la società possa dare adeguati ritorni. Va ricordato che dopo tre anni di gestione in rosso, nel 2016 e nel 2017 la società è tornata in utile per complesivi 65 milioni.
Ma l'ingresso in Ntv potrebbe essere interessante anche per altri motivi: il fondo Gip potrebbe guardare all'apertura del mercato in altre nazioni europee (Spagna e Francia, per esempio) e l'esperienza accumulata da Italo in Italia - dove ha rotto il monopolio delle Fs - potrebbe essere molto utile. Il fondo Usa ha offerto a Montezemolo (al momento presidente del gruppo) e a Cattaneo di rimanere alla guida della società ma tutto fa pensare che non accettino.
Fonte: qui
GLOBAL INFRASTRUCTURE PARTNERS GESTISCE 40 MILIARDI DI DOLLARI E FA UTILI PER 5 MILIARDI
HA PARTECIPAZIONI NELLE FERROVIE CARGO AUSTRALIANE E CONTROLLA L'AEROPORTO LONDINESE DI GATWICK
Lucio Cillis per La Repubblica
Gli americani che puntano due miliardi di euro su Italo-Ntv sono uno squadrone coeso e con una grande esperienza nel settore delle infrastrutture. Soprattutto nei porti, aeroporti, società ferroviarie cargo, energia anche rinnovabile. La potenza di fuoco di Global Infrastructure Partners è fuori discussione: tra il 2013 e il 2015 Gip ha dismesso diverse partecipazioni in gruppi importanti, soprattutto nel settore energetico incassando denaro fresco. E adesso ha tanto cash da spendere. Tra l'agosto scorso e le ultime settimane ha chiuso ben cinque acquisizioni importanti. Gestisce 40 miliardi di dollari, macina 5 miliardi di utili l'anno e ha un esercito di 21mila dipendenti in tutto il mondo.
E il fondo ha deciso da qualche tempo che lo shopping migliore nel settore ferroviario, per prezzo e prospettive è proprio quello da portare a termine in Italia, dove l'alta velocità ha scatenato una guerra mai vista e dove lo sviluppo del comparto si avvale di una forte partecipazione pubblica, spinta pure dal matrimonio Fs-Anas. In Italia c'è anche molto know how ferroviario: siamo, in fondo, il Paese dei treni. Un modo anche indiretto di carpire segreti e tecnologie dei binari per (magari) importarli successivamente nell'America di Donald Trump che sogna una vera alta velocità-capacità su ferro.
Tra soci e partner di Gip ci sono nomi sconosciuti ai più ma con un passato in società di consulenza e banche d'affari di rango, alcune discusse, altre addirittura fallite, come Lehman Brothers. La maggior parte dei dirigenti e partner di prima linea del fondo pigliatutto provengono da Credit Suisse, mentre gli altri hanno alle spalle esperienze più o meno lunghe in gruppi di rango come General Electric, Goldman Sachs, Mizhuo Bank, Morgan Stanley, Nomura, Honeywell, Qatar Petroleum, Latham e Watkins. Quindi una forte propensione al "fare", alla concretezza, sommate a un'immensa potenza finanziaria da 40 miliardi di dollari.
Basta guardare agli interessi sparsi nel globo per comprendere quanto Gip possa investire sui treni ad alta velocità italiani, fino ad oggi l'unico coraggioso concorrente europeo sulle rotaie veloci dei monopolisti di lunga data, come Ferrovie dello Stato, Deutsche Bahn, Sncf.
Nel suo pacchetto di interessi, in essere o archiviati, ci sono porti, gas, petrolio, infrastrutture aeroportuali, trasporto container e terminali portuali. Come l'aeroporto londinese di Gatwick che con oltre 35 milioni di passeggeri l'anno è la seconda potenza britannica dopo Heatrow. In passato Gip aveva messo le mani sullo scalo più piccolo e desiderato di Londra, il City Airport, ceduto di recente ad una società canadese. Oggi ha il controllo pieno dello scalo di Edimburgo in Scozia.
Nel settore trasporti, nel quale rientra Italo, ha messo nel mirino del fondo il Porto di Melbourne (Australia) e sempre nel Paese dei canguri Pacific National il più grande operatore cargo su ferrovia del continente. Inoltre tra i fiori all'occhiello, vanno segnalati Gas Natural Fenosa, che opera in 30 Paesi soprattutto in Spagna e Sud America. Sempre nel campo energia è presente in Hess e Cpv (negli Usa), Saeta Yeld-Bow Power (Spagna), Gode Wind 1 (Germania), Guacolda (Cile), Freeport Lng (Texas, Usa).
Fonte: qui
Nessun commento:
Posta un commento