9 dicembre forconi: Stretta della Bce, da gennaio taglio del quantitative easing

venerdì 27 ottobre 2017

Stretta della Bce, da gennaio taglio del quantitative easing

AnsaDraghi, serve ancora politica monetaria molto espansiva

"Perché l'inflazione di base continui a rafforzarsi e sostenga gli sviluppi nel medio termine, è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario". Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi, spiegando le misure prese oggi. La Bce continuerà a reinvestire il capitale dei bond nel suo portafoglio che arrivano a scadenza, e tali reinvestimenti saranno "massicci" a un certo punto, ha sottolineato. Poi rispondendo a una domanda se Francoforte possa trovarsi in difficoltà nel trovare sui mercati titoli acquistabili se dovesse prolungare ulteriormente il quantitative easing: "In termini di capacità di avere una posizione di politica monetaria che sostenga gli obiettivi d'inflazione, siamo ben forniti", ha assicurato Draghi.

Le misure prese dalla Bce - La Banca centrale europea taglia il quantitative easing, gli acquisti di titoli, a 30 miliardi al mese a partire da gennaio e fino a settembre. Lo comunica la stessa Bce, che fino a dicembre continuerà a comprare all'attuale ritmo di 60 miliardi al mese. Francoforte può tornare ad aumentare il quantitative easing, o allungare ulteriormente gli acquisti di titoli oltre settembre 2018, se dovesse essere necessario. La stessa Bce continuerà a reinvestire in titoli di pari durata e quantità i bond che verranno in scadenza.

 

La Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi di interesse invariati. Il tasso principale è allo 0%, quello sui depositi resta negativo allo -0,4% mentre il tasso sui prestiti marginali è a 0,25%. 

Il Consiglio direttivo della Bce continua a prevedere che i tassi di interesse rimarranno ai loro livelli attuali per un lungo periodo di tempo e "ben oltre l'orizzonte degli acquisti netti di attività".

In una nota in cui comunica anche di aver lasciato i tassi invariati, la Bce spiega che "da gennaio 2018 gli acquisti netti di titoli continueranno ad un ritmo mensile di 30 miliardi di euro fino alla fine di settembre 2018", o oltre, se necessario, e in ogni caso fino a quando il Consiglio direttivo non vedrà un deciso aggiustamento nel percorso dell'inflazione coerente con il suo obiettivo", pari al quasi 2%. Il Qe risulta così dimezzato, anche se con un allungamento di nove mesi. Tuttavia la Bce ha deciso oggi che "se le prospettive divenissero meno favorevoli, o le condizioni finanziarie si facessero incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento dell'inflazione, il Consiglio direttivo è pronto ad aumentare gli acquisti netti di titoli in termini di dimensiono o durata". La Bce ha anche comunicato che le aste di liquidità a un giorno e quelle a tre mesi "continueranno ad essere condotte a tasso fisso con piena aggiudicazione", lasciando di fatto a disposizione degli istituti di credito la misura d'emergenza della liquidità illimitata, fino al 2019.

L’OMBRELLO DI SUPER MARIO SULLO SPREAD RISCHIA DI CHIUDERSI. 
LA BCE VERSO L’ATTENUAZIONE DEL QUANTITATIVE EASING: L’ACQUISTO DEI TITOLI PUBBLICI SCENDERA’ DA 60 A 30 MILIARDI.

LA SPESA PUBBLICA ITALIANA PER INTERESSI SARA' IN AUMENTO DI 25 MILIARDI DI EURO
Alessandro Barbera per la Stampa

MARIO DRAGHIMARIO DRAGHI
Finché ha potuto, Mario Draghi ha spostato in avanti il momento della verità. Ora le frecce al suo arco sono (quasi) finite. La crescita dell' area euro è più o meno pari a quella americana, ci sono sette milioni di occupati in più, l' inflazione resta sotto le attese ma è comunque risalita a livelli fisiologici. Dopo aver ricevuto enormi vantaggi dal piano straordinario di acquisto di titoli pubblici, per l' Italia è venuto il momento di affrontare i costi: il Tesoro stima che potrebbero arrivare a 25 miliardi di euro entro il 2020.

Per quasi tre anni quel piano ha contenuto il differenziale fra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi sotto il due per cento, e ciò ha significato risparmiare svariati miliardi in interessi sul debito. Per dirla più chiaramente, Francoforte si è fatta carico del rischio Italia sui mercati.

GENTILONI PADOANGENTILONI PADOAN
Il bilancio della Banca centrale europea però non può crescere all' infinito, pena la creazione di bolle speculative: ha superato i quattro trilioni di attivi e diventerà grande come quello della Federal Reserve americana. La drastica riduzione del livello degli acquisti dagli attuali 60 miliardi di euro al mese significa rinunciare all' ombrello che ci ha protetto dalle intemperie, dentro e fuori casa: dalla Brexit al (fallito) referendum costituzionale, dalla crisi di Mps e delle banche venete alla paura per il voto francese.

Fare una stima precisa di quel che accadrà non è semplice. Molto dipenderà dalle condizioni esterne e dal modo in cui il prossimo governo gestirà la finanza pubblica. Se i partiti (tutti quanti) realizzassero quel che vanno raccontando in termini di maggiore spesa pubblica, il disastro sarà dietro l' angolo. Ma gli economisti si sono già esercitati, e fra questi quelli che lavorano al Tesoro. Il governo tiene già in parte conto di quel che accadrà, non è un caso se la previsione di crescita, quest' anno fissata all' 1,5% nel 2018 scenderà all' 1,1 anche per effetto del probabile aumento dei tassi.
QUANTITATIVE EASING DRAGHIQUANTITATIVE EASING DRAGHI

La recente nota di aggiornamento al documento di economia e finanza ha immaginato però anche due scenari più pessimistici. Il primo parte dall' ipotesi che nei prossimi mesi i mercati spostino rapidamente l' attenzione sui titoli più sicuri (quelli tedeschi) aumentando (per i Btp italiani) il costo del premio di rischio. Secondo questo scenario lo spread italiano salirebbe di 200 punti in pochi mesi per rimanere su quei livelli fino a metà del 2019. Se così fosse, la spesa per interessi si mangerebbe l' avanzo primario (la differenza fra entrate e spese al netto di quella per interessi) dell' 1,1% entro il 2020, circa 20 miliardi di euro; la crescita perderebbe mezzo punto nel 2019 e nel 2020.

DRAGHI HANDELSBLATTDRAGHI HANDELSBLATT
Il secondo scenario è ancora più pessimista. In questo caso al rischio di credito - la zavorra che ci portiamo dietro per il solo fatto di essere il terzo debito pubblico del mondo - si ipotizza che sui mercati aumentino i timori per uno stallo di governo dopo il voto di primavera. Vero è che la legge elettorale in discussione al Senato - meglio noto come Rosatellum bis - riduce un po' quel rischio. Resta il fatto che le proiezioni dei sondaggisti non promettono bene: ad oggi non c' è una maggioranza certa nemmeno nel caso di un patto fra il Pd di Renzi e Forza Italia.

Ebbene, in questo secondo scenario i tecnici di via XX Settembre stimano che la crescita potrebbe deprimersi di un decimale nel 2018, di otto nel 2019 e di quasi un punto percentuale nel 2020. Per effetto dell' aumento dei tassi, l' avanzo primario scenderebbe di un decimale nel 2018, di mezzo punto nel 2019 e dell' 1,5 per cento nel 2020: al cambio sono poco più di 25 miliardi di euro.

Detta in estrema sintesi, quei 25 miliardi di euro sono il prezzo dei divario di competitività con la Germania che l' Italia in questi tre anni non è riuscita a colmare. Quel divario diventerà più evidente al decrescere degli stimoli monetari. La Germania cresce ancora ad un ritmo di un quarto superiore all' Italia, è in piena occupazione, ha un debito sotto controllo e il deficit pubblico vicino al pareggio. La rappresentazione plastica di quel divario è lo zero disegnato dai funzionari del ministero delle Finanze tedesco per salutare Wolfgang Schaeuble.

Fonte: qui

Italia più in difficoltà con meno Qe


Per l'Italia, a medio termine, si avrà un aumento degli oneri finanziari per coprire il debito pubblico. Se si mette insieme il fatto che la domanda di titoli del debito pubblico diminuirà per via della riduzione del programma di acquisti della Bce, al fatto che ci sarà un innalzamento dei tassi a medio e lungo termine importato dagli Usa, è inevitabile pensare ai riflessi per l'Italia
Il dimezzamento del quantitative easing annunciato dalla Bce potrebbe aprire una fase di difficoltà per l'Italia. Gli acquisti mensili della Bce, in questi oltre due anni e mezzo di vita del Qe, hanno rappresentato un'ancora di salvataggio per il Bel Paese che detiene un debito pubblico pari a 2.281 miliardi, cresciuto di 63 miliardi nei primi 6 mesi di quest'anno, al ritmo di 10,5 miliardi al mese. In particolare, gli acquisti della Bce hanno aiutato a sostenere la domanda di titoli di Stato, allentando la stretta del credito delle banche.
L'avvio del tapering da parte della Bce avviene in concomitanza con il graduale aumento dei tassi di interesse da parte della Fed negli Usa. Queste due mosse tendono a normalizzare la politica monetaria ultra-accomodante delle due principali Banche centrali mondiali. Per l'Italia, a medio termine, ciò significherà un aumento degli oneri finanziari per coprire il debito pubblico. Se si mette insieme il fatto che la domanda di titoli del debito pubblico diminuirà per via della riduzione del programma di acquisti della Bce, al fatto che ci sarà un innalzamento dei tassi a medio e lungo termine importato dagli Usa, è inevitabile pensare ai riflessi per l'Italia.
L'effetto non sarà immediato perché il nostro Paese ha iniziato ad allungare le scadenze del debito ma inevitabilmente ne risentiremo. "Diciamo", ha spiegato all'agenzia Agi l'economista Marcello Messori, direttore della School of European Political Economy dell'Università Luiss, che, se l'Italia non saprà dare segnali importanti sul fronte del debito pubblico, in prospettiva potrebbero esserci problemi. Un Paese come il nostro inevitabilmente entrerà in una fase di maggiore difficoltà".
L'auspicio è che si sfrutti ancora questo spazio temporale in cui la Bce diminuirà gli acquisti ma continuerà comunque a farli. "L'Italia può sfruttare questo tempo che ha a disposizione per avviare una graduale ma costante diminuzione del rapporto tra debito pubblico e pil. Penso che questa sia davvero la scommessa che ci giochiamo. Dobbiamo porci su un sentiero che sia credibile per tutti, sia per i mercati finanziari, sia per i nostri partner europei. La credibilità delle nostre mosse e dei nostri impegni su questo fronte è più importante perfino del ritmo in cui avverrà questa riduzione del debito", ha proseguito Messori.
Uno dei grandi problemi delle banche italiane, oltre a quello dei crediti deteriorati, è che hanno ancora troppi titoli del debito pubblico nei loro bilanci. In questa fase di transizione in cui il Qe della Bce si ridurrà gradualmente, calerà la domanda di titoli del debito pubblico e, in prospettiva, aumenteranno i tassi a medio e lungo termine, le banche italiane dovranno cedere una parte dei titoli del debito pubblico che hanno in eccesso, soprattutto quelli a medio e lungo termine. In tal modo ridurranno le perdite in conto capitale e potranno capitalizzare le forti plusvalenze che fino adesso hanno maturato, avendo comprato questi titoli in una fase più difficile di quella attuale.
Inoltre, con la riduzione del Qe e un aumento dei tassi di interesse, se per le banche verrà un po' meno la fonte di guadagni proveniente dai titoli del debito pubblico, dall'altra si riaprirà la possibilità di svolgere con maggiori margini di guadagno l'attività tradizionale di intermediazione perché si riallargherà la forbice tra i tassi di raccolta e quelli di impiego del denaro.
Lo scenario di un aumento dei tassi di interesse, in prospettiva, può dar spazio per i risparmiatori a investimenti meno rischiosi e a rendimenti più alti. Il problema è rappresentato dalla fase di transizione, quella cioè in cui, andando verso una fase di normalizzazione delle politiche monetarie ultra-accomodanti, possono verificarsi fasi di volatilità dei mercati e si assisterà a un riposizionamento degli investitori.
In questa fase, ha concluso Messori, "chi ha dei portafogli con molti titoli del debito pubblico a lunga scadenza, non solo italiani, non sarà contento, perché il valore di quei titoli si abbassa. Questo significa che in un mondo che, prima o poi, farà segnare aumenti dei tassi di interesse, anche l'investimento in titoli di debito fisso in obbligazioni, può diventare rischioso".

Fonte: M.F.

TIME BOMB: com­men­to e ap­pro­fon­di­men­to sul MEE­TING BCE

Volevate avere le idee più chiare su cosa farà la BCE nei prossimi mesi? Vi interessava sapere nel dettaglio il comportamento del board di Francoforte sui tassi di interesse, sul tapering e sul comportamento della BCE in merito ai titoli in scadenza?
Bene, Mario Draghi (credo) possa aver soddisfatto anche i più esigenti.
Ovvio, quanto lui ha espresso ieri è frutto di previsioni e buone intenzioni. Poi, sappiamo tutti benissimo che molto dipenderà dalle condizioni dei mercati finanziari oltre che dal comportamento delle altre banche centrali, FED in testa.
Intanto però, Draghi prova a giocare a “carte scoperte” e dice chiaramente come continua il suo “mostruoso” progetto di politica monetaria espansiva.
E possiamo dividere questo progetto in 4 bombe, 4 tasselli collegati che vengono toccati nelle parole del presidente della BCE e che hanno mosso (e non poco) i mercati.
Da una parte, ovviamente, tocchiamo una rinnovata “fiducia” dovuta alla tranquillità nuovamente acquisita in ambito di sostegno della BCE ai mercati ed al debito dei paesi aderenti all’Unione Europea. Quindi borse toniche e bond che si rafforzano.
Dall’altra un Euro che perde punti (nemmeno troppo male per l’economia nostrana) in quanto è chiara la volontà di mantenere tassi bassi ed acquisti di titoli di stato (e non solo) ancora per un bel po’.
Piccola nota: le decisioni sono state prese in modo NON unanime. C’era da aspettarselo, visto anche l’impatto di quanto deciso. Ma andiamo con ordine. Eccovi le 4 bombe:

1) Bomba nr. 1: acquisti di titoli di stato e non solo.

Si mantiene il ritmo di € 60 mld sino a fine 2017. E poi da gennaio 2018 la BCE annuncia:
“si intende continuare a effettuare gli acquisti netti di attività al ritmo mensile di €30 mld fino alla fine di settembre 2018 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo d’inflazione”.
Beh, intenzione chiara. Si scende a 30 ma occhio, nulla di definito. Tutto può cambiare. Meccanismo che definirei “open-ended” estremamente flessibile e relativo. Questo dà la possibilità a Draghi di potersi muovere come meglio crede, anche in caso di possibile difficoltà di mercato, compreso un eventuale rischio di disinflazione.
Morale: la parola “tapering” per il momento deve essere accantonata in quanto questa strategia comporterebbe la riduzione con successivo azzeramento degli acquisti. Invece qui non si parla di azzeramento ma solo di riduzione. Il mercato quindi festeggia.

2) Bomba nr. 2: si stabilisce un sottile collegamento tra QE e tassi di interesse.

In altri termini, si manifesta l’intenzione PRIMA di chiudere con gli acquisti dei titoli e POI ci saranno degli interventi sui tassi ufficiali. Il messaggio è chiaro e, secondo me, molto forte. Tassi che quindi resteranno compressi verso il basso ancora per molto tempo, secondo me ben oltre le più rosee aspettative. E qui il mercato è stato, secondo me, abbastanza sorpreso. Giapponesizziamo il sistema! E poi, ovviamente, si vedrà come vanno le cose. Va da sé che i primi rialzi dei tassi di interesse non si dovrebbero vedere nel 2018.

3) Bomba nr.3 : Cosa succede ai titoli che la BCE ha in pancia?

La questione era temuta da operatori e risparmiatori.Ecco che Draghi ce lo dice con chiarezza:
“La terza misura annunciata riguarda il reinvestimento Il capitale rimborsato sui titoli in scadenza verrà reinvestito in altri titoli similari per un prolungato periodo di tempo, ANCHE dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e in ogni caso finché sarà necessario”.
Wow, messaggio tosto per i BTP e per i bond in generale. Con questa decisione, Draghi vuole garantire ancora tanta liquidità sui mercati (in assenza di inflazione, come adesso) e stabilità sul mercato obbligazionario. Inoltre Draghi parla di un bilancio BCE che non calerà e manterrà dimensioni da lui definite “eccezionalmente elevate”. Mantenere lo status quo attuale per lungo termine. Il tutto volto come sempre a mantenere quindi stabilità sui mercati, tassi bassi e liquidità abbondante. Con tutti i pro ed i contro che ne derivano.

4) Bomba nr. 4: operazioni di rifinanziamento a breve.

Discorso che molti vedono marginale ma che marginale non è: le operazioni di rifinanziamento del sistema verranno mantenute ancora per lungo tempo, proprio per continuare a favorire il settore bancario. Morale: tassi a breve che stazioneranno sotto lo zero ancora per tanto tempo.

CONCLUSIONI:

Draghi che sorprende per la sua ampia disponibilità a continuare in modo importante questo esperimento di politica monetaria espansiva che ha caratterizzato l’operato di diverse banche centrali. Se devo essere sincero, Mario mi ha sorpreso un po’ (idem si può dire per il mercato) ma se ci ragioniamo un attimo ci può essere anche un perché. Pensate ad esempio a due problematiche spinose che potremmo ritrovarci nei prossimi mesi: Brexit, in via di definizione, e Catalogna.
La BCE vuole essere pronta ad affrontare queste grane con gli strumenti di cui dispone in modo adeguato. E quindi vuole avere le mani libere. E poi, non dimentichiamolo ma, resta il nodo della gestione (soprattutto per i paesi più deboli, Italia compresa) degli NPL.
Quindi, tutto potrebbe essere stato pensato anche in modo propedeutico, in ottica di possibili grane future.
Sono un visionario? Può darsi, ma Draghi non è stupido ed ha fatto in modo di lasciare qualsiasi porta aperta, proprio perché il futuro potrebbe regalare sorprese inattese. E la BCE vuole farsi trovare pronta, per poter intervenire al meglio. Per quello che potrebbe servire.
STAY TUNED!
Fonte: qui
TIME BOMB: commento e approfondimento sul MEETING BCE

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