Non è solo il Vaticano a rischiare il crac finanziario. Secondo Luca Ricolfi anche l'Italia non ha prospettive migliori: "Il nostro stupefacente equilibrio è destinato a rompersi, la stagnazione diverrà declino". Le ragioni sono reperibile nell'economia del nostro Paese, che vede la fine della crescita economica, ma l'affermarsi di un consumo opulento di massa. Il politologo rivela nell'Italia "un tipo unico di configurazione sociale" con a capo una società signorile di massa. "Non l'auto ma la seconda auto con gli optional", così viene sintetizzata la smania italiana.
Questa società signorile, che consuma più di quanto produce, a Ricolfi appare indubitabilmente malata e si regge su tre pilastri: "la ricchezza reale e finanziaria accumulata dai nonni, la distruzione della scuola e, infine, la formazione di un'infrastruttura schiavistica, un esercito di paria al servizio dei Signori" come spiega allo stesso Corriere della Sera. "I titoli di studio rilasciati dalla scuola e dall'università sono eccessivi rispetto alle capacità effettivamente trasmesse - rincara -. La scolarizzazione di massa ha moltiplicato il numero di aspiranti a posizioni sociali medio-alte ma il numero di tali posizioni resta invariato". La società signorile dunque "è un prodotto a termine". Un prodotto che nuocerà all'Italia intera.
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LA NECESSARIA DENUNCIA DI LUCA RICOLFI – SUL GRASSO CHE COLA
Il tipico giovane d’oggi non ha che lavori saltuari. Però non si fa mancare le vacanze, non paga affitto perché vive coi genitori, dai quali erediterà la casa in proprietà – ha soldi in tasca per andare in 350 mila a Modena al concerto di Vasco Rossi pagando 70 euro di biglietto, e per alimentare lo spaccio – onnipresente, corpuscolare, immenso – di cocaina, hashish, eroina a scopo ricreativo.
Vive in un paese che ha perso il 25% delle sue industrie e dove ormai quelli che lavorano in qualche attività produttiva sono una minoranza, mentre la maggioranza “non fa niente”, ossia né studia né lavora, e nemmeno pensa. Dove si perdono saperi scientifici e tecnologici, competenze, qualità della cultura, ma il giovane tipico – inteso come gruppo sociale – non si allarma, non si mobilita per migliorare se stesso e le cose, mettendosi a studiare, a combattere per una società migliore. Vive di “tempo libero” infinito, deve andare per forza al pub, la discoteca è il suo mondo.
Come mai? Perché può permetterselo. Lo spiega l’ultimo saggio – assolutamente essenziale – di Luca Ricolfi, “La Società signorile di massa”: vive consumando il grasso che cola dai genitori e dai nonni.
Un grasso spesso, soffice, apparentemente inesauribile. Un ricchezza patrimoniale accumulata dai nonni fra conti correnti, azioni, obbligazioni, casse (prime e seconde) cassette di sicurezza, fondi all’estero o nel materasso, valutabile a 11 mila miliardi . Una cifra superiore a quella di cui dispongono o privati tedeschi inglesi, francesi. La sola ricchezza strettamente finanziaria (soldi liquidi o liquidabili) assomma a 4.500 miliardi.
Una cifra astronomica, difficile persino da capire. Confrontiamola con la spesa pubblica annua dello Stato: sugli 800 miliardi. Non dice ancora niente. Ricolfi – il miglior sociologo-economista italiano – fornisce un dato che finalmente ci fa capire: i giovani italiani hanno “l’aspettativa di eredità” più alta del mondo. Ogni anno, 250 miliardi del patrimonio vengono ereditati.
Diciamo ancor più semplicemente: ogni anno, i nonni (o genitori) che muoiono lasciano ai figli o ai nipoti, un monte complessivo di 250 miliardi l’anno. I nipoti si trovano con questa ricchezza in case e denaro o titoli. Senza averla guadagnata.
Già questo dovrebbe mostraci la falsità della”narrativa” vigente fra i politici di sinistra e fra i grillini, secondo cui sono i giovani che mantengono i vecchi, che prendono pensioni eccessive, e quindi “rubano il futuro” ai nipoti. Questo sarebbe vero se i giovani avessero veri lavori, ossia pagassero i contributi previdenziali sui loro salari e stipendi. Ma come abbiamo visto, il numero di coloro che lavorano è un minoranza. I più “non fanno niente”, e spendono da gran signori.
Oltre alla droga, alla discoteca, ai “concerti” eccetera, Ricolfi segnala che la spesa del gioco d’azzardo è passata, dal 2003 ad oggi, dall’1,5% all’8% del Pil. In un paese povero e impoverito, gli italiani spendono 110 miliardi per il gioco d’azzardo, spesso online – quasi quanto spendono per il cibo, a cui dedicano tante attenzioni: 140 miliardi.
Un consumo da gran signori, il gioco d’azzardo. Uno spreco come la cocaina a quintali, voce importantissima dell’import che i conti pubblici dovrebbero registrare come passivo, e stroncare i consumatori come nemici del popolo.
Ciò spiega perché da noi non ci sono i Gilet Gialli a sfilare per la capitale, che viene sepolta dalla sua rumenta sovrabbondante, altro segno della “società signorile di massa”. Perché un paese, una società tollerano una disoccupazione giovanile del 30%, senza allarmarsi, spaventarsi e imporre politiche di sviluppo.
I giovani non sentono “la durezza del vivere” (come auspicava Padoa Schioppa) sulla loro pelle, quindi non sentono l’urgenza di migliorarsi con sforzo e energia e carattere per sopravvivere. Sono quindi come sedati. E vivono in mondi di fantasia. Senza il contatto con la cruda realtà.
Ma perché dovrebbero studiare, sforzarsi, migliorare? L’intera ideologia “permissiva” – attraverso le mille voci di pubblicità, spettacolo, sinistra fucsia – e dozzinalmente edonista li incita a godersi la vita, a non impegnarsi in nulla; ora ci si è messa persino la Chiesa,un tempo predicatrice di una morale rigorosa ed oggi accoglientista e LGBT. Sia chiaro che non è una colpa privata e individuale, quella di cui si accusa la gioventù vuota che vive del grasso che cola: è che sono mancati i traguardi, gli scopi a cui tendere, che non possono essere individuali ma hanno da essere collettivi. Indicati da un potere legittimo capace di porli, ed anche di imporli per far vivere l’Italia all’altezza della civiltà, anche nel futuro.
Luca Ricolfi accusa in modo speciale “Il sistema dell’istruzione e della formazione universitaria”, che (beninteso con la piena complicità di famiglie, politici e meass media) hanno offerto studi sempre più facili e laureee in “scienza delel comunicazioni” o simili . Al punto che oggi, ci sono uno stuolo di giovani “sinceramente convinti di possedere le competenze che i loro titoli di studio certificano”, mentre invece sono ignoranti. E appunto come i gran signori parassitari dell’ancien Régime a Versailles (anche loro grandi giocatori d’azzardo) non lavorano in attesa di ricevere offerte “alla loro altezza”. E frattanto fanno il personal trainer, il passeggiatore di cani e il dic jockey,
Il pericolo dei politici “signori”
Questa effetto rivela tutta la sua gravità nei politici della nuova generazione , che è salita bene o male al potere – i Salvini come i Di Maio o i Fico. Senza però distinzione di paritot, abbiamo appena visto che Enrico Letta non sa nulla di storia romana.
Quando si è al potere , l’ignoranza è gravissima. Porta a attuare riforme sbagliate e malfatte come il reddito di cittadinanza e i quota cento. A voler chiudere l’ILVA di Taranto perché inquina, e sostituirla – con la gioia dei tarantini grilleschi – con le coltivazioni di cozze : un lavoro beninteso a cui i grillini anti-Ilva non pensano di dedicarsi in proprio, perché lo faranno fare agli immigrati a 1 euro l’ora. Da gran signori infatti (nota Ricolfi) hanno a sostenerli il lavoro schiavistico, i negri e i maghrebini per fare “quei lavori che gli italiani non voglion più fare”.
Ma questa ignoranza è perfettamente visibile anche nella “sinistra” che oggi governa coi grillini ignoranti. Si vede dal fatto che sono incapaci (come lo è Salvini, del resto) di elaborare un progetto di sviluppo complesso per i paese, una critica costruttiva, informata e competente dell’euro che ci strangola e dell’Europa che ci impone ricette rovinose. Quando li si vede in tv, s’ intuisce che i quarantenni “economisti” non sanno nulla dell’IRI e di come funzionava. Né tantomeno di come lo Stato “ stampava moneta senza doversela far prestare dagli usurai internazionali, e con questa ha ricostruito l’Italia dopo la guerra . Certamente alla Bocconi non insegnano né della natura della moneta né della storia economica, dell’IRI e di Schacht e dei suoi effetti ìMeFo.
Ora, i quarantenni – Di Maio come Salvini e come i giovini Letta – non hanno alcuna idea di un sistema industriale, di come deve essere e di come deve funzionare ed essere creato e difeso. Di Maio non puo’ che chiamare gli imprenditori “prenditori”, come tutti i grillini del Sud, perché non conoscono altri imprenditori che i palazzinari loro padri, semianalfabeti, dipendenti dai lavori stradali eterni sulla Salerno-Reggio Calabria. E sono troppo “signori” per mettersi a studiare le industrie del Nord che esportano e funzionano , i loro problemi e la loro natura: hanno già studiato abbastanza. Salvini, come s’è visto, non legge i dossier. Anzi non legge niente,e c’è da aver paura a un suo ritorno al governo con “pieni poteri”. Lui e i Di Maio non hanno saputo pensare ad altro progetto economico che aumentare un po’ i consumi; come, in fondo, Renzi con gli 80 euro. Gualtieri e i PD al governo che puntano fa far emergere il nero di idraulici e badanti, mentre le nostre aziende spostano la loro sede fiscale in Olanda o Lussemburgo sottraendo al Fisco miliardi.
Ancor più pericolosa è la caterva di “giovani” nella magistratura: gente che non sa di latino e dunque di diritto romano, che ignora la filosofia del diritto ed ha della legge una idea sommamente rozza e sommaria, da una parte di puro positivismo giuridico, senza alcuna idea della responsabilità di “fare” giustizia, dall’altra l’uso della legge e dei suoi rigori (carcerazione preventiva, intercettazioni, manette agli evasori…) per scopi di parte.
Avviene così che la generazione della società signorile di massa sta portando il paese al declino, in perfetta buona fede, ascoltando capi ignorantissimi come Beppe Grillo con le loro fantasie di decrescita. Ignoranti che generano altri ignoranti – ma saputi – e consumano, sprecano, i capitali dei nonni che potrebbero essere usati per un grande progetto di rinascita nazionale – che nessun “dirigente” con voce in capitolo è in grado di elaborare ed indicare.
Generazione dopo generazione, diventiamo sempre più quel che si dice dei selvaggi: non dei primitivi, ma dei degenerati.
Se c’è una speranza? E’ nei 130- 250 mila giovani italiani laureati e diplomati che ogni anno vanno all’estero per fare lavori seri, che sentono sulla loro pelle “la durezza del vivere” e sviluppano nel sacrificio di migranti carattere, cultura e dignità personale. Quando questo paese avrà finito il grasso che cola – e sarà devastato dai negri e i giovani dalla droga – e la generazione di “signori pezzenti” sarà spazzata via dalla “durezza del vivere” (probabilmente farà la fila alle ASL per farsi somministrare il suicidio assistito di massa, mancante com’è di ogni risorsa spirituale e motivo per vivere) questa è la forza che può ricostruirlo, quando s’intende un leader vero li chiamerà.
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