ECCO LE STRADE CHE GLI RESTANO PER NON FINIRE IN TRAPPOLA. POTREBBE DIMETTERSI, MANDANDO CORBYN A DOWNING STREET IN TEMPO PER RIMANDARE ANCORA LA BREXIT. MA IL LABURISTA POTREBBE ACCORDARSI CON GLI SCOZZESI IN CAMBIO DI UN SECONDO REFERENDUM PER L'INDIPENDENZA
OPPURE PUO' DISATTENDERE LA LEGGE E IMPORRE UN NO-DEAL, RISCHIANDO L'ARRESTO. ANCHE SE A BRUXELLES…
LE OPZIONI CHE RESTANO IN MANO A BORIS
BORIS JOHNSON E IL RAPPORTO DIFFICILE CON I TORY
(…) A questo punto potrebbe optare per una scommessa ancora più azzardata, quella di dimettersi per portare allo scoperto Corbyn che si ritroverebbe proiettato a Downing Street il tempo necessario per espletare alcuni obblighi formali: partecipare al summit europeo del 17 ottobre e rimandare nuovamente il divorzio con Bruxelles e poi chiudere definitivamente la legislatura. Ma l’occasione potrebbe ingolosire il leader laburista, aprendo ad un accordo con lo Scottish National Party per provare a reggere al governo, concedendo agli alleati un secondo referendum sull’indipendenza di Edimburgo.
Oppure potrebbe sfidare la decisione di Westminster, sottraendosi all’obbligo di chiedere una terza estensione all’Ue, rischiando una messa in stato di accusa dal Parlamento. Un provvedimento ormai desueto a Londra, ma in una saga come Brexit che ha riportato alla luce misure che si credeva appartenessero al passato (tra cui proprio la sospensione voluta da Johnson), ogni mezzo si rivela valido. Fantapolitica? D’altronde lo era anche l’ipotesi che uno stato votasse per uscire dall’Unione.
BORIS JOHNSON
Da questa, paradossalmente, potrebbe giungere un aiuto insperato a Johnson. L’ultima proroga alla separazione era stata ottenuta sotto la particolare condizione voluta dal presidente francese Emmanuel Macron che il Regno Unito sarebbe rimasto nel club il tempo necessario per andarsene, evitando di interferire con la politica della nuova commissione: di fronte al rischio di ritrovarsi un bastone di troppo tra le ruote, l’Ue rigetterebbe un’altra richiesta londinese riportando la trama al punto di partenza, il fatidico 31 ottobre.
PHILLIP LEE LASCIA I TORY PER I LIBDEM
Certo, a Downing Street la carta spendibile di una Hard Brexit sul tavolo a quel punto risulterebbe molto comoda nelle serrate trattative finali per ottenere una modifica del Withdrawal Agreement contrattato dalla May, specie attorno alla questione del backstop tra Repubblica irlandese e Nord Irlanda, ma agli strenui Remainer che siedono ai Comuni l’idea proprio non piace. Rendendo così lo scenario no deal più concreto di quanto loro stessi desiderino.
BREXIT: JOHNSON A CORBYN, NON VOLETE IL VOTO PER PAURA
(ANSA) - Boris Johnson ha rilanciato stasera la sfida delle elezioni per sciogliere il nodo della Brexit ripresentando in tono polemico e in un clima rovente una mozione per il voto anticipato. Il premier Tory ha preso di mira le opposizioni, e in particolare il leader laburista Jeremy Corbyn, accusati di aver invocato a lungo le urne, ma di volerle ora posticipare malgrado la legge anti-no deal (da Johnson chiamata "legge della resa") sia stata frattanto approvata: "L'unica ragionevole spiegazione è che hanno paura che vinceremo noi".
BREXIT: CORBYN, NO A 'TRAPPOLA JOHNSON' E AL VOTO IMMEDIATO
JEREMY CORBYN IN PIAZZA CONTRO BORIS JOHNSON
(ANSA) - L'opposizione laburista britannica vuole le elezioni, ma non si si farà mettere "in trappola" dal primo ministro Tory, Boris Johnson, e vuole prima assicurarsi che il Paese non esca dall'Ue il 31 ottobre con una Brexit no deal. Lo ha detto il leader del Labour rispondendo stanotte a Johnson alla Camera dei Comuni e confermando il rifiuto del suo partito come delle altre forze di opposizione di sostenere la mozione del governo per un voto anticipato il 15 ottobre.
Corbyn ha poi accusato il primo ministro di aver deciso la sospensione del Parlamento da domani per "sfuggire allo scrutinio delle sue azioni" e di voler "chiudere la democrazia"; lo ha inoltre ammonito a rispettare la legge anti-no deal che impone la richiesta di un rinvio della Brexit in mancanza di accordo con l'Ue e a rispettare il ruolo del Parlamento. Sulla stessa linea gli altri leader delle opposizioni, dalla LibDem, Jo Swinson, al capogruppo degli indipendentisti scozzesi dell'Snp, Ian Blackford, che ha detto: "Vogliamo le elezioni, ma non nei termini di un primo ministro inaffidabile".
BREXIT: NIENTE ELEZIONI 15/10, CAMERA CONFERMA IL NO
JEREMY CORBYN ALLA CAMERA DEI COMUNI
(ANSA) - Seconda bocciatura, come previsto, sulla mozione presentata da Boris Johnson per la convocazione di elezioni anticipate nel Regno Unito il 15 ottobre. La Camera dei Comuni l'ha bocciata stanotte con 293 sì contro 46 no e numerosi astenuti (la settimana scorsa c'erano stati 298 sì e 56 no). Il quorum necessario sarebbe stato dei due terzi ma gli oppositori, Labour in testa, hanno confermato il no: chiedendo al premier Tory d'assicurare prima che il 31 ottobre non vi sia una Brexit no deal nel rispetto della legge pro-rinvio appena varata.
BREXIT: JOHNSON NO ALLE ELEZIONI È OLTRAGGIO AL POPOLO
(ANSA) - "Le opposizioni pensano di capire le cose meglio del popolo, credono di poter rinviare la Brexit senza chiedere al popolo britannico di dire la sua in una elezione". Lo ha detto Boris Johnson dopo il no dei Comuni alle elezioni immediate. "Questo governo andrà avanti per trovare un accordo" con l'Ue malgrado "le diversioni dell'opposizione", ha comunque ribadito il premier Tory, escludendo però "alcun rinvio" oltre il 31/10 e invitando le opposizioni a "riflettere" durante la sospensione dei lavori parlamentari da oggi al 14 ottobre.
BREXIT: JOHNSON RIPETE, NON CHIEDERÒ UN RINVIO
BORIS JOHNSON CON LA PREMIER SCOZZESE NICOLA STURGEON
(ANSA) - Boris Johnson ha ribadito alla Camera dei Comuni, presentando una mozione in favore di elezioni anticipate, di essere pronto a "negoziare con l'Ue" per portare a termine la Brexit "il 31 ottobre, se possibile con un accordo, ma altrimenti senza" malgrado la legge anti-no deal approvata dal Parlamento, che da stanotte sarà sospeso per 5 settimane. "Io non chiederò un altro rinvio", ha insistito il premier Tory, se le opposizioni lo vogliono l'unico modo è votare in favore delle elezioni e lasciar decidere "il popolo".
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