9 dicembre forconi: HONG KONG CINA: ATTACCO ALL’AMERICA

martedì 6 agosto 2019

HONG KONG CINA: ATTACCO ALL’AMERICA


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Una nuova guerra valutaria sembra essere iniziata…
Pechino, 05 ago 06:00 – (Agenzia Nova) – Il tasso di cambio dello yuan si è indebolito sotto l’importante soglia psicologica di 7 per dollaro sui mercati onshore e offshore questa notte …
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La situazione ad Hong Kong sta degenerando, altro alle variabili, tassi, dazi ora entra in ballo anche quella geopolitica…
Peggiore serie negativa consecutiva da oltre 22 anni al mercato di Hong Kong.
Oggi iniziamo dai dati macroeconomici, il mercato sta iniziando a scontare anche le cattive notizie, i dati che stanno uscendo, uno peggio dell’altro e non solo i tweet di Donald Trump…
Manufacturing recession deepens with 15 months in a row of a falling global purchasing mamagers index.
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Davvero brutte notizie dal Purchasing managers’ index (PMI)
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La recessione dell’industria manifatturiera globale è ora una realtà all’inizio di un lungo cammino, quella della guerra commerciale…
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Questa volta però non sarà come nel 2011/2012 anni della doppia crisi Grecia e Italia, questa volta a meno di miracoli, nulla eviterà una prolungata recessione acuita dalla guerra commerciale.
19 Paesi presentano un indice manifatturiero in contrazione sotto 50 punti, non Paesi qualunque, ma Cina, Germania, Giappone, Francia, Corea del Sud, Regno Unito e Italia, con gli Stati Uniti vicini alla linea recessiva.
La Germania presenta il suo peggior indice manifatturiero degli ultimi 7 anni…
Per l’Europa intera il peggior risultato dal 2012.
Purtroppo in Europa abbiamo anche i peggiori burocrati al mondo, un manipolo di mercenari che vende la salute dei suoi elettori per quattro automobiline tedesche, gente pessima capace di aprire le porte alla pessima carne in arrivo dagli USA…
«Oggi firmiamo un accordo rivoluzionario che renderà più facile l’esportazione di carne americana nell’Unione Europea. Abbiamo negoziato per un certo periodo, perché pensavamo che i nostri allevatori non fossero trattati nel modo corretto. Questa è una vittoria strepitosa per i nostri allevatori e per i consumatori europei, dato che la carne americana è considerata la migliore del mondo».
La speranza è che questo accordo non venga in alcuna maniera ratificato dal Parlamento europeo.
Ora l’accordo deve essere ratificato dal Parlamento europeo prima di entrare in vigore. Se passasse, i produttori statunitensi potranno vendere all’Europa fino a 35 mila tonnellate di carne di vitello all’anno, per un periodo di sette anni.
Vedremo se davvero l’Europa ha barattato la salute dei suoi contribuenti con l’industria automobilistica tedesca.
Quello che invece è certo è che la guerra commerciale con la Cina è arrivata ad un punto di non ritorno. Qualunque notizia nei prossimi giorni, servirà esclusivamente per prendere tempo, ormai non c’è più alcun spazio per un accordo.
Tutti, tranne il signor Navarro, un falco nella guerra con la Cina, hanno obiettato categoricamente sulle nuove tariffe … Ciò ha stimolato un dibattito della durata di quasi due ore … Pechino insiste sul fatto che le tariffe devono essere abbassate in cambio delle concessioni richieste dagli Stati Uniti  Il presidente ha affermato che la sua pazienza si è esaurita e ha sostenuto la tesi secondo cui le tariffe erano la migliore forma di leva finanziaria contro la Cina. Alla fine i suoi consiglieri hanno annuito e aiutato il presidente a redigere il tweet che annunciava un’estensione delle tariffe a tutte le importazioni cinesi.
Proprio ieri Trump ha ulteriormente minacciato la Cina di non attendere le nuove elezioni, perchè questa volta se vincerà, non farà alcun accordo o al massimo un accordo peggiore di questo con la Cina.
ICYMI: Trump warns China that if he wins re-election in 2020, the outcome could be no agreement or a worse trade deal https://reut.rs/2LOolJF  via @ReutersTV
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Attenzione perchè questa volta non si tratterà dei soliti dazi, se nulla cambierà questo è davvero un punto di non ritorno.
“Per i cinesi, Trump sta perdendo la sua ultima parte di credibilità , è stato messo in discussione che i colloqui possono essere tenuti a settembre come previsto “, ha detto Zhou Xiaoming, ex funzionario e diplomatico del Ministero del Commercio. “Affare o no, la Cina è preparata per lo scenario peggiore.
Secondo gli analisti di Bank of America, questa volta non accadrà come in passato dove si è evitato di colpire direttamente i beni di consumo, diversamente questa volta potrebbero essere colpiti oltre 120 miliardi di dollari di beni che vanno dai computer ai cellulari, dalle attrezzature sportive ai giocattoli, abbigliamento e calzature.
Il che significa che i consumi potrebbero subire una grossa battuta di arresto.
Il consigliere economico della Casa Bianca Larry Kudlow, in un’intervista a Bloomberg Television, ha confermato che l’amministrazione sta pianificando di imporre la tariffa del 10% su alcune importazioni cinesi il 1 ° settembre, ma ha segnalato che potrebbe anche non accadere. “Molte cose buone possono succedere in un mese”, ha detto.
Ormai la musica è sempre quella!
Il problema è che come scrivo da due anni, la guerra commerciale ha reso il sistema economico globale molto più fragile che nei mesi che hanno preceduto la Grande Recessione del 2007 culminata con il fallimento di Lehman Brothers.
Chi ci segue sa che recentemente gli analisti del reddito fisso di JPMorgan hanno cambiato decisamente idea, e ora seguono le orme del grande Machiavelli, so per certo che alcuni di loro sono in possesso dei nostri “manoscritti.”
Come vedremo a breve negli ultimi due giorni il mercato sta già scontando un ulteriore taglio dei tassi della Fed a settembre, non importa di ciò che dice Powell.
JPMorgan’s Bob Michele is sounding the alarm for a coordinated effort by global central banks to commit to reflation - meaning the Fed would very aggressively cut short-term rates. Otherwise, he argues, 10-year Treasury yields will head to zero. https://www.ft.com/content/f1bc6ba0-aece-11e9-8030-530adfa879c2 
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Tuttavia, come dimostra lo stratega di JPM, la persistente negatività di questo spread al momento ricorda più gli episodi di recessione del 2001/2007 piuttosto che gli episodi di aggiustamento della politica della Fed a metà ciclo 1995/1998 .
Quindi non c’è alcun aggiustamento della politica monetaria in corso, molto probabilmente entro la fine dell’anno la FED sarà costretta a ridurre di almeno un punto i tassi.
Non solo il mercato dei tassi sta completamente ignorando le parole di Powell, ma continua a prezzare delle riduzioni sino almeno all’inizio del 2021, con una curva dei tassi continuamente piatta sino addirittura al 2023.
La mossa di Trump mette all’angolo la Federal Reserve o tagli i tassi o io continuo ad inasprire la guerra commerciale, con un mercato obbligazionario americano che continua a scontare una recessione con il rendimento a 5 anni che sconta addirittura una probabilità del 70 %.
Ribadisco per l’ennesima volta, attenzione ai mercati emergenti!
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Come prontamente pronosticato la scorsa settimana la corsa del dollaro si è temporaneamente conclusa, ma gli obiettivi sono estremamente ambiziosi.
Il mercato obbligazionario continua a chiedere a gran voce ulteriori riduzioni dei tassi, la Fed non vuole tagliare i tassi oltre un certo livello, Trump chiede tassi zero, entrambi avranno tassi negativi e una recessione!
Nel frattempo in Germania tassi zero a 30 anni, l’intera curva dei tassi sino a 30 anni è in negativo, in Svizzera siamo in negativo a 50 anni, in Austria si compra il 100 anni con solo 1 % di rendimento.
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Ora anche la curva dei tassi olandese è completamente negativa…
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Oggi il 30 anni americano è a 1,32 ben 1,2 figure sotto i massimi di ottobre…
Ci spiace per chi non ha creduto nelle nostre analisi, bastava studiare la storia e la deflazione da debiti, le sue dinamiche, benvenuti nell’era glaciale i tassi negativi ovunque sono all’orizzonte, il più incredibile e affascinante esperimento della finanza moderna.


LA CINA RISPONDE AI DAZI DI TRUMP SVALUTANDO LA SUA MONETA, CHE PER LA PRIMA VOLTA DAL 2008 RAGGIUNGE LA SOGLIA DI 7 YUAN PER DOLLARO. 

TRUMP SI INCAZZA SU TWITTER ACCUSANDO PECHINO DI MANIPOLARE I CAMBI (COME AVEVA FATTO CON LA BCE) 

MA LA PERDITA DI VALORE DEI REMINBI PUÒ FAR MALE ANCHE ALLE IMPRESE CINESI, IN MOLTI CASI INDEBITATE IN DOLLARO… 




Escalation Usa-Cina: Pechino risponde ai dazi con la svalutazione dello yuan
Vittorio Carlini per www.ilsole24ore.com

DONALD TRUMP XI JINPINGDONALD TRUMP XI JINPING
La classica escalation. Proprio quello che i mercati speravano fosse evitato. Il Presidente Donald Trump, dopo che nel G20 di Osaka si era sperato che la tregua sulla “guerra commerciale” tra Usa e Cina potesse preludere al rasserenarsi degli animi, la scorsa settimana ha fatto l’ennesima mossa. Ha promesso che, dal primo settembre 2019, verranno applicati dazi su ulteriori 300 miliardi di dollari d’import cinese. Vale a dire: quasi tutte le esportazioni dal Paese del Dragone verso l’America sono ormai sottoposte a più alte tariffe.
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Il botta e risposta
L’ex presentatore di “The Apprentice”, evidentemente, sperava che la sua scelta avrebbe portato a più miti consigli i cinesi. Lunedì invece lo yuan è scivolato verso il dollaro oltre la soglia di sette. Si tratta di una mossa che, seppure non esista alcuna prova che la People’s bank of China sia direttamente intervenuta, diversi operatori attribuiscono a Pechino.
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Sia come sia oggi, ovviamente e banalmente, ha fatto seguito l’ennesimo scambio di battute. Trump, via Twitter, ha accusato la Cina di manipolare i cambi (la stessa critica, va ricordato, che ha rivolto alla Bce) . La banca centrale del Paese del Dragone, dal canto suo, ha respinto le accuse. In una nota il governatore della People’s Bank of China, Yi Gang, ha spiegato che lo «yuan non viene usato da Pechino come uno strumento a cui ricorrere nelle dispute commerciali».

Gli effetti della strategia
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Fin qui la dialettica tra le parti. Ma quali, a ben vedere, il significato della mossa di Pechino? La risposta è articolata. In primis la Cina ha mandato un segnale ben preciso a Washington: non ci facciamo spaventare dalle tariffe. In secondo luogo, svalutando la propria moneta, ha reso più difficili le esportazioni statunitensi verso il Paese del Dragone. Se a questo aggiunge la stretta sul fronte degli acquisti dei cereali Usa da parte di Pechino ben si capisce il perché del nervosismo di Trump. Le imprese americane possono pagare uno scotto non da poco a causa di questa strategia.
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La svalutazione dello yuan, però, rischia di fare male alle stesse imprese cinesi. Non va dimenticato che molte di queste sono indebitate in dollariUna situazione in cui, se il biglietto verde si rafforza, può dare fastidio alla struttura finanziaria delle società in oggetto. Non solo. La svalutazione di una moneta, se non viene controllata, può portare alla fuga di capitali da quel Paese. Così è anche per la Cina. Il colosso asiatico, poi, è alle prese con la rivolta in Hong Kong. Gli investitori, seppure non lo dicano apertamente, tengono ben monitorata l’evoluzione nell’ex colonia britannica. Il timore, per l’appunto, è che si inneschi un “sell off” nel Far East che potrebbe avere un effetto destabilizzante non solo in quell’area ma su tutti i mercati.

Dazi: yuan si svaluta su dollaro, timori guerra valute
yuanYUAN
(ANSA) - Lo yuan supera per la prima volta dal 2008 la soglia di 7 sul dollaro con il mercato che scommette sulla disponibilità della Cina di lasciar svalutare la propria moneta per rispondere alla guerra commerciale lanciata dagli Stati Uniti. La Pboc, la banca centrale cinese, ha imputato la perdita di valore del renminbi all'aspettativa dei nuovi dazi annunciati da Donald Trump, assicurando comunque che si impegnerà a combattere la speculazione di breve termine sulla valuta cinese e a stabilizzare le attese del mercato.(ANSA).

donald trump xi jinping mar a lagoDONALD TRUMP XI JINPING MAR A LAGO
Il cambio per lo yuan, sia onshore che offshore, è scivolato sopra quota 7 dopo la Banca centrale Cinese ha fissato il tasso di cambio di riferimento sopra 6,9 per la prima volta da dicembre, rispetto all'ultimo fixing di 6.8996. Il tasso di cambio è stato fissato a 6.9225 per dollaro, con una svalutazione superiore a quanto si attendevano gli analisti, che si aspettavano un fixing a 6.9178. Di fronte all'indebolimento che si è registrato sui mercati la Banca Centrale cinese è intervenuta con un comunicato dicendo di essere in grado di mantenere lo yuan a un valore ragionevole e a un livello bilanciato e dando la colpa della perdita di valore del renminbi alle politiche commerciali Usa. La rottura della soglia di 7, ha aggiunto, non significa che lo yuan "non tornerà indietro" in quanto le fluttuazioni sul mercato valutario sono normali. In ogni caso la Pboc si batterà per contrastare la speculazione e assicurare la stabilità del renminbi. Sul mercato la svalutazione è stata letta da più d'uno come una risposte di Pechino all'annuncio di nuovi dazi da parte degli Usa. "Con la China e gli Usa che cercano entrambe di avere una valuta più debole, c'è adesso il timore che si scateni una guerra valutaria globale", ha commentato a Bloomberg Kei Yamazaki, gestore di Sumitomo Mitsui DS Asset Management. "Senza dubbio la guerra valutaria globale è qui ed è la naturale estensione della guerra commerciale, che sta volgendo al peggio", ha commentato George Boubouras, direttore di Salter Brothers Asset Management a Melbourne.

Fonte: qui

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