9 dicembre forconi: Schroders, i motivi per essere cauti sui mercati

martedì 10 luglio 2018

Schroders, i motivi per essere cauti sui mercati

Nove anni di mercato rialzisti in quasi tutti i settori hanno lasciato gli investitori per lo più ottimisti e apparentemente fiduciosi sulle future prospettive di guadagno nell’attuale contesto, nonostante le valutazioni siano sfavorevoli a livello storico perché sono salite ai massimi in alcune asset class. Ma la volatilità è aumentata dall’inizio dell’anno perché il ciclo economico globale è in una fase avanzata e le politiche delle banche centrali stanno diventando sempre meno accomodanti. Non a caso emergono diverse voci che mettono in guardia gli investitori. Una di questa arriva da Schroders che per il resto del 2018 vede il riemergere di almeno quattro tipologie di rischio:
  1. Le banche centrali sono dietro la curva.Allo stato attuale, i tassi d’interesse Usa rimangono negativi in termini reali. Con un Congresso e un presidente pro-business che aggravano le pressioni inflazionistiche, prendendo in prestito migliaia di miliardi di dollari per stimolare un’economia nelle fasi avanzate del ciclo, è difficile pensare che la Fed possa giustificare una sospensione dei suoi sforzi di normalizzazione della politica monetaria.
I rendimenti obbligazionari sono in un trend al ribasso dal 1981. Per molto tempo, i Treasury decennali hanno trattato più o meno in linea con la crescita del Pil nominale (4,1% l’anno scorso). Questa correlazione è cessata nel 2010, quando la Fed ha iniziato a distorcere la curva dei rendimenti attraverso quell’accomodamento monetario che adesso sta progressivamente ritirando.
“La combinazione di inflazione più elevata, aumento dei tassi di interesse a breve termine, inasprimento quantitativo e massiccia nuova emissione di debito pone a nostro avviso il mercato obbligazionario di fronte a una sfida ciclica”, spiegano Marcus Brookes e Robin McDonald, gestori di Schroders. In breve, la Fed non ha finito di aumentare i tassi e “sospettiamo che la Banca centrale europea non sia molto lontana dal rimuovere la sua impronta titanica dai mercati obbligazionari globali. Il restringimento monetario è appena iniziato”, affermano i due money manager.
  1. Leva finanziaria nuovamente a livelli record.Secondo Schroders, aspettando così tanto tempo per ricalibrare la politica monetaria, le banche centrali hanno ancora una volta incoraggiato l’accumulo di un ammontare record di leva finanziaria in tutto il sistema, rendendolo più dipendente che mai da tassi d’interesse continuativamente bassi. “L’assunto di base è stata la nozione di un periodo prolungato di bassa inflazione e bassi tassi, scenario che ora sta cambiando. Man mano che le stime di costo del capitale aumentano e che si intensifica lo stress del credito, i premi al rischio dovrebbero crescere, il che è un modo gentile per dire che le valutazioni degli asset dovrebbero contrarsi”, proseguono Brookes e McDonald.
Il debito corporate è stato uno dei principali beneficiari della distorsione creata dal Qe. Dopo un lungo periodo di mercato rialzista, gli investitori in questa asset class adesso si attendono un alto livello di rischio in cambio di un premio molto basso. Non è aumentato solo il rischio di tasso d’interesse, ma anche il rischio di credito.
  1. Siamo nelle fasi avanzate del ciclo economico.Nel 2017, gli investitori hanno avuto sorprese positive sia per la crescita che per l’inflazione. Quest’anno, il trade-off tra le due si è deteriorato. Il pmi manifatturiero globale si trova attualmente sui minimi da 10 mesi, mentre anni di disinflazione hanno lasciato il posto a un periodo di inflazione moderatamente più elevata. È il classico caso di stagflazione da fasi avanzate del ciclo economico, una condizione storicamente sfavorevole sia per le azioni che per le obbligazioni.
“Sebbene questo non implichi necessariamente la fine del ciclo, di certo è un segnale di pressione sui margini di profitto, poiché i vincoli di capacità fanno salire i prezzi degli input (ovvero costo del lavoro e materie prime) e aggravano le pressioni inflazionistiche generalizzate. Per prolungare l’espansione, dovremmo in ultima analisi assistere a una crescita della produttività dell’ultima ora o un aumento dell’offerta di manodopera qualificata. Nessuna delle due sembra essere in vista nell’immediato”, osservano i money manager della casa di investimento britannica.
  1. Le valutazioni sono generalmente poco attraenti.“Se tracciassimo una linea di tendenza a lungo termine attraverso una serie di cicli completi di mercato, scopriremmo che sebbene questa sia inclinata positivamente, le fluttuazioni intorno al trend possono essere enormi. In pratica, ciò significa che i guadagni accumulati nelle fasi successive di un mercato rialzista vengono realmente ottenuti solo da coloro che vendono. Per il resto, questi guadagni non sono che transitori”, ricordano ancora Brookes e McDonald.
I quali ritengono “che la maggior parte degli investitori oggi non solo si sente ragionevolmente ottimista riguardo all’economia e agli utili societari, ma credono anche che le valutazioni siano ragionevoli e che il mercato obbligazionario costituisca ancora una lieve minaccia. Pensiamo che questa sia una finestra di opportunità in cui, da una prospettiva di ciclo economico completo, trarre profitto e ridurre la rischiosità dei portafogli rappresentino un’opzione generalmente sensata”, concludono Brookes e McDonald.



Nessun commento:

Posta un commento