DOVRÀ MANTENERE I RAPPORTI CON GLI EMIRATI ARABI ATTRAVERSO IL RILANCIO DI VITROCISET E PIAGGIO
LA STRATEGIA DI GIUSEPPE BONO PER FAR CONCORRENZA A LEONARDO
Claudio Antonelli e Alessandro da Rold per “la Verità”
A giugno del 2017, in grande silenzio, Fincantieri acquisisce una piccola azienda ligure.
La Isselnord di La Spezia. Un' impresa di nicchia da 25 anni impegnata nelle forniture di servizi in ambito tecnologico, nella logistica e nell' ingegneria di manutenzione. Soprattutto nel settore dell' aerospazio.
Il gruppo cantieristico, guidato da Giuseppe Bono, già dal 2016 si sta muovendo per allargare il proprio panorama e offrire tecnologia più trasversale rispetto a quella delle navi.
L' operazione «consentirà di rafforzare i rapporti commerciali nel settore della Difesa anche al di fuori del perimetro tradizionale di Fincantieri, con particolare riferimento all' aerospazio, ai sistemi di combattimento, di comando e controllo», recitava la nota diffusa lo scorso anno.
Poi Bono si è concentrato anima e corpo all' acquisizione di Stx in Francia. La scalata è finita sui tavoli dei capi di Stato e di governo italiani e francesi. Con tanto di scontri, più o meno veri.
Da questa partita è sempre stato ai margini l'altro colosso della Difesa. Leonardo lo scorso anno non è stata inserita nella bozza di scambio bilaterale nata attorno all' operazione Stx e l' altro ieri i documenti finali per la riassegnazione delle quote del cantiere di Saint Nazaire sono stati recapitati ai ministeri della Difesa: Leonardo è di nuovo fuori dall' intesa sulle navi militari.
A partecipare saranno Naval group e Fincantieri. Bono però vorrebbe fare un ulteriore passo avanti. In queste settimane si sta occupando di risolvere i nodi rimasti sul tappetto intorno a due aziende strettamente legate a Leonardo e su cui il governo può far valere il golden power.
La prima è Vitrociset (il colosso guidato da Alessandro Profumo di cui vanta l' 1,5% di azioni), azienda strategica di proprietà della famiglia Crociani, da tempo in vendita e capace di realizzare il 52% del fatturato nel settore difesa, circa 100 milioni nel 2017.
Non solo. Sulla scrivania di Bono è finita anche anche la questione Piaggio aerospace, realtà industriale di Viallanova D' Albenga, stretta da una lunga crisi economica, produttrice del drone P1hh, in mano al 100% al fondo Mubadala degli Emirati Arabi Uniti.
Al suo fianco questa volta ha un suo vecchio nemico, l' ex ad e presidente della vecchia Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini. L' ex numero uno di Piazzale Montegrappa, che appena insediato prese le distanze da Bono, è uscito assolto da tutte le indagini che avevano travolto lui e la moglie Marina Grossi .
Ora è tornato come consulente, forte della sua esperienza decennale sul campo.
Da un paio di mesi Fincantieri, infatti, è stata avvicinata dagli Emirati Arabi Uniti e dal fondo Mubadala per mettere in atto una strategia e suggerire una serie di azioni da intraprendere in connessione con il progetto Hammerhead di Piaggio aerospace.
Per Bono la sfida non è semplice. Insieme con lui e Guarguaglini, ci sono anche gli ex Finmeccanica Giovanni Bertolone e Alessandro Franzoni. L' azienda di Villanova D' Albenga vive una crisi che va avanti da anni e che non vede ancora la parola fine.
Colpa dell' eredità del governo Renzi e dei rapporti sempre più difficili con il fondo Mubadala.
A questo si aggiungono anche le difficoltà negli anni del mandato di Mauro Moretti in Leonardo: l' ex amministratore delegato si era alla fine sempre tenuto distante dalla questione Piaggio nonostante la tecnologia del droni fosse fatta da Selex.
Tra gli ultimi decreti del governo Gentiloni ci fu quello di stanziare 766 milioni da parte dell' Aeronautica militare per l' acquisto dei nuovi droni da guerra, P2hh. Ma quel decreto è rimasto solo sulla carta. Al momento è tutto fermo.
E da quel che si apprende l' unica novità è che nei prossimi mesi, il primo drone, il P1hh tornerà negli Emirati Arabi a bordo di un Antonov per essere messo a disposizione degli emiri.
Diversa la situazione di Vitrociset. L' azienda della famiglia Crociani è al centro da mesi di una trattativa che vede impegnate le eredi del conte Camillo e il governo. La vecchia proposta dell' imprenditore abruzzese Antonio Di Murro è naufragata.
Adesso tocca a Bono che ha avanzato una proposta insieme con Mermec group, società italiana specializzata in diagnostica ferroviaria. Chissà che l' ingegnere Guarguaglini non possa dare una mano anche su questo delicato capitolo strategico per la difesa del nostro Paese.
Di certo si sta ricostituendo un gruppo di lavoro composto non proprio da ragazzini, sicuramente in grado di mettere a frutto network di relazioni che negli anni del governo Renzi sono stati soffocati.
Il ruolo degli Stati Uniti e le idee della Casa Bianca sul futuro dell' industria della difesa italiana non sono certo da sottovalutare. E la presenza di Giuseppe Giordo nel board di Sami, il colosso saudita (zeppo di soldi) si prospetta come un grande incentivo anche per il tricolore.
Fonte: qui
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