L’ex pm: «L’obiettivo era sporcare la mia immagine e farmi fuori da Sicilia e-Servizi»
«Da alcune deposizioni chiave al processo per calunnia nei confronti dei giornalisti collaboratori de L’Espresso responsabili della pubblicazione della falsa telefonata Tutino-Crocetta contro Lucia Borsellino si definisce finalmente il contesto in cui è stato prima avviato il linciaggio mediatico contro di me e poi è stata aperta la paradossale indagine della procura di Palermo sui miei compensi e rimborsi a Sicilia e-Servizi». Lo dice l’ex procuratore aggiunto a Palermo Antonio Ingroia in una nota dopo l’udienza di ieri del processo per calunnia e diffusione di notizie false ai collaboratori dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta intercettazione tra Crocetta e il suo medico, Matteo Tutino.
«È emerso - aggiunge l’ex pm - che era stata commissionata da lobby politico-affaristiche una mirata attività criminale di dossieraggio su di me, con il coinvolgimento anche dei servizi segreti, per sporcare la mia immagine e farmi fuori da Sicilia e-Servizi, come poi è effettivamente accaduto. Si tratta di fatti gravissimi, che sospettavo e ho denunciato più volte senza che gli organi inquirenti, a cominciare dalla Procura di Palermo, abbiano mai indagato, tanto che non ne sono mai stato informato da chi avrebbe dovuto farlo. Ora mi aspetto venga fatta la massima chiarezza e vengano accertate tutte le responsabilità. Resta l’indignazione per un’indagine fondata sul nulla, figlia di una precisa e ben studiata operazione criminale di delegittimazione nei miei confronti».
«Una bolla di sapone - conclude - destinata a scoppiare presto, confermando che io costituivo un ostacolo alla realizzazione degli affari più sporchi alle spalle dei siciliani, ostacolo di cui bisognava liberarsi. Io però pretendo tutta la verità e chi ha sbagliato paghi, i criminali e i loro strumenti, consapevoli o inconsapevoli». (fonte Ansa)
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