AL NUOVO SPETTACOLO DI BEPPE A ROMA I DEPUTATI M5S RIDONO E BATTONO LE MANI. E HANNO PAGATO PURE 100 EURO PER ESSERE INSULTATI DAL PROPRIO LEADER IN PUBBLICO
Al teatro Flaiano di Roma ieri sera c'erano Andrea Mazzillo, ex assessore della Giunta Raggi e Andrea Ciannavei, l'avvocato che difende il marchio M5S per conto di Grillo contro gli espulsi. Erano tra gli spettatori paganti il biglietto da 100 euro per assistere alla prima nazionale di Insomnia sul palco insieme a Beppe Grillo.
Il Movimento? «Un'arca di Noè di disadattati». In sala ridono i parlamentari che sono venuti a vederlo. «Dibba hai fatto un gesto meraviglioso, maledetto», dice Grillo al deputato romano che ha deciso di non ricandidarsi.
«A me arrivano le cause, siete delle m.... e te che te ne sei andato, m....». È uno show sulla sua adolescenza, su Genova, a tratti malinconico. La politica lo assorbe ancora, è chiaro. E infatti agli attivisti annuncia una selezione della futura classe dirigente M5S, basata su criteri più stringenti.
2. AUTOCRITICA DI GRILLO
Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
Al Flaiano a Roma per il tour teatrale: "Siamo un' arca di Noè, disadattati a bordo". E a Renzi che propone un patto anti fake news a lui e Salvini: "È un truffolo" roma Un teatro piccolo piccolo, il Flaiano, in una viuzza buia del centro di Roma i cui accessi sono presidiati dalla polizia per paura delle proteste dei movimenti per la casa.
Quanto sembri assurdo, tutto questo, al Beppe Grillo che vuole tornare a fare spettacolo, lo dimostra la prima battuta del suo nuovo Insomnia, ovviamente estemporanea: «Hanno blindato il Lazio per cento persone!».
Sul palco - accanto a lui - ci sono i venti spettatori che hanno pagato per il pacchetto "vip" (100 euro per un aperitivo pre spettacolo a base di prosecco, salatini e confezioni di melatonina). C' è anche l' ex assessore al Bilancio di Roma Andrea Mazzillo, ma il fondatore dei 5 stelle fa come se non lo conoscesse. Oppure è a lui che pensa quando dice, ai pochi che incontra prima nel foyer: «Abbiamo imbarcato di tutto, lo so, ma i criteri cambieranno, vedrete».
È uno spettacolo più intimo che politico, quello che comincia subito dopo. Un monologo sulle notti insonni «da cui nascono tutti i miei pensieri » . Il tentativo di curarsi di «un genovese che piuttosto che pagare uno sconosciuto per fare psicoterapia fa venire da lui sconosciuti che pagano » . Ci sono la moglie («dormiamo separati da sei anni, nessuna donna normale potrebbe sopportare le mie notti»), i sei figli ( « non mi hanno mai chiesto niente di quello che facevo, ma da quando ho spiegato che visto che prima riempivo i palazzetti e ora vengo in queste sale da 100 posti il tenore di vita deve cambiare, mi chiamano: allora? È pieno?»).
Ma la politica sale su dagli sguardi che incrocia: ad Alessandro Di Battista, sulla sua decisione di non ricandidarsi, dice: « Hai fatto un gesto meraviglioso, maledetto merda, a me m' arrivano le cause, tu te ne vai » . Al senatore Gianni Girotto, che lo inonda di mail sull' energia: « Ora vediamo se ti ricandido » . Dice di essersi ritrovato « leader di un' arca di Noè di disadattati». Allude a un ultimo periodo più buio e triste, usando la metafora di una colonscopia. Definisce Matteo Renzi - che proprio ieri a Otto e mezzo ha proposto alla Lega e ai 5 stelle "un patto anti-fake news", chiarendo i rapporti con i canali che le diffondono - «un truffolo capace solo di mentire: per lui e Berlusconi serve la neuroscienza, la neuropolitica », dice, ma perde il filo e ne fa un canovaccio teatrale per passare dalla politica all' infanzia genovese, con il serial killer Donato Bilancia che lo riportava a casa da scuola. Un padre "anziano", 50 anni più grande di lui.
Una madre andata sposa a 16 anni che insegnava musica e suonava la fisarmonica. Di fake news parla riferendosi a quando una bestemmia comparve in un suo post sul blog ( « Non l' avevo scritta io, non so cosa sia successo, è stata subito rimossa, ma i giornali l' hanno riportata: chi sta peggio agli occhi di Dio?»). Ai cronisti che lo intercettano prima dello show, fa un invito alla responsabilità quando parlano di Roma: « Raggi può risolvere i problemi di chi non ha casa? Neanche Gesù Cristo».
Fonte: qui
1. ‘CARO ANDREA, NON ERI PREVISTO…IO E TUA MAMMA SIAMO ANDATI IN TERAPIA DI COPPIA PER CONOSCERCI MEGLIO’: LE CONFESSIONI PRIVATE DI ALESSANDRO DI BATTISTA NEL NUOVO LIBRO
2. LUI E SAHRA SI FREQUENTAVANO SOLO DA POCHE SETTIMANE: ‘UNA STRAMALEDETTISSIMA PAURA: LEI TEMEVA CHE IO NON L’AMASSI DAVVERO E CHE STESSI CON LEI PER SENSO DEL DOVERE. IO AVEVO PAURA DI ESSERE ABBANDONATO. UNA SERA ME NE ANDAI DI CASA E…’
3. ‘IL NO ALLE OLIMPIADI A ROMA LO HA DECISO IL MIO MECCANICO MASSIMO, RIUNENDO SUA MOGLIE MARIA, L'EDICOLANTE, IL FRUTTIVENDOLO, UN PAIO DI PARENTI E UN PENSIONATO’
1. DI BATTISTA E IL NO ALLE OLIMPIADI DECISO CON IL SUO MECCANICO
Mario Ajello per il Messaggero
Lenin, da rivoluzionario, esaltava il «governo delle cuoche». Dibba, da gallo cedrone su due ruote, esalta il governo del meccanico. Di chi? Ma come di chi: di Massimo! Così si chiama l'uomo che ripara la moto del Dibba e l'ultima fatica letteraria del neo-scrittore-papà - «Meglio liberi» (Rizzoli) - contiene questa rivelazione: «Il No alle Olimpiadi a Roma lo ha deciso Massimo, riunendo in officina sua moglie Maria, l'edicolante, il fruttivendolo, un paio di parenti e un pensionato».
Poi sgommando arriva il Dibba «in questo mio soviet personale», e chiede ai presenti: volete le Olimpiadi a Roma? Loro rispondono gridando di no. E quel no del popolo, «tra bulloni, pezzi di ricambio e olio», è diventato il no populista M5S. Speriamo che quando Roma dovrà decidere di liberarsi dai rifiuti, non convochi nell'officina di Massimo e di sora Maria i topi e i gabbiani. Sennò da lì esce un altro niet non solo populista ma pure animalista.
2. ALESSANDRO DI BATTISTA: «IO E SAHRA AIUTATI DALLA TERAPIA DI COPPIA»
Francesco Oggiano per www.vanityfair.it
«Caro Andrea, non eri “previsto”, ma questo non significa che non ti volessimo, anzi! […] Non ho pianto quando sei nato e neppure quando ho sentito per la prima volta il battito del tuo cuore. Ho pianto quando ti ho visto in quel monitor durante la prima ecografia. C’eri, esistevi, avevi un posto nel mondo».
È un Alessandro Di Battista estremamente sincero, quello che si confessa a suo figlio Andrea, nato lo scorso settembre dalla relazione con la compagna Sahra. Nell’ultimo capitolo del suo Meglio Liberi, Lettera a mio figlio sul coraggio di cambiare (Rizzoli, 192 pagine, 17 €), il parlamentare 39enne del Movimento 5 Stelle scrive una lettera aperta al piccolo.
E gli racconta proprio tutto, compresi gli sconquassi che la sua nascita ha portato nella sua testa e in quella della sua compagna: «La verità è che sia io che Sahra eravamo terrorizzati all’idea che l’altro fosse rimasto incastrato in questa situazione. Sahra temeva che io non l’amassi davvero e che stessi con lei per senso del dovere. Anch’io avevo le mie paure, ho sempre avuto paura di lasciarmi andare, di essere abbandonato dalla donna che amavo».
È la «stramaledettissima» paura che ha investito lui e la compagna: «Una sera abbiamo discusso. Sahra era al quarto mese, mi pare. Non ricordo per quale motivo litigammo, senz’altro lei era nervosa ma anche io avevo le mie ansie. Pensai, stupidamente, che lei non volesse veramente me, mi convinsi che lei era alla ricerca di un padre per suo figlio e basta. Me ne andai di casa all’una di notte».
Dibba vaga per le strade di Roma, va a comprare il tabacco in piazza Venezia. Poi realizza di essere soltanto «un grandissimo stronzo spaventato. Aspettai le 3.45 del mattino che aprisse il mercato dei fiori che sta in un quartiere che si chiama Prati e spesi una fortuna in rose e girasoli».
Torna a casa, porta i fiori e chiede scusa. Una cosa che ha imparato a fare in questi mesi, grazie anche alla terapia di coppia, rivela nel libro: «Non è facile imparare a chiedere scusa come non è affatto semplice comunicare in questo dannato mondo dove si corre sempre senza fermarsi mai. Ecco perché ho proposto a Sahra di fare terapia di coppia. Per noi, ma anche per te. Avevamo bisogno di imparare a dirci le cose nel modo giusto, ad aprirci, a mostrare l’uno all’altra le proprie paure.
Quando mostri le tue paure i “mostri” fanno meno paura. L’esperienza della psicoterapia è stata molto positiva e sento di consigliarla a tutti quanti. Come posso spiegarla a te, Andrea? Guarda, è come viaggiare, solo che al posto di farlo al di fuori di te lo fai dentro, e noi l’abbiamo fatto dentro la coppia. Ci siamo impegnati tanto, non abbiamo mai mollato, credimi. Ogni volta che uscivamo dallo studio dello psicologo sentivamo di conoscerci un po’ di più».
Paura, azione, reazione. Il cammino rivelato da Di Battista, che sia politico o personale, è tutto qui. Paura, azione, reazione. La coppia va avanti, dà la notizia prima alla mamma di lui («”Mi avete preso in contropiede, mi avete preso in contropiede!”»), poi a quella di lei, a Parigi: «Tua mamma era nervosa», scrive Dibba rivolgendosi al figlio, «non capita spesso di dover presentare il proprio ragazzo alla madre nello stesso giorno in cui le si dice di essere incinta. Io, al contrario, ero molto tranquillo. Mi ero preparato al meglio, e da due mesi studiavo il francese perché volevo parlare a tua nonna nella sua lingua. Sahra non lo sapeva, e dal momento che facevo un po’ il misterioso le era quasi venuto il sospetto che avessi un’amante. Ma quale amante! Sparivo per andare a prendere lezioni private di francese».
Adesso, continua Di Battista ricordando la sua scelta di sospendere l’attività parlamentare, il suo posto è altrove, fuori dai palazzi romani, accanto ad Andrea e a sua madre, per le strade d’America. Possibilmente, sempre al rovescio, perché è in quella posizione che si legge meglio il mondo.
Fonte: qui
1. DI BATTISTA E IL NO ALLE OLIMPIADI DECISO CON IL SUO MECCANICO
Mario Ajello per il Messaggero
Lenin, da rivoluzionario, esaltava il «governo delle cuoche». Dibba, da gallo cedrone su due ruote, esalta il governo del meccanico. Di chi? Ma come di chi: di Massimo! Così si chiama l'uomo che ripara la moto del Dibba e l'ultima fatica letteraria del neo-scrittore-papà - «Meglio liberi» (Rizzoli) - contiene questa rivelazione: «Il No alle Olimpiadi a Roma lo ha deciso Massimo, riunendo in officina sua moglie Maria, l'edicolante, il fruttivendolo, un paio di parenti e un pensionato».
Poi sgommando arriva il Dibba «in questo mio soviet personale», e chiede ai presenti: volete le Olimpiadi a Roma? Loro rispondono gridando di no. E quel no del popolo, «tra bulloni, pezzi di ricambio e olio», è diventato il no populista M5S. Speriamo che quando Roma dovrà decidere di liberarsi dai rifiuti, non convochi nell'officina di Massimo e di sora Maria i topi e i gabbiani. Sennò da lì esce un altro niet non solo populista ma pure animalista.
2. ALESSANDRO DI BATTISTA: «IO E SAHRA AIUTATI DALLA TERAPIA DI COPPIA»
Francesco Oggiano per www.vanityfair.it
«Caro Andrea, non eri “previsto”, ma questo non significa che non ti volessimo, anzi! […] Non ho pianto quando sei nato e neppure quando ho sentito per la prima volta il battito del tuo cuore. Ho pianto quando ti ho visto in quel monitor durante la prima ecografia. C’eri, esistevi, avevi un posto nel mondo».
È un Alessandro Di Battista estremamente sincero, quello che si confessa a suo figlio Andrea, nato lo scorso settembre dalla relazione con la compagna Sahra. Nell’ultimo capitolo del suo Meglio Liberi, Lettera a mio figlio sul coraggio di cambiare (Rizzoli, 192 pagine, 17 €), il parlamentare 39enne del Movimento 5 Stelle scrive una lettera aperta al piccolo.
E gli racconta proprio tutto, compresi gli sconquassi che la sua nascita ha portato nella sua testa e in quella della sua compagna: «La verità è che sia io che Sahra eravamo terrorizzati all’idea che l’altro fosse rimasto incastrato in questa situazione. Sahra temeva che io non l’amassi davvero e che stessi con lei per senso del dovere. Anch’io avevo le mie paure, ho sempre avuto paura di lasciarmi andare, di essere abbandonato dalla donna che amavo».
È la «stramaledettissima» paura che ha investito lui e la compagna: «Una sera abbiamo discusso. Sahra era al quarto mese, mi pare. Non ricordo per quale motivo litigammo, senz’altro lei era nervosa ma anche io avevo le mie ansie. Pensai, stupidamente, che lei non volesse veramente me, mi convinsi che lei era alla ricerca di un padre per suo figlio e basta. Me ne andai di casa all’una di notte».
Dibba vaga per le strade di Roma, va a comprare il tabacco in piazza Venezia. Poi realizza di essere soltanto «un grandissimo stronzo spaventato. Aspettai le 3.45 del mattino che aprisse il mercato dei fiori che sta in un quartiere che si chiama Prati e spesi una fortuna in rose e girasoli».
Torna a casa, porta i fiori e chiede scusa. Una cosa che ha imparato a fare in questi mesi, grazie anche alla terapia di coppia, rivela nel libro: «Non è facile imparare a chiedere scusa come non è affatto semplice comunicare in questo dannato mondo dove si corre sempre senza fermarsi mai. Ecco perché ho proposto a Sahra di fare terapia di coppia. Per noi, ma anche per te. Avevamo bisogno di imparare a dirci le cose nel modo giusto, ad aprirci, a mostrare l’uno all’altra le proprie paure.
Quando mostri le tue paure i “mostri” fanno meno paura. L’esperienza della psicoterapia è stata molto positiva e sento di consigliarla a tutti quanti. Come posso spiegarla a te, Andrea? Guarda, è come viaggiare, solo che al posto di farlo al di fuori di te lo fai dentro, e noi l’abbiamo fatto dentro la coppia. Ci siamo impegnati tanto, non abbiamo mai mollato, credimi. Ogni volta che uscivamo dallo studio dello psicologo sentivamo di conoscerci un po’ di più».
Paura, azione, reazione. Il cammino rivelato da Di Battista, che sia politico o personale, è tutto qui. Paura, azione, reazione. La coppia va avanti, dà la notizia prima alla mamma di lui («”Mi avete preso in contropiede, mi avete preso in contropiede!”»), poi a quella di lei, a Parigi: «Tua mamma era nervosa», scrive Dibba rivolgendosi al figlio, «non capita spesso di dover presentare il proprio ragazzo alla madre nello stesso giorno in cui le si dice di essere incinta. Io, al contrario, ero molto tranquillo. Mi ero preparato al meglio, e da due mesi studiavo il francese perché volevo parlare a tua nonna nella sua lingua. Sahra non lo sapeva, e dal momento che facevo un po’ il misterioso le era quasi venuto il sospetto che avessi un’amante. Ma quale amante! Sparivo per andare a prendere lezioni private di francese».
Adesso, continua Di Battista ricordando la sua scelta di sospendere l’attività parlamentare, il suo posto è altrove, fuori dai palazzi romani, accanto ad Andrea e a sua madre, per le strade d’America. Possibilmente, sempre al rovescio, perché è in quella posizione che si legge meglio il mondo.
Fonte: qui
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