9 dicembre forconi: CATALOGNA: IL PROSSIMO PASSO DOVREBBE ESSERE LA PROCLAMAZIONE DELL'INDIPENDENZA.

mercoledì 4 ottobre 2017

CATALOGNA: IL PROSSIMO PASSO DOVREBBE ESSERE LA PROCLAMAZIONE DELL'INDIPENDENZA.

LA PROCLAMAZIONE DELL'INDIPENDENZA È UNA MOSSA CHE SAREBBE UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA A MADRID. 

LA LINEA DECISA DALL'ESECUTIVO CATALANO È QUELLA DEL DIALOGO 

CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA A BARCELLONA E DINTORNI PER PROTESTARE CONTRO LE VIOLENZE DELLA POLIZIA 
Ansa.it

Pompieri in protesta durante lo sciopero generale in CatalognaPOMPIERI IN PROTESTA DURANTE LO SCIOPERO GENERALE IN CATALOGNA
Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Catalogna per protestare contro le violenze della polizia spagnola domenica contro i seggi del referendum, riferisce la tv pubblica Tv3. Le manifestazioni più importanti si sono svolte a Barcellona. Ma ci sono state concentrazioni in decine di città e comuni catalani. Manifestazioni hanno bloccato il traffico su 24 arterie del paese, fra cui le autostrade Ap7 e C32. Lo sciopero generale ha l'appoggio fra gli altri del governo catalano e dei comunI di Barcellona e Girona.

Intanto il presidente Carles Puigdemont ha convocato una riunione straordinaria del governo per decidere la strategia del 'dopo'. 

In teoria in base alla legge del referendum approvata in agosto dal Parlamento il prossimo passo dovrebbe essere la proclamazione dell'indipendenza. 

Una mossa che sarebbe una dichiarazione di guerra a Madrid

Con una risposta ancora più dura, fino alla sospensione dell'autonomia e del governo catalani, o anche l'arresto di Puigdemont.
Sciopero Generale in CatalognaSCIOPERO GENERALE IN CATALOGNA

Con poche speranze inoltre di ottenere riconoscimenti internazionali. La linea decisa dall'esecutivo catalano è stata quella del dialogo

Puigdemont ha detto che è "il momento di una mediazione internazionale" con Madrid e ha chiesto all'Ue di "smettere di guardare dall'altra parte" e di favorirla. L'obiettivo dell'indipendenza rimane, ha confermato in sostanza, ma si può trattare. 
"Oggi non dichiaro l'indipendenza, chiedo una mediazione": "si deve creare un clima di distensione che la favorisca".

Il 'President' ha detto che ci sono già candidati, ha parlato di 'governi regionali'. "Se mi chiamano, anche oggi, sono pronto a una riunione dove vogliono", ha detto il premier basco Inigo Urkullu che ha già tentato negli ultimi giorni di spingere il premier spagnolo Mariano Rajoy e Puigdemont all'avvio di un dialogo.
Sciopero Generale in CatalognaSCIOPERO GENERALE IN CATALOGNA

Puigdemont ha fatto capire che il passaggio in Parlamento nel quale potrebbe essere dichiarata l'indipendenza non è una questione di ore. Non dovrebbe essere prima di una settimana. Una possibile pausa nella spirale della tensione delle ultime settimane, dopo mesi di muro contro muro.

Puigdemont ha ribadito di non volere una frattura traumatica con la Spagna ma piuttosto una separazione concordata. Se si andrà comunque alla dichiarazione di indipendenza, non è escluso che possa essere condizionata, per esempio alla vittoria del fronte del 'si' a elezioni anticipate, o con una entrata in vigore ritardata, a sei o nove mesi.

Sciopero Generale in CatalognaSCIOPERO GENERALE IN CATALOGNA
Il tempo, se si può, di negoziare. Anche per Rajoy è stata una giornata di preparazione delle prossime mosse. "Useremo la forza della legge" ha avvertito il ministro della giustizia Rafael Català. 

Il premier ha visto i leader dei due grandi partiti 'unionisti' che lo hanno appoggiato sulla linea dura, il socialista Pedro Sanchez e Albert Rivera di Ciudadanos.

Ottenendo due indicazioni contrastanti: Sanchez ha chiesto un "dialogo immediato", Rivera un pugno di ferro con Puigdemont per impedire la dichiarazione di indipendenza, con anche l'applicazione dell'art.155 che consente di sospendere l'autonomia catalana e di destituire Puigdemont.

Sciopero Generale in CatalognaSCIOPERO GENERALE IN CATALOGNA
Anche la stampa di Madrid preme. El Mundo esorta a "non perdere un minuto contro l'indipendentismo", El Pais parla di "ribellione" e accusa Puigdemont di "arroganza xenofoba". Parole che confermano la frattura fra società catalana e spagnola. In tutta la Catalogna oggi migliaia di persone sono scese in piazza a mezzogiorno davanti ai municipi per denunciare le violenze della polizia spagnola, che hanno fatto 884 feriti.

La sindaca di Barcellona Ada Colau ha denunciato anche aggressioni sessuali da parte degli agenti spagnoli. Puigdemont ha annunciato la formazione di una commissione d'inchiesta, chiesta anche dall'Onu, e denunce penali contro polizia e governo spagnoli. "Andremo, ha promesso, fino in fondo".

3 Ottobre 2017

REFERENDUM CATALOGNA DONNA ANZIANA PORTATA VIAREFERENDUM CATALOGNA DONNA ANZIANA PORTATA VIAREFERENDUM CATALOGNA SCONTRIREFERENDUM CATALOGNA SCONTRI






Fonte: qui

RE FELIPE ROMPE IL SILENZIO E ATTACCA LE AUTORITA’ CATALANE: "DA LORO UNA SLEALTÀ INACCETTABILE. RICHIESTA DI INDIPENDENZA ILLEGITTIMA" 
DURISSIMA LA REAZIONE DELLA SINDACA DI BARCELLONA ADA COLAU:” DISCORSO IRRESPONSABILE E INDEGNO PER UN CAPO DI STATO” 
MIGLIAIA IN STRADA PER LO SCIOPERO GENERALE
Francesco Olivo per la Stampa

re felipeRE FELIPE
C' è ancora tanta gente nelle piazze della Catalogna quando, alle nove di sera, compare in tv il re di Spagna. Dopo un silenzio durato a lungo e che ha fatto discutere, Filippo VI manda il suo messaggio al regno, a quella parte che lo riconosce, ma soprattutto a quel territorio che crede di diventare presto una repubblica.

I toni del monarca sono durissimi e incendiano un fuoco già assai vivo: «Il governo catalano ha violato la costituzione e lo statuto d' autonomia, chiedendo illegalmente l' indipendenza». Il messaggio è chiaro sin dal timbro della voce: non c' è spazio per una trattativa con il processo secessionista in moto.

BARCELLONA SCONTRIBARCELLONA SCONTRI
Chi si aspettava un messaggio se non di apertura, per lo meno con una proposta di dialogo resta deluso. Il monarca, garante dell' unità del Paese, si scaglia ferocemente contro quelli che la mettono in discussione: «Si tratta di una slealtà inammissibile - prosegue con un piglio inedito - la Generalitat rompe la convivenza della società e sta vulnerando i principi democratici. Ma la Catalogna continuerà a far parte della Spagna». 

Parole che sconcertano l' ala più dialogante di Madrid (il Partito socialista) e che a Barcellona si leggono come un via libera per le misure più dure: sospensione dell' autonomia e pure qualcosa di peggio (tintinnare di manette risuona nel palazzo della Generalitat). La sindaca di Barcellona Ada Colau attacca il re: «Discorso irresponsabile e indegno per un Capo di Stato».
BARCELLONA SCONTRIBARCELLONA SCONTRI

Un messaggio ai catalani da parte del re c' è stato, ma soltanto a quelli che «si sentono inquieti per la condotta irresponsabile» del governo di Barcellona, e quindi ai non indipendentisti: «A loro voglio dire: non siete soli». Un appello al dialogo arriva soltanto alla fine del discorso, ma non è diretto a quei milioni di catalani che la Spagna potrebbe aver già perso «almeno da un punto di vista sentimentale», come dice l' ex presidente catalano Artur Mas.

La massa indipendentista non può certo farsi convincere da parole tanto dure. La piazza quasi si accende appena finisce il discorso: «È la prova che siamo già un altro Stato».

Per Rajoy è un assist importante in una giornata che aveva segnato, al contrario, la fine della santa alleanza dei partiti contro il secessionismo. I socialisti sono arrivati, dopo molte timidezze, a condannare la gestione dell' ordine pubblico del giorno del referendum. Lo hanno fatto proponendo una mozione di sfiducia contro la vice di Rajoy, quella Soraya Saenz de Santamaria considerata la mente delle operazioni contro la consultazione illegale.

Vista la situazione, il Partito popolare, che governa senza maggioranza assoluta, aveva messo le mani avanti: se non ci sono tutti i partiti non possiamo sospendere l' autonomia catalana. Ora però c' è un alleato importante per reagire alla proclamazione dell' indipendenza prevista, per i prossimi giorni (forse domenica).

ada colauADA COLAU
Ieri è stata un' altra giornata senza respiro per Barcellona.
Gli indipendentisti hanno un proposito esplicito: mobilitazione permanente per sfruttare l' onda e farsi notare dal mondo.

A questo scopo rispondeva l' appuntamento di ieri, il primo dopo la domenica brutale. Più che uno sciopero, è stata la serrata di quello che vuole essere chiamato come un «Paese». Una protesta generalizzata, con la collaborazione attiva del governo catalano, contro la repressione agli elettori del referendum (anche se sul bilancio ci sono dei dubbi: «La cifra è stata gonfiata» dice «El País» con un' inchiesta). «Fermiamo tutto» si era detto e l' ordine è stato rispettato. Trattori per le vie, blocchi alle autostrade, chiuse le scuole, fermi i mezzi pubblici.

Era difficile ieri anche trovare un bar aperto. Chi non aveva abbassato le serrande veniva a volte criticato, altre costretto a farlo. Le grandi catene che non hanno rispettato lo sciopero sono state sfidate: nel Corte Inglés, i grandi magazzini che più spagnoli non si può, entravano e uscivano senza sosta finti clienti con le «esteladas», le bandiere indipendentiste.

BARCELLONA PROTESTEBARCELLONA PROTESTE
Per strada tantissima gente, manifestazioni spontanee spuntavano da ogni lato. Poi a mezzogiorno tutti davanti alla sede storica dell' università sulla Gran Via, almeno centomila persone. Scene che si ripetono in tutti i centri della Catalogna. Si va avanti così fino a notte fonda. Un' altra giornata trascorsa senza sapere cosa succederà domani.

Fonte: qui

Nessun commento:

Posta un commento