Distante 124 anni luce, forse ha acqua in superficie
Ansa - Alcuni lo considerano una super-Terra, per altri e' un Nettuno in miniatura. A 124 anni luce dal Sole c'e' un mondo 'alieno' che sta attirando l'attenzione dei planetologi, perche' potrebbe avere le condizioni ideali per ospitare la vita, a partire dalla presenza di acqua allo stato liquido in superficie. Ne e' convinto il gruppo dell'Universita' britannica di Cambridge, coordinato da Nikku Madhusudhan, che ha pubblicato l'ultimo identikit del pianeta sulla rivista The Astrophysical Journal Letters.
Scoperto nel 2015 dal telescopio spaziale Kepler della Nasa, il pianeta si chiama K2-18b e orbita intorno a una nana rossa, una stella piccola e fredda, la tipologia piu' diffusa nell'universo. Il suo raggio e' circa due volte e mezza la Terra e la sua massa quasi 9 volte quella del nostro pianeta. K2-18b ha gia' fatto parlare di se' nel 2019, dopo la scoperta di vapore acqueo nella sua atmosfera, ricca d'idrogeno.
Il pianeta orbita nella cosiddetta zona abitabile, cioe' alla giusta distanza dalla propria stella da avere la temperatura adatta alla presenza di acqua liquida in superficie. Un'ipotesi, quest'ultima, di cui e' convinto il gruppo di Madhusudha che, dopo avere analizzato i dati su K2-18b e grazie a modelli al computer, sostiene nello studio che "l'idrogeno dell'atmosfera del pianeta, pari al 6% della sua massa, non e' cosi' spesso da impedire la presenza di acqua liquida in superficie".
Per sapere se K2-18b e' davvero un mondo ospitale per la vita, occorreranno pero' nuovi dati, come quelli del futuro telescopio spaziale James Webb, il successore di Hubble, frutto di una collaborazione tra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e canadese (Csa), il cui lancio e' in programma nel 2021. O della missione Ariel dell'Esa, che dal 2028 studiera' le atmosfere di pianeti esterni al Sistema Solare.
Per la responsabile italiana di Ariel, Giusi Micela, dell'Osservatorio di Palermo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), "questo studio conferma la presenza di vapore acqueo nell'atmosfera di K2-18b, e non esclude la possibilita' che ci sia acqua liquida anche in superficie. Ma i dati non sono ancora sufficienti per averne una conferma. Questi studi - rileva - sono importanti, perche' pianeti come K2-18b non sono presenti nel Sistema Solare. E quindi - conclude l'astrofisica - possono aprire la strada alla ricerca di mondi abitabili al di fuori del nostro sistema planetario".
Scoperto nel 2015 dal telescopio spaziale Kepler della Nasa, il pianeta si chiama K2-18b e orbita intorno a una nana rossa, una stella piccola e fredda, la tipologia piu' diffusa nell'universo. Il suo raggio e' circa due volte e mezza la Terra e la sua massa quasi 9 volte quella del nostro pianeta. K2-18b ha gia' fatto parlare di se' nel 2019, dopo la scoperta di vapore acqueo nella sua atmosfera, ricca d'idrogeno.
Il pianeta orbita nella cosiddetta zona abitabile, cioe' alla giusta distanza dalla propria stella da avere la temperatura adatta alla presenza di acqua liquida in superficie. Un'ipotesi, quest'ultima, di cui e' convinto il gruppo di Madhusudha che, dopo avere analizzato i dati su K2-18b e grazie a modelli al computer, sostiene nello studio che "l'idrogeno dell'atmosfera del pianeta, pari al 6% della sua massa, non e' cosi' spesso da impedire la presenza di acqua liquida in superficie".
Per sapere se K2-18b e' davvero un mondo ospitale per la vita, occorreranno pero' nuovi dati, come quelli del futuro telescopio spaziale James Webb, il successore di Hubble, frutto di una collaborazione tra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e canadese (Csa), il cui lancio e' in programma nel 2021. O della missione Ariel dell'Esa, che dal 2028 studiera' le atmosfere di pianeti esterni al Sistema Solare.
Per la responsabile italiana di Ariel, Giusi Micela, dell'Osservatorio di Palermo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), "questo studio conferma la presenza di vapore acqueo nell'atmosfera di K2-18b, e non esclude la possibilita' che ci sia acqua liquida anche in superficie. Ma i dati non sono ancora sufficienti per averne una conferma. Questi studi - rileva - sono importanti, perche' pianeti come K2-18b non sono presenti nel Sistema Solare. E quindi - conclude l'astrofisica - possono aprire la strada alla ricerca di mondi abitabili al di fuori del nostro sistema planetario".
Nessun commento:
Posta un commento