Cos’hanno in comune i ragazzi che scendono in piazza ad Hong Kong con gli ecuadoregni che protestano contro l’aumento del costo del carburante?
Apparentemente nulla.
Alcuni lamentano condizioni economiche difficili, altri violazioni dei diritti umani, altri ancora la mancata tutela dell’ambiente ma, a ben guardare, un filo conduttore c’è. Vediamo quale.
Lettore video di: Corriere Tv (Informativa sulla privacy)
La libertà
Ad Hong Kong come in Libano, in Catalogna, in Egitto e in Russia si scende in piazza per la libertà d’espressione politica. L’ex colonia britannica reclama la propria specificità e chiede che le sue prerogative siano preservate, anzi ampliate, nonostante la pressione della leadership comunista. Le proteste sono iniziate la scorsa estate quando la governatrice Carrie Lam ha cercato di far passare una legge sull’estradizione di ricercati e sospetti in Cina ma poi sono continuate anche quando la proposta è stata ritirata. Ora i manifestanti chiedono elezioni libere.
Hong Kong, tensione per i 70 anni della Repubblica cinese
Le loro tattiche hanno ispirato gli attivisti di mezzo mondo. Le centinaia di migliaia di catalani che hanno invaso le strade a metà ottobre dopo la sentenza di condanna dei leader separatisti gridavano: «Facciamo come a Hong Kong». E i volantini per spiegare come proteggersi dai gas lacrimogeni e dai cannoni d’acqua erano copiati dai manifestanti dell’ex colonia britannica. Anche in Cile e Libano i cortei sono continuati nonostante venissero meno i motivi che avevano scatenato la protesta. A Beirut il 20 ottobre il premier Saad Hariri ha ritirato la proposta di tassare le chiamate via WhatsApp ma i dimostranti hanno rilanciato chiedendo più infrastrutture, servizi e un’inchiesta sugli abusi della polizia. In Europa lo scorso agosto a Mosca le manifestazioni in cui si chiedeva democrazia per le elezioni cittadine e si protestava contro il regime di Vladimir Putin hanno raccolto sostegni impensabili fino a qualche mese fa, non solo nella capitale. La repressione, come sempre, è stata dura.
In Egitto , a settembre, centinaia di migliaia di persone hanno manifestato nelle strade del Cairo, d’Alessandria e di Suez contro il presidente Abdel Fatah al Sisi, duemila i cittadini fermati dalla polizia.
La disuguaglianza
Un altro filo conduttore che unisce i contestatori nel mondo è la lotta contro la disuguaglianza. All’inizio di ottobre in Ecuador ad accendere la rabbia dei cittadini era stato il taglio dei sussidi per la benzina che esistevano nel Paese da 40 anni. Dopo giorni di autostrade bloccate e scontri con le forze di sicurezza il governo ha fatto marcia indietro. Anche in Cile è stato un aumento del prezzo dei trasporti pubblici a innescare la protesta. Venerdì 18 ottobre mentre la polizia caricava la gente in piazza, il presidente Sebastián Piñera è stato fotografato in un lussuoso ristorante italiano, segno della distanza siderale tra la classe politica e i cittadini. L’aumento vertiginoso del debito pubblico e le riforme economiche hanno animato la protesta in Libano, di cui abbiamo già detto: «Non siamo qui per WhatsApp, siamo qui per tutto: carburante, cibo, pane, tutto» ha dichiarato Abdullah alla Bbc durante una manifestazione a Beirut.
Cile: proteste in piazza contro aumento dei prezzi, scontri e bus in fiamme
La corruzione
Il cuore di molti cortei racchiude accuse di corruzione nei riguardi del governo. Un tema che è indissolubilmente legato a quello delle diseguaglianze. La tesi è che i leader politici usino le loro posizioni di potere per arricchirsi più che per aiutare il Paese. Così in Libano dove, per calmare l’insofferenza della popolazione, è stato appena approvato un taglio degli stipendi dei parlamentari. Anche in Iraq la gente si sente tradita dal sistema politico che assegna gli incarichi sulla base di quote etniche o settarie invece che sul merito. Mentre in Egitto il presidente egiziano Al Sisi e il suo regime militare sono stati apertamente accusati di usare i fondi pubblici in modo improprio da un imprenditore in esilio, Mohamed Ali. Un addebito che è risuonato forte nelle piazze.
LEGGI ANCHE: Cile, 3 morti nelle proteste: carri armati e coprifuoco a Santiago. Non accadeva dai tempi di Pinochet
L’ambiente
Ultimo ma non in ordine di importanza è il tema del cambiamento climatico(problema inesistente e malposto). Abbiamo tutti assistito alle proteste guidate da Greta Thunberg, la sedicenne svedese che ha lanciato Fridays for future, il movimento studentesco che ha spinto milioni di studenti a riunirsi nelle piazze di tantissime città per chiedere azioni concrete per salvare il nostro pianeta. Lo stesso modus operandi di Extinction Rebellion che chiama i cittadini del mondo ad azioni per fermare la crisi ecologica. Fonte: qui
P.S. Il filo conduttore è che siamo di fronte ad un crollo sistemico multiplo su svariati settori quali, l'economia, la finanza, l'industria, la società e l'ambiente. Nel dicembre 2013 la nostra manifestazione segnalo tutti questi problemi, ma nessuno a questo fenomeno ha tentato davvero di porvi rimedio. Abbiamo solo perso altri 6 anni.
9 Dicembre Forconi
Nessun commento:
Posta un commento