9 dicembre forconi: NATIXIS H2O

venerdì 21 giugno 2019

NATIXIS H2O

Negli ultimi mesi in molti mi hanno chiesto un parere sui fondi della famiglia H2O Natixis Investment Managers, che hanno fatto faville ovunque, al punto tale da dover aumentare all’inizio dell’anno le commissioni di ingresso per cercare di bloccare i flussi in entrata.
Io mi sono limitato a suggerire attenzione, le loro performance a mio modesto parere erano decisamente esagerate, ma senza entrare nel merito di ogni singolo fondo. Non ho mai approfondito più di tanto, sapete che ho l’allergia, a me piacciono le cose semplici, ho solo constatato che a prima vista sono davvero bravi. A prima vista!
Quello che ho sempre suggerito invece a tutti in generale è di non scegliere mai un fondo perchè ha le cinque stelle Morninstar o perchè negli ultimi 5/10 anni è stato il migliore, perchè come dice la saggezza popolare, i rendimenti passati non sono garanzia per il futuro.
Infatti l’analisi empirica, o meglio uno studio di Vanguard suggerisce che spesso e volentieri solo il 16 % dei fondi a cinque stelle rimane al top delle performance, addirittura un quarto dei top fund scendo all’ultimo scalino e oltre il 12 % chiudono.
Ieri via Financial Times la notizia…

Le azioni della banca francese Natixis sono scese di oltre l’11 per cento dopo che il Financial Times ha rivelato che una delle sue controllate, H2O Asset Management, detiene ampie partecipazioni in obbligazioni illiquide legate a un controverso finanziere tedesco.
Morningstar, le cui valutazioni sono utilizzate come guida chiave per gli investitori, ha sospeso il rating sul fondo Allegro di H2O mercoledì, citando le preoccupazioni sulla “liquidità di alcune obbligazioni”. La decisione dell’agenzia fa seguito a un articolo di FT Alphaville che questa settimana ha definito le partecipazioni di debito di H2O collegate a Lars Windhorst , un esuberante imprenditore con una storia di problemi legali .
Il fondo di punta di Neil Woodford ha riorientato l’attenzione degli investitori su attività illiquide in fondi che consentono ai clienti di prelevare e depositare denaro su base giornaliera. L’incidente ha rivelato come i manager siano in grado di trovare scappatoie legali nelle regole dell’UE che sulla carta consentono a tali fondi di detenere solo fino al 10 per cento delle attività in titoli meno liquidi. Natixis ha detto in una dichiarazione di giovedì pomeriggio che la sospensione del rating in seguito ai rapporti della FT “non ha assolutamente alcun impatto sulla liquidità e la performance dei fondi di H2O”.
FT Alphaville ha rivelato martedì che i depositi di H2O elencano investimenti in oltre € 1,4 miliardi di obbligazioni illiquide collegate a Mr Windhorst, attraverso sei fondi che consentono agli investitori al dettaglio di prelevare i loro soldi su base giornaliera. Inoltre, è emerso che alla fine di marzo circa il 14% dei titoli di un fondo erano collegati a Windhorst. L’H2O ha fornito dati aggiornati nella sua dichiarazione di giovedì, dimostrando che la maggiore esposizione oggi è del 9,7%. “Non è mai stata intenzione di H2O nascondere questi investimenti lontano dalla conoscenza e dal controllo dei nostri clienti”, ha aggiunto la dichiarazione.
A sollevare il polverone e far partire un’ondata di riscatti negli ultimi giorni sui fondi di H20 sono state le notizie di potenziali conflitti di interesse che coinvolgerebbero il fondatore Bruno Crastes. Una vicenda che ha acceso i riflettori sulla componente illiquida dei portafogli, in particolare sugli asset del fondo H20 Allegro che adotta una strategia global macro e lascia molta discrezionalità e flessibilità al gestore.
“In termini assoluti, si tratta di una piccola fetta”, ha dichiarato in una nota Mara Dobrescu, responsabile della ricerca sulle strategie obbligazionarie di Morningstar in Europa, sottolineando come “non pensiamo ci possano essere rischi immediati sulle performance del fondo. Tuttavia, il fatto che siano concentrati in aziende che fanno capo a un solo individuo ci preoccupa”. Il tutto, poi, alla luce del possibile conflitto di interessi che riguarderebbe Bruno Crastes in capo al comitato consultivo di Tennor Holding. Perché, però, un preallarme così netto e, soprattutto, una reazione così dura del Cac40? Per una serie di motivi.
Primo dei quali, la dimensione sistemica di Bpce, la controllante di Natixis. La quale, infatti, non solo è anche attiva nel ramo assicurativo ma rappresenta il secondo gruppo bancario del Paese (dove vanta il controllo di 14 banche popolari regionali e 15 casse di risparmio), con qualcosa come 30 milioni di clienti nel mondo, 9 milioni di società, 105mila collaboratori e la presenza in 40 Paesi. Insomma, un gigante. In secondo luogo, il fondo H2O di Natixis è stato molto popolare tra gli investitori nel 2017 e 2018 e il patrimonio del fondo Allegro, quello toccato dalla vicenda di queste ore, ha toccato 1,4 miliardi di euro di masse gestite ad agosto dello scorso anno, attraverso un approccio macro di strategia flessibile e focus principale sul reddito fisso, componente per l’86% del portafoglio, a fronte di un 10% di cash.
Per carità, magari si tratta di una tempesta in un bicchiere d’acqua, scorrendo le performance di questi fondi spesso e volentieri superiori al 25 % all’anno negli ultimi tre anni, davvero bravi questi gestori, ma che volete che vi dica, io preferisco sempre i miei tesorucci, bond governativi, sarà una malattia, ma li problemi non ce ne sono mai, soprattutto se dietro c’è sovranità monetaria.
Ripeto, il problema non è lo strumento, ma chi lo gestisce, finchè va bene, nessun problema, in fondo come dimostra la Grande Recessione, può sempre capitare che in un fondo monetario finisca qualche innocente cartolarizzazione…giusto?

Appuntamento nel fine settimana con il nostro Machiavelli, un maniaco dei bond governativi, roba da pensionati  … ;-)
Fonte: qui

FINO A MARTEDÌ BRUNO CRASTES ERA RITENUTO UN FENOMENO NELLA GESTIONE DEI FONDI, POI UN ARTICOLO DEL “FINANCIAL TIMES” HA SMONTATO LA SUA “H20”, CHE NON AVREBBE  RISPETTATO IL LIMITE DEI TITOLI ILLIQUIDI (E NON SOLO) 
I LEGAMI CON LARS WINDHORST, EX ENFANT PRODIGE IN BANCAROTTA, E I RISCHI PER L’ITALIA, DOVE CRASTES HA INVESTITO ALMENO 10 MILIARDI IN GENERALI, BNL, FINECO E BTP…
Gianluca Paolucci per “la Stampa”
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Sono bastati un paio di giorni per far passare Bruno Crastes da genio della finanza a personaggio da guardare con diffidenza. In particolare in Italia, dove la società di gestione fondi di Crastes, H2O, avrebbe raccolto almeno dieci miliardi di euro da investitori grandi e piccoli.

Ieri mattina, le principali reti di promotori operanti in Italia hanno ricevuto l' indicazione di consigliare ai clienti di vendere i fondi H2O. Eppure fino a martedì Crastes era ritenuto un fenomeno nel mondo della gestione di fondi. La sua società di gestione vantava rendimenti stellari anche in fasi di mercato difficili e, per questo, era sempre più amata dagli investitori. E dai risparmiatori, dato che i fondi di H2O sono fondi Ucits, estremamente regolati e venduti dalle grandi reti di promotori.

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In dieci anni la raccolta è passata da 3 a 30 miliardi. Negli ultimi due anni proprio l' Italia è stata il principale mercato per i fondi H2O. Secondo fonti di mercato almeno 10 miliardi di raccolta sui 30 complessivi sarebbero originanti nel nostro paese. Banca Generali, Bnl - Bnp Paribas, Fineco, Mediolanum, per citarne alcuni, hanno consigliato ai clienti di azzerare o ridurre considerevolmente l' esposizione su H2O.

È successo che martedì, un articolo del Financial Times ha sollevato una serie di questioni piuttosto importanti. Intanto, la percentuale di titoli illiquidi presenti nei fondi H2O, che secondo la normativa non può superare il 10% ma che secondo l' articolo del Financial Times non è molto chiaro se il limite sia stato effettivamente rispettato.
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Poi, il fatto che questi titoli illiquidi siano riferiti a un imprenditore tedesco dal passato tribolato, Lars Windhorst, ex enfant prodige passato poi dal fallimento di due sue società e una bancarotta personale.

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Mercoledì invece Morningstar, la società che assegna il rating ai fondi, ha sospeso il giudizio su Allegro, l' unico monitorato tra quelli della famiglia H2O. Aggiungendo un altro dettaglio inquietante: da maggio, Crastes è entrato nel comitato consultivo di Tennor holding, la capofila delle attività di Windhorst. Troppo, decisamente troppo. Da qui ieri mattina l' ordine di vendere alle reti. Natixis, che ha il 50% di H2O, ieri è affondata a Parigi arrivando a perdere oltre il 10%.

bruno crastes 1BRUNO CRASTES 
In serata, H2O ha emesso una nota per fornire una serie di informazioni più dettagliate, cercando di rassicurare il mercato. Gli ordini di vendita sono stati tutti accettati, circostanza che ha placato i rumors sulla tenuta dei fondi.

Merito degli asset più liquidi presenti nei portafogli, come i Btp italiani dei quali i fondi H2O sono importanti detentori. Ieri, dopo essere sceso fino a 233 punti in mattinata, lo spread si è alzato improvvisamente di 15 punti per chiudere a 246.

Fonte: qui

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